Educazione affettiva

Riconoscere le emozioni sin dall’infanzia è basilare per un sano sviluppo. Ne abbiamo parlato con Martina Cantini, psicologa psicoterapeuta dell’Aou Meyer Irccs

Ospedale pediatrico Meyer
Ospedale pediatrico Meyer
Consigli di salute e alimentazione nell'infanzia in collaborazione con i medici del Meyer di Firenze.

In un’epoca tutta schermi e tecnologia, educare i piccoli alle emozioni assume un’importanza fondamentale. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Martina Cantini, psicologa psicoterapeuta del servizio di psicologia ospedaliera dell’Aou Meyer Irccs.

Cos’è l’educazione affettiva?

Il termine si riferisce alla trasmissione e all’apprendimento delle competenze emotive e relazionali. Nella società odierna, nella quale fin dai primi anni di vita la digitalizzazione e lo schermo occupano gran parte della giornata, facendo da barriera all’espressione dei sentimenti, diviene fondamentale coltivare ed educare all’affettività. Quest’ultima rende il bambino, o più in generale l’essere umano, in grado di sentire e di cogliere le emozioni, di comprendere i sentimenti ed esprimerli, favorendo così lo sviluppo dell’intelligenza emotiva. Fanno parte di questa la consapevolezza delle proprie sensazioni, il controllo degli impulsi emotivi, la capacità di capire le conseguenze delle proprie azioni e di condividere i propri sentimenti, potendo comprendere quelli altrui.

Cosa possiamo fare per coltivarla in famiglia?

La prima e principale fonte di apprendimento dell’affettività nasce proprio dalla relazione primaria con il genitore (o caregiver, “colui/lei che cura”). Un attaccamento sicuro fra genitore e figlio è fondamentale per un sano sviluppo emotivo. Questo legame consente al bambino di costruire dentro di sé la certezza della presenza dell’altro, anche in sua assenza. Nella prima relazione con il genitore, il bambino può trovare o meno una risposta ai suoi bisogni affettivi primari universali: amore, cura, stabilità, accettazione, approvazione, empatia, autonomia, espressione emotiva, gioco. La mancata accoglienza e soddisfazione di questi bisogni nel tempo potrà dare luogo a difficoltà relazionali, mentre la presenza del caregiver stabile, costante e amorevole permette al bambino di crescere emotivamente sano. Importante è però la presenza di limiti e regole che insegnino al bambino il controllo degli impulsi e la capacità di tollerare la frustrazione, fattori fondamentali per lo sviluppo di un’autentica vita personale e sociale.

E poi c’è l’educazione alle emozioni…

Le emozioni ci aiutano a leggere cosa succede dentro e attorno a noi, ci proteggono, ci spingono ad agire o, al contrario, ci trattengono dal farlo, aiutandoci a dare significato alle nostre esperienze e alla nostra vita. È necessario sviluppare fin dai primi anni una sorta di “amicizia” con le nostre emozioni in modo tale da essere in grado di comprenderle e gestirle adeguatamente durante tutto l’arco della vita. Se non comprese, se inibite o nascoste, possono diventare destabilizzanti, dando luogo a tutta una serie di problematiche sia psicosomatiche che comportamentali.

Quali strumenti possono aiutarci per l’alfabetizzazione emotiva?

Alcuni strumenti efficaci possono essere la lettura di fiabe e libri illustrati nei quali, grazie all’identificazione con i personaggi narrati, i bambini possono comprendere meglio e dare un nome a ciò che sentono. Allo stesso modo, esistono film e cartoni animati progettati per esplorare e comprendere le emozioni umane. Un altro strumento interessante può essere l’utilizzo del disegno. L’arte permette infatti l’espressione di vissuti emotivi difficili da verbalizzare e il disegno guidato nei bambini e negli adolescenti rappresenta spesso una porta d’accesso al loro mondo interiore.

Iscriviti alla Newsletter

Le notizie della tua Cooperativa, una volta alla settimana. Guarda un esempio

Errore: Modulo di contatto non trovato.

Potrebbe interessarti