Racconti sull’Arno

Le testimonianze di Gian Vitaliano Mazzoli, per tutti Bibi, 90 anni voce storica della Società Canottieri di Firenze e Federico Dini, 19 anni, studente di ingegneria e promessa del canottaggio

L’Arno di “Bibi”

Gian Vitaliano Mazzoli, per tutti Bibi, il fiume Arno lo conosce e lo frequenta da aveva 4 anni. Oggi, che ne ha 90 compiuti lo scorso marzo, è la voce storica della Società Canottieri di Firenze: “Ho sempre vissuto in riva d’Arno, abitavo qui vicino e già da bambino venivo con mio cugino  racconta “Bibi” – Mi ricordo quando nel fiume si pescava e quel pesce era commestibile, c’erano lasche e cavedani. Oggi, invece, bisogna stare attenti ai siluri. E anche il colore del fiume è cambiato”. Oltre ai pesci, l’Arno in passato era anche popolato da talpe: “Mi ricordo una sera che stavo pescando e una talpa mi rubava i formaggio che usavo come esca. Dopo le talpe sono arrivatele nutrie”.

Gian Vitaliano Mazzoli, Bibi. Foto Simone Ducci

Bibi, che ha la tessera dei Canottieri dal 1949 e la custodisce gelosamente, ricorda i tempi in cui la vita di Firenze ruotava ancora di più intorno all’Arno e qualche volta fra Canottieri e renaioli scoppiava qualche litigio: “Prima in Arno c’erano i renaioli, che prendevano la rena dal fondo del fiume e capitava che lasciassero dei pali ficcati nel terreno, in cui ci imbattevamo con le canoe. Un paio di volte quei pali mi hanno fatto cadere e gli amici mi hanno dovuto ripescare”. Il fiume come compagno di vita, amico, ma anche minaccia: “Non sto a raccontarvi dell’alluvione del 1966 – dice Bibi – dopo una vita che l’ho vissuto dal basso, è stato impressionante vedere dal piazzale Michelangelo il fiume che aveva invaso la città”.

Sulla salute dell’Arno, Bibi è preoccupato: “Non sono tanto i rifiuti che galleggiano che mi preoccupano, anche se ogni tanto alcune buste di plastica si vedono sul pelo dell’acqua, ma la situazione del fondo. Ci vuole rispetto delle nostre acque e non tutti ce l’hanno. Fortunatamente le nuove generazioni, vedo la mia nipotina, sono molto attente all’ambiente: l’altro giorno stavo buttando un piatto che credevo di plastica, vedeste come mi ha rimproverato perché era biodegradabile e dovevo metterlo nell’umido!”.

Federico Dini. Foto Simone Ducci

Federico, l’Arno e la sua canoa

Federico Dini ha 19 anni, è al primo anno di Ingegneria ambientale e soprattutto è una promessa del canottaggio. Ha già partecipato a competizioni nazionali ed è arrivato ai mondiali, grazie alla Società Canottieri e alla sua passione per lo sport.

“Ho cominciato per caso, facendo un centro estivo, adesso la canoa potrebbe essere il mio futuro”. Vogare gli permette di vivere l’Arno a 360 gradi e di vedere Firenze da tutto un altro punto di vista: “La città vista da qui è bellissima, è un’esperienza che tutti dovrebbero fare. Anche se dal basso assistiamo anche a diversi atti di inciviltà. Credo che servirebbero delle regole più ferree per chi inquina, che vuol dire gettare i rifiuti dalla spalletta, che poi arrivano nel fiume e da lì nel mare, fino a venire ingeriti dagli animali. Ma sono convinto che servirebbe anche un diverso approccio a livello internazionale: vedo i giovani che manifestano e credo che sarebbe meglio impedire ai grandi paesi inquinanti di continuare a mettere in pericolo il pianeta”.

Sull’ambiente, lo trova talmente interessante che lo sta studiando, sul fiume, che è il suo campo di allenamento e su cui passa diverse ore al giorno, crede “che sia un po’ un luogo comune dire che l’Arno è sporco, anche se sicuramente potrebbe essere più pulito”. Parola di chi lo scorso primo gennaio, ci ha fatto anche un tuffo.

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