Irene Baldriga: cittadini del bello

Il riconoscimento del diritto alla bellezza come principio di cittadinanza, di cura e custodia del patrimonio comune di arte e natura. Intervista alla prof. ssa Irene Baldriga, storica dell'arte e ricercatrice presso l'Università La Sapienza di Roma

Esiste un diritto alla bellezza? E’ possibile ripensare il nostro immenso patrimonio artistico e la storia dell’arte in una prospettiva di cittadinanza, identità e memoria, come un’opportunità di crescita personale e collettiva e di sviluppo sostenibile?

Ne è convinta la storica dell’arte e ricercatrice dell’Università La Sapienza di Roma, Irene Baldriga, autrice di numerose pubblicazioni tra cui “Diritto alla bellezzaed “Estetica della cittadinanza, entrambi editi da Le Monnier, tanto da farne un “Manifesto dell’estetica della cittadinanza“, un decalogo che sintetizza i principi del buon “cittadino estetico”, perché – come lei stessa afferma citando un passo da la “Vita activa. La condizione umana” di Hannah Arendt – “Conoscere l’arte è importante “per non cadersi addosso gli uni con gli altri” e coltivare un senso della comunità, ovvero quel giusto equilibrio e quella giusta distanza, che ci permette di costruire un’identità solida e aperta alla conoscenza dell’altro”.

“Questo Manifesto” – prosegue la prof.ssa Baldriga – “è un progetto di ricrescita e di rinascita che parte dal valore del bello come valore comune positivo da condividere. Valorizzare il paesaggio, il punto in cui natura e cultura si incontrano in modo armonico, per restituire fiducia e rilanciare la bellezza in senso ampio, intendendo con essa anche la qualità della parola e dell’informazione, la cura delle persone, l’ascolto, il silenzio”.

Come è possibile promuovere una “estetica della cittadinanza”?

“Con iniziative per la salvaguardia del territorio, coinvolgendo i cittadini in esperienze che favoriscano una conoscenza e una lettura consapevole dei beni culturali, del paesaggio e delle relazioni con gli altri. Il cittadino estetico promuove e pratica il rispetto del bene comune e del benessere, rivolto alle cose, alle persone, agli animali, all’ambiente naturale e artificiale. Il senso di appartenenza ai luoghi fiorisce nell’esperienza di vivere la città e il paesaggio come spazi familiari, dove applicare le regole non scritte che scandiscono il tempo della casa”.

“Tutto parte da una riconsiderazione del concetto stesso di cittadinanza “- prosegue la prof.ssa Baldriga – “Cosa vuol dire oggi “essere cittadini”? Significa preoccuparsi sempre più del globale e non del particolare, accendere una sensibilità verso l’ambiente e le grandi questioni planetarie, oltre i nostri territori e confini nazionali. Essere cittadino diventa un modo di essere, e non solo mero esercizio di diritti e doveri, non solo comprensione delle regole del vivere comune, ma una questione etica, al di là del codice scritto. Ed in questo l’arte, la bellezza, l’ambiente che ci circondano hanno un ruolo fondamentale di ispirazione perché arte e natura costituiscono anche una dimensione di conforto”.

La pandemia in questo ultimo anno ce lo ha insegnato…

“Sì, abbiamo sentito per lo più tutti il bisogno di un contatto con la bellezza, per ricostituire anche una nostra condizione di benessere. E per bello mi riferisco non solo alla categoria estetica, ma anche al bello come sinonimo di memoria, valori di senso. Essere cittadino vuol dire sapersi relazionare con questo patrimonio identitario e saperlo condividere ovvero saper essere. L’arte ci aiuta e ci educa ad essere cittadini sin da bambini. Per questo insisto molto sul ruolo cruciale della scuola e sono convinta che aver riportato l’educazione civica come insegnamento obbligatorio nella scuola sia un passo molto importante”.

Come si può insegnare ad un bambino ad essere un domani un buon cittadino?

“Si insegna ai bambini ad essere dei buoni cittadini educandoli a rispettare l’ambiente, sapersi comportare in un giardino, o rispettare le regole del gioco quando sono tra pari, ma anche a sapersi muovere, anche in modo ludico, all’interno di un museo o di uno spazio culturale. Ed è in questo sapere crescere nella bellezza che si diventa dei buoni cittadini. Vivere l’arte significa porsi in una condizione di relazione, di ascolto e di cura. Si guarda l’opera d’arte lasciando che lei stessa ci guardi, e ci interroghi sulle grandi questioni della storia del passato, del futuro, sull’attualità”.

E agli adulti?

“La cittadinanza estetica valorizza la complessità e lo scambio culturale, promuove la solidarietà sociale e lo sviluppo sostenibile e trova una sua naturale espressione nella pratica del confronto e nella cura per la chiarezza e la bellezza della parola”.- Afferma la prof.ssa Baldriga. – “Bisogna recuperare il valore della bellezza, della memoria, della nostra identità, restituire l’estetica culturale nel percorso educativo delle persone, non solo dei giovani e giovanissimi, ma di tutta la comunità. Soprattutto le persone che vivono in condizioni di emarginazione e isolamento. E questo implica una nuova concezione dell’impegno politico ed etico. Essere cittadino significa guardare ciò che ci circonda, avere gli occhi aperti, essere vigili verso il nostro territorio”.

Quanto è importante per costruire un’estetica della cittadinanza che il singolo si senta responsabile del patrimonio della propria comunità?

“Il passo dato dalla Convenzione di Faro, ratificata dal nostro Parlamento nel settembre 2020, è fondamentale ma anche simbolico, perché lo spirito che l’anima è quello della partecipazione dei cittadini alla gestione e valorizzazione del patrimonio culturale che non può essere carico esclusivo delle istituzioni, ma deve partire dalla responsabilità dei cittadini e della comunità. Questo anche come forma di vigilanza e controllo da parte di chi vive il territorio, la città, le campagne, le coste. La salvaguardia e la diffusione di questi beni è responsabilità comune. È cruciale che ci sia una rete e una sensibilizzazione comune di tutela del patrimonio.

Uno dei fenomeni più recenti dei musei è quello della delocalizzazione, cioè la ricerca di essere presenti anche in aree periferiche, che vale sia per il grande come per il piccolo, che cerca sempre più di rafforzare il rapporto con il territorio e la comunità. Istituzioni e le comunità che abitano i luoghi devono agire in rete e farsi promotrici di progetti di sviluppo e di valorizzazione del paesaggio, promuovendo così senso di appartenenza e di inclusione”.

Arte e memoria. Come si può narrare il senso estetico dell’arte?

“La memoria è uno dei valori fondamentali dell’essere cittadino, vuol dire sapere da dove si viene, sapere chi siamo, creare un collegamento tra noi e il passato, e quindi poter guardare avanti, e avere un rapporto sereno con la propria identità. Questo ci permette poi di aprirci anche ad altre culture. Ed in questo l’arte ci aiuta anche per la sua immediatezza. Noi abbiamo la fortuna di vivere in un Paese ricco di opere artistiche e architettoniche, ci confrontiamo continuamente con il nostro passato e questo alimenta il nostro senso di identità. Importante è farlo con consapevolezza, ed in questo la scuola riveste un ruolo importante.

La narrazione, il sapere raccontare questo passato, è la strategia migliore per dare un senso a questi beni e al nostro vissuto. Il diritto alla bellezza è questo: il diritto di ogni cittadino di capire la propria storia e poterla condividere, fare esperienza del bello e dell’arte in modo consapevole”.

E come si salvaguardia?

“Con la conoscenza, il coinvolgimento, i percorsi di diffusione e accesso alla cultura, dalla scuola alle dimensioni informali, ovvero promuovendo occasioni di partecipazione della comunità”.

Se dovesse fare una lettura in “chiave estetica” della nostra Costituzione, quali sono gli articoli che sintetizzano meglio il concetto di diritto alla bellezza?

“L’articolo 9 che sancisce la tutela del patrimonio del paesaggio mettendola in carico alla Repubblica, quindi a tutti noi, non solo le istituzioni (ndr “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione“), l’articolo 33 “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento” e 34 “La scuola è aperta a tutti“, che riguardano la libertà di insegnamento e il diritto allo studio, perché il diritto alla bellezza si tutela anche tutelando il diritto all’apprendimento. E l’art. 3 che sancisce la rimozione di tutti gli ostacoli alla crescita della persona”.

Come si collocano forme di arte come la street art in questa sua lettura estetica della cittadinanza?

“La street art è la risposta estetica intelligente alla politica dell’abbandono spostando l’attenzione dal centro alla periferia, verso luoghi spesso dimenticati. Laddove non è degrado e mero vandalismo grafico, la street art nasce come desiderio di riqualificare degli spazi periferici e sapere vedere la bellezza anche nelle periferie significa esercitare il diritto alla bellezza”.

Nei suoi scritti invita ad andare a visitare i luoghi di restauro per prendere coscienza della bellezza dell’opera d’arte…

“L’opera d’arte rivela sua importanza e maggiore bellezza nel momento della sua fragilità. Di fronte ad un’opera d’arte in restauro le persone si commuovono, perché scoprono la fragilità della materia e il bisogno di prendersene cura. L’opera d’arte alla fine è un documento storico che ha una sua materialità, che vedo e posso toccare. L’oggetto d’arte è la testimonianza materiale e fisica di un tempo lontano e prendere consapevolezza della sua fragilità, come ad esempio può accadere come conseguenza di un evento bellico o a causa di un fenomeno naturale come un terremoto, attualizza il rischio di perdere il nostro passato, la nostra identità, e questo ci rende anche più consapevoli dell’importanza di proteggerlo”.


«Bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore» (Peppino Impastato, giornalista ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978)

Iscriviti alla Newsletter

Le notizie della tua Cooperativa, una volta alla settimana. Guarda un esempio

Errore: Modulo di contatto non trovato.

Potrebbe interessarti