Malattie cerebrovascolari: prevenzione e trattamento

Prevenzione, consapevolezza e tempestività sono le armi più efficaci per evitarlo. I consigli di Niccolò Marchionni, Professore Emerito di Medicina Interna Geriatria, Università di Firenze

Niccolò Marchionni
Niccolò Marchionni
Professore Emerito di Medicina Interna-Geriatria, Università di Firenze

Ogni anno in Italia circa 150.000 persone vengono colpite da un ictus cerebrale. Di queste, circa un terzo muore nei primi tre mesi e oltre il 50% di chi sopravvive deve affrontare conseguenze invalidanti più o meno gravi.

L’ictus è oggi la terza causa di morte nel nostro Paese e la prima di disabilità permanente nell’adulto. Ma c’è una buona notizia: in molti casi può essere evitato, e soprattutto, se riconosciuto tempestivamente, può essere trattato con successo. Prevenzione, consapevolezza e tempestività sono le armi più efficaci.

Cos’è un ictus?

Il termine “ictus” deriva dal latino e significa “colpo”, causato da un problema improvviso alla circolazione cerebrale: il flusso di sangue a una parte del cervello si interrompe, portando alla sofferenza e, se non trattato, alla morte delle cellule cerebrali.

Esistono due grandi tipologie di ictus:

  • Ischemico (85% dei casi): si verifica quando un coagulo (trombo, oppure trombo-embolo) o una placca arteriosclerotica ostruisce un’arteria cerebrale;
  • Emorragico (15%): è causato dalla rottura di un vaso sanguigno con conseguente emorragia all’interno del tessuto cerebrale.

Esistono poi forme minori o transitorie, come il TIA (attacco ischemico transitorio), che si risolve entro 24 ore senza lasciare esiti neurologici (es.: disturbi del movimento corporeo, del linguaggio, della sensibilità), ma rappresenta un serio campanello d’allarme per eventi più gravi.

I sintomi: riconoscerli immediatamente salva la vita

L’ictus si manifesta quasi sempre in modo improvviso.

I sintomi più comuni includono:

  • Paralisi o debolezza di un lato del corpo (viso, braccio, gamba)
  • Difficoltà a parlare o a comprendere il linguaggio (afasia motoria e/o sensoriale; disartria)
  • Perdita della vista parziale o completa
  • Instabilità, vertigini, difficoltà a camminare
  • Cefalea violenta e improvvisa
  • Stato confusionale, sonnolenza, fino al coma

In presenza di uno o più di questi sintomi, è fondamentale chiamare immediatamente il servizio di emergenza medica 118 (o 112): il fattore tempo è infatti decisivo per la prognosi e il destino futuro. Intervenire entro 4-5 ore dall’esordio dei sintomi può ridurre drasticamente il danno cerebrale e migliorare la prognosi. Non a caso, si dice che “il tempo è cervello”.

Le cause: quando il cervello resta senza sangue

L’ictus ischemico può avere diverse cause.

  • Trombosi: la formazione di un coagulo in una grande o piccola arteria cerebrale, spesso in presenza di una placca aterosclerotica che si è ulcerata;
  • Embolia: frammenti di trombi che si staccano (dal cuore o da arterie del collo) e raggiungono il cervello; una causa frequente di trombo-embolia è un’aritmia cardiaca, più frequente in persone mature/anziane, che si chiama fibrillazione atriale;
  • Ipoperfusione sistemica: quando la pressione sanguigna cala drasticamente, riducendo il flusso cerebrale, come in presenza di uno shock cardiocircolatorio grave.

L’ictus emorragico, invece, è spesso legato a ipertensione arteriosa mal controllata, ma anche a malformazioni vascolari, aneurismi o traumi, che determinano la rottura di un’arteria intracranica. La rottura del vaso provoca un’emorragia che danneggia i tessuti e può causare una grave sindrome clinica, che può portare rapidamente a morte.

Chi è più a rischio?

Molti fattori aumentano la probabilità di essere colpiti da ictus. Alcuni non sono modificabili (età avanzata, familiarità), ma la maggior parte può essere controllata:

  • Ipertensione arteriosa: l’aumento dei valori della pressione arteriosa al di sopra della soglia di 140/90 mmHg (si veda il nostro precedente articolo sull’ipertensione arteriosa pubblicato sull’Informatore) è in assoluto il fattore di rischio di ictus più importante. Quanto più elevato è il valore di pressione arteriosa (sia sistolica – o massima, sia diastolica – o minima), tanto più aumenta il rischio di ictus. Contrariamente a quanto ritenuto da molti nel grande pubblico, l’aumento del rischio di ictus aumenta più sensibilmente per aumento della pressione arteriosa sistolica rispetto a quella diastolica.
  • Diabete mellito: raddoppia il rischio di ictus ischemico.
  • Colesterolo alto, in particolare quello LDL (“colesterolo cattivo”).
  • Fumo: danneggia le pareti vascolari e favorisce la formazione di placche.
  • Obesità e sedentarietà.
  • Dieta ricca di grassi saturi e zuccheri.
  • Fibrillazione atriale: un’aritmia che favorisce la formazione di trombi all’intero dell’atrio sinistro del cuore; trombi che, frammentandosi, possono passare nella circolazione e andare a occludere un ramo della circolazione cerebrale (trombo-embolia).

La prevenzione primaria: proteggere il cervello ogni giorno

La prevenzione è l’arma più potente contro l’ictus. Agire prima che si verifichi un evento acuto significa ridurre drasticamente il rischio con interventi spesso semplici, ma fondamentali.

1. Controllare la pressione arteriosa. Mantenere la pressione al di sotto di 140/90 mmHg è essenziale. In soggetti a rischio molto elevato si raccomandano valori ancora più bassi. Misurare la pressione regolarmente è un’abitudine salva-vita

2. Seguire una dieta sana. Preferire frutta, verdura, cereali integrali, legumi, pesce azzurro e olio extravergine di oliva. Limitare carne rossa, insaccati, formaggi grassi, dolci e alimenti industriali. Una dieta ispirata al modello della famosa dieta mediterranea protegge cuore e cervello.

3. Muoversi ogni giorno. Almeno 30 minuti di attività fisica moderata (camminata, bicicletta, nuoto) tutti i giorni riducono colesterolo, pressione e glicemia.

4. Non fumare. Il rischio di ictus in un fumatore è doppio rispetto a un non fumatore. Smettere riduce il rischio già nei primi mesi.

5. Curare bene il diabete e tenere sotto controllo la glicemia. Il diabete danneggia i vasi sanguigni e accelera l’aterosclerosi.

6. Controllare il colesterolo. Le linee guida europee raccomandano un valore di LDL <70 mg/dL nei soggetti a rischio (e comunque <115 in tutti, anche nei soggetti a rischio” normale). Se dieta ed esercizio non bastano, sono utili farmaci come le statine.

7. Monitorare il cuore. La fibrillazione atriale, spesso asintomatica, è causa frequente di ictus embolico. Un ECG può diagnosticarla precocemente, ma anche palparsi tutti i giorni il polso almeno una volta è una buona regola, particolarmente al di sopra dei 60-65 anni. In questi casi, la terapia anticoagulante può evitare ictus gravi.

Smiling senior woman holding a spiked ball in her hand for rehabilitation and recovery of arm muscles after illness. Nurse supports and helps. Physical therapy and recovery.

Dopo un ictus: prevenzione secondaria

Per chi ha già avuto un ictus o un TIA, la prevenzione diventa ancora più importante. Il rischio di recidiva nei primi 12 mesi è intorno al 10%. In questi casi, la strategia si basa su:

  • Farmaci antitrombotici: antiaggreganti (aspirina, clopidogrel) o anticoagulanti (per FA)
  • Terapie per abbassare pressione, glicemia e colesterolo
  • Modifiche dello stile di vita come nella prevenzione primaria
  • Procedure interventistiche, come l’endoarteriectomia carotidea in caso di stenosi significative.

Un’attenzione particolare va data alla riabilitazione precoce, che aiuta il paziente a recuperare le funzioni perse e a migliorare l’autonomia. Il percorso riabilitativo deve essere multidisciplinare: fisioterapia, logopedia, supporto psicologico e sociale.

Il ruolo delle Stroke Unit

Oggi i grandi ospedali sono dotati di Stroke Unit, reparti specializzati per la gestione dell’ictus in fase acuta. Qui il paziente viene monitorato da un’équipe multidisciplinare e trattato con le migliori terapie disponibili: trombolisi, trombectomia meccanica, prevenzione delle complicanze (edema cerebrale, infezioni, disfagia, trombosi venosa profonda). I dati dimostrano che il ricovero in Stroke Unit riduce la mortalità e migliora la qualità della vita futura, dopo l’evento acuto.

Vivere dopo un ictus: si può

La vita dopo un ictus cambia, ma non finisce. Molti pazienti – soprattutto quelli che arrivano precocemente in ospedale dotato di Stroke Team e Stroke Unit – recuperano buona parte delle funzioni e tornano a una vita attiva, con il supporto di familiari, operatori e strutture. Il recupero funzionale dipende da vari fattori, oltre a quelli relativi alla precocità del trattamento che abbiamo già menzionato: gravità dell’evento, condizioni cliniche pregresse, contesto abitativo, presenza di caregiver e disponibilità economiche.

Anche il monitoraggio a lungo termine è cruciale. I controlli periodici con il medico, il rispetto della terapia, il supporto psicologico e la continuità assistenziale sono elementi determinanti per prevenire nuove recidive e per mantenere una buona qualità della vita.

In conclusione

L’ictus è una patologia drammatica, ma non inevitabile. Molti eventi possono essere prevenuti con scelte quotidiane consapevoli e accesso tempestivo alle cure. La scienza ci offre strumenti potenti, ma serve la collaborazione di tutti: individui, famiglie, medici e istituzioni.

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Le risposte del professor Marchionni saranno pubblicate sul blog “Consigli di salute” dell’Informatore online.

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