Trama
Igiaba Scego, nata in Italia da genitori somali esuli durante la dittatura di Siad Barre, mescola la lingua italiana con le sonorità di quella somala per realizzare un libro che è allo stesso tempo una lettera a una giovane nipote, un resoconto storico, una genealogia familiare. Attraverso la parola la sofferenza si trasforma in speranza, in un inno alla liberazione.
La citazione degna di nota
Il nostro archivio è hooyo. E chiunque abbia visto la Somalia prima della distruzione.
È cosi’, nipote amatissima. Il tuo aabo è un archivio.
Lo zio Abdul è un archivio.
Zahra è un archivio.
Mamma Halima è un archivio.
E naturalmente lo era aabo. Il mio dolce aabo, che mi manca ogni giorno di più.
E anch’io in un certo senso sono un archivio. Perché ricordo.
Le nostre riflessioni
Il libro ha colpito per la sua profondità quasi tutti, alcuni hanno trovato un po’ faticoso il caos della narrazione che con continui salti temporali non permette di seguire il filo del romanzo. Ma questo caos corrisponde alla confusione della scrittrice, del paese, di ricordi slegati tra loro che emergono via via, svincolati dallo scorrere cronologico del tempo.
Il racconto della Scego è ricco di tanti fatti che riguardano noi italiani e che l’Italia ha sepolto sotto il tappeto, della storia della Somalia, di storie umane, di rapporti familiari, di sofferenza.
È un “racconto-cura” in cui il jirro, la malattia, il dolore dello sradicamento, il trauma di chi ha vissuto la guerra, la distruzione delle proprie radici, è sempre presente e in cui possiamo leggere la storia del Novecento da un altro punto di vista, dal punto di vista dell’Africa, della Somalia, paese che non è mai stato libero e che è diventato la “discarica” del mondo: dalla colonizzazione fascista, a quella inglese, al protettorato ONU che ha visto la beffa del ritorno degli italiani, alla dittatura di Siad Barre, fino ad arrivare alla devastante guerra del 1991.
Una delle protagoniste del libro è sicuramente anche la lingua: l’italiano dei colonizzatori che diventa “la cura” per tramandare la storia di una famiglia e di un paese ormai senza più archivi e il somalo con le sue parole semplici che con la lettura diventano via via quasi familiari.
Il romanzo è infine una dura denuncia contro tutte le guerre, un inno alla libertà.
Le parole chiave del libro
famiglia
resistenza
dittatura
dolore
oralità
malattia
guerra
colonialismo
lingua
libertà