Ritorno alla terra

Paesaggio, agricoltura, piccoli borghi: benessere alla toscana.

Agricoltura, ambiente e territorio

Se è vero che la Toscana è unica per il suo paesaggio, è anche vero che il territorio toscano e il paesaggio dipendono dall’uso agricolo che ne viene fatto, lo stesso che produce eccellenze tipiche e fa sì che nel mondo il marchio toscano sia immediatamente associato a una buona qualità della vita. Questo lo sapevamo anche prima dell’emergenza sanitaria, oggi abbiamo alcuni elementi in più che ci possono portare a spingere sull’acceleratore di un modello che Unicoop Firenze storicamente sostiene con scelte commerciali e politiche sociali.

Fra questi, una ricerca condotta dal laboratorio Cultlab della Scuola di Agraria dell’Università di Firenze che ha espresso interessanti risultati anche in relazione alla diffusione dell’epidemia da Covid-19 la scorsa primavera: «Abbiamo analizzato le diverse tipologie di aree agricole e rilevato che in quelle con un’agricoltura più industriale, il numero di casi era tre volte maggiore rispetto alle aree a più bassa intensità energetica – afferma Mauro Agnoletti, docente di Storia ecologica del paesaggio e delle foreste -. C’è infatti una correlazione fra casi di Covid e un modello di sviluppo basato sulla densificazione di spazi ristretti, proprio come accade nelle pianure. Pensate che in Italia il 79% della popolazione abita il 21% del territorio».

Ritorno in campagna

Le conclusioni sono presto tratte: «Occorre ripopolare le campagne, in modo sostenibile. Serve un modello di sviluppo che valorizzi produzioni tipiche, turismo e paesaggio. Oggi, oltre all’uso dei fondi europei per il Coronavirus, siamo chiamati a definire le nuove politiche agricole comunitarie e dobbiamo lavorare per contrastare il processo di abbandono, che ha visto la trasformazione di ben 10 milioni di ettari di territorio rurale dal dopoguerra in poi – continua Agnoletti -. Oggi importiamo il 60% del cibo dall’estero: incrementare le piccole produzioni locali aiuterebbe anche l’ambiente».

Rispetto a un’ipotesi di ritorno alla terra, anche Stefano Bartolini, docente di Economia e statistica a Siena, è ottimista, ma a patto che si creino determinate condizioni: «Oggi è forte la domanda di una migliore qualità della vita. La Toscana si può giocare una carta importante, ad esempio con i piccoli borghi, e nello scorso lockdown abbiamo visto che si può vivere lontano dal luogo di lavoro. Questo modello, che sostituisce grandi centri congestionati, sovraffollati e inquinati con piccoli centri, deve però essere sostenuto attraverso la digitalizzazione delle aree extraurbane e da migliori collegamenti infrastrutturali».

Per Bartolini, questo scenario permette di valorizzare le zone montuose e collinari, in passato mantenute dal lavoro dei contadini: «Per contrastare il riscaldamento globale spesso vengono proposte opere che avrebbero un costo enorme per lo Stato. Se invece riusciamo a ripopolare alcuni territori, li possiamo mantenere a costi ragionevoli. Ne va anche del nostro paesaggio».

Che valorizzazione e riscoperta dei territori vadano a braccetto con la presenza di nuove comunità è opinione di Paolo Venturi, direttore Aiccon (Associazione italiana per la promozione della cultura della cooperazione e del non profit) e membro del gruppo di esperti del Ministero del Lavoro per lo sviluppo dell’economia sociale e solidale: «Terzo settore, volontariato e associazionismo hanno dato un contributo fondamentale nella fase più critica della prima ondata. Queste realtà mettono sul piatto non solo beni e servizi, ma soprattutto beni relazionali. Oggi abbiamo bisogno di una progettualità che parta dal basso: i territori in questo senso possono essere moltiplicatori delle risorse investite e creare lavoro e opportunità, grazie alle spinte endogene che possono generare. C’è bisogno di cooperazione che sia strategica, di soggetti disposti a pensare nuovi progetti sulla base di missioni territoriali. Ricordiamoci ad esempio che le aree interne, spesso definite depresse, in realtà sono ricche di tradizioni, valori e possibilità».

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