Uno spicchio di Sicilia

Una filiera “pulita” dell’arancia rossa che ha origini lontane

L’arancia rappresenta un bello spicchio dell’economia “pulita” di questo territorio

Distese di agrumi ai piedi dell’Etna, dove si rispettano i frutti della terra e i diritti delle persone.
«Tutto è iniziato da nonno Sebastiano: due ettari di agrumeto nella piana di Catania, poi dal 1962 mio padre Giuseppe ha continuato l’attività e ha fondato Oranfrizer. Sono nato lo stesso anno e sono cresciuto insieme all’azienda». A raccontare questa storia di impegno e di eticità del lavoro è Nello Alba, terza generazione, che con il fratello Alessandro ha portato la rossa di Sicilia in tutta Italia e all’estero.

«Fin da piccolo amavo dividere i frutti a seconda della loro grandezza – ricorda Alba -. A quindici anni già lavoravo, facevamo tutto a mano: in piccoli magazzini selezionavamo le arance una a una e le confezionavamo in buste».

Crescere con etica

Negli anni da una piccola realtà si è sviluppata un’eccellenza siciliana: gli ettari della famiglia Alba sono cresciuti fino agli attuali centosessanta, a cui se ne aggiungono altri milletrecento di una rete di grandi e piccoli agricoltori.

Dalla loro unione è nato il marchio “Terre & Sole di Sicilia” e una filiera che mette insieme coltivazione, raccolta, confezionamento e distribuzione. Alle arance rosse tarocco, moro e sanguinello, si sono affiancate decine di varietà di agrumi, frutta e ortaggi.

«Qualità ed etica: abbiamo fatto tesoro di quello che ci hanno insegnato i nostri padri. Non è facile riuscirci in Sicilia, ma oggi controlliamo tutta la filiera perché non ci sia sfruttamento del lavoro – aggiunge Nello Alba -. Lo scorso giugno abbiamo siglato anche un accordo con i sindacati contro il caporalato, il lavoro nero e l’evasione contributiva. La concorrenza sleale non manca, perché, per chi non segue le regole, è facile svendere i frutti a un prezzo basso. Essere onesti costa, ma il consumatore finale lo sa e ci premia».

Toscana: lontana nello spazio ma vicina nel cuore

Il rapporto con le cooperative di consumo toscane è iniziato nel 1968, con il Consorzio interprovinciale cooperative di consumo di Firenze.

«Ormai Firenze è diventata la mia seconda città, sono arrivato la prima volta nel 1981 per visitare il mercato ortofrutticolo centrale. Ai tempi mamma si preoccupava: “Ma come? Vai a Firenze tutto solo”. Salivo sul treno alle sette del mattino e arrivavo in Toscana l’indomani a mezzogiorno».

Oggi sui banchi di Unicoop Firenze si trovano tanti prodotti di questa parte di Sicilia: a novembre le arance bionde navel, un mese dopo il tarocco e tutte le varietà di arance rosse. «Quest’anno la produzione è un po’ ridotta, ma il calibro delle arance da tavola è eccellente – avverte Alba -: meno quantità, ma più grandi e buone».

Clementine e arance della legalità

Calabria, Sicilia e Toscana insieme per far crescere frutti buoni e giusti: in questo mese tornano nei reparti ortofrutta Coop.fi le clementine e le arance della legalità di Libera Terra, un bell’esempio di cooperazione che mette insieme tre diversi soggetti.

Gli agrumi sono coltivati dalla cooperativa Valle del Marro, che da quattordici anni opera sui terreni confiscati alla ‘ndrangheta nella piana di Gioia Tauro (Reggio Calabria), vengono poi confezionati in Sicilia, nello stabilimento di Oranfrizer, e da qui partono per i punti vendita di Unicoop Firenze.

«Tutti condividiamo lo stesso obiettivo: fare rete per creare una cultura alternativa a quella della mafia – dice Domenico Fazzari, presidente della cooperativa Valle del Marro -. Questa è la nostra arma: agire insieme».

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