L’ipertensione arteriosa consiste in un aumento della pressione arteriosa sistolica (“massima”) e diastolica (“minima”) al di sopra di 140/90 mmHg in almeno tre rilevazioni distanziate. Spesso definita come un “killer silenzioso”, colpisce milioni di persone in tutto il mondo, contribuendo ampiamente alla mortalità per malattie cardiovascolari. Nonostante la sua diffusione e i rischi associati, spesso viene sottovalutata o diagnosticata tardivamente, magari quando ha già prodotto danni. Conoscere questa condizione, i suoi fattori di rischio e le strategie per prevenirla e gestirla è essenziale per preservare la salute.
Un problema globale
L’ipertensione arteriosa è una delle condizioni mediche più diffuse a livello mondiale: si stima che oltre 600 milioni di persone ne siano affette e che ogni anno più di 3 milioni muoiano per patologie correlate. La pressione arteriosa non è una entità statica, ma evolve con l’età e varia in base a numerosi fattori, tra cui genetica, stile di vita e abitudini alimentari. È quindi fondamentale monitorarla regolarmente per intervenire tempestivamente.
L’aumento della pressione arteriosa con l’età non è un processo inevitabile. Alcune popolazioni indigene, come i Boscimani africani, non mostrano incrementi significativi dei valori pressori nel corso della vita, dimostrando che uno stile di vita caratterizzato da basso contenuto di sale nella dieta, attività fisica costante e assenza di sovrappeso, possono contrastare questo fenomeno. Al contrario, nei paesi occidentali, dove il consumo di sale e cibi ultra-processati è elevato, l’incidenza di ipertensione è molto più alta.
Secondo numerosi studi epidemiologici, circa il 30-40% della popolazione adulta soffre di ipertensione arteriosa, con una percentuale che cresce drasticamente con l’avanzare dell’età. Il problema principale è che spesso questa condizione non provoca sintomi evidenti, rendendo ancora più importante un controllo regolare della pressione.


Principali conseguenze dannose dell’ipertensione arteriosa
L’ipertensione arteriosa, se non controllata, può provocare danni irreversibili a diversi organi e apparati.
Uno degli effetti più gravi è il danno all’apparato cardiovascolare: la pressione elevata costringe il cuore a produrre un lavoro eccessivo, causando ispessimento delle pareti cardiache (ipertrofia ventricolare sinistra) e aumentando il rischio di infarto e scompenso cardiaco.
Le arterie, sottoposte a stress continuo, possono indurirsi e restringersi (aterosclerosi), favorendo la formazione di placche che ostacolano il flusso sanguigno e possono causare eventi fatali come ictus o infarto.
Anche il cervello è particolarmente vulnerabile: l’ipertensione può danneggiare i piccoli vasi cerebrali, aumentando il rischio di ictus e contribuendo al declino cognitivo (demenza vascolare). I reni, che hanno un ruolo fondamentale di depurazione del sangue ma anche di regolazione della pressione, possono subire un deterioramento a causa della pressione alta, con insufficienza renale cronica e, nei casi più gravi, necessità di dialisi. Anche la vista può essere compromessa, in quanto l’ipertensione danneggia i vasi sanguigni della retina (retinopatia ipertensiva).
Infine, l’ipertensione può danneggiare il sistema circolatorio periferico, aumentando il rischio di arteriopatia periferica, che provoca dolori e difficoltà di deambulazione, e favorendo la formazione di aneurismi, dilatazioni anomale delle arterie che, se si rompono, possono essere fatali.


Meccanismi di sviluppo dell’ipertensione arteriosa
La pressione arteriosa è regolata da un insieme di meccanismi complessi che coinvolgono il cuore, i vasi sanguigni, i reni, e i sistemi ormonale e nervoso. Un’iperattivazione o uno squilibrio in questi sistemi può provocare un aumento stabile dei valori pressori.
Un elemento chiave è rappresentato dai reni (con il sistema ormonale renina-angiotensina, RAAS): quando la pressione tende a scendere, i reni rilasciano renina e si attiva il RAAS, con aumentata produzione di una sostanza – l’angiotensina, appunto – che fa contrarre i vasi sanguigni (vasocostrizione) e fa trattenere più sodio e acqua, tutti fattori che innalzano la pressione arteriosa. Se però il RAAS rimane troppo attivo, la pressione resta elevata. Anche il sistema nervoso simpatico influisce: in situazioni di stress fa liberare adrenalina e altre sostanze che accelerano il cuore e restringono i vasi, aumentando la pressione; molti ipertesi hanno il simpatico “iperattivo” anche a riposo.
Infine l’endotelio, che è il rivestimento interno delle arterie, normalmente produce sostanze che rilassano (vasodilatatori) o restringono (vasocostrittori) i vasi. Nell’ipertensione spesso l’endotelio è disfunzionante: se è danneggiato dal fumo, dal colesterolo alto o da altre cause, produce meno vasodilatatori (come l’ossido nitrico) e i vasi rimangono più contratti, facendo crescere la pressione arteriosa.
Si definisce ipertensione primaria (essenziale) quella dovuta a fattori molteplici e non a una malattia unica identificabile. La maggior parte (circa 90-95%) dei casi di ipertensione è primaria: c’è quasi sempre una componente genetica (familiarità) su cui incidono fattori ambientali. Eccesso di sale nella dieta, obesità, sedentarietà, stress cronico e consumo eccessivo di alcol sono elementi che, sommati alla predisposizione ereditaria, portano gradualmente alla “pressione alta”.
L’ipertensione secondaria (5-10% dei casi) è invece causata da una condizione specifica, come malattie renali croniche, disturbi ormonali o l’uso prolungato di determinati farmaci.


Trattamenti non farmacologici (stile di vita)
Le abitudini di vita svolgono un ruolo determinante nel controllo della pressione arteriosa. Migliorare lo stile di vita può abbassare i valori pressori e talvolta ridurre la necessità di farmaci.
Ecco i principali interventi non farmacologici:
- Attività fisica regolare: almeno 30 minuti di esercizio aerobico moderato (camminata a passo svelto, bicicletta, nuoto) per almeno 150 minuti alla settimana.
- Alimentazione sana: dieta DASH (Dietary Approach to Stop Hypertension) o mediterranea con ridotto consumo di sale e abbondanza di verdura, frutta e pesce.
- Gestione dello stress: tecniche come respirazione profonda, meditazione e yoga possono ridurre la pressione.
- Sonno adeguato: dormire circa 7-8 ore per notte aiuta a regolare la pressione.
- Smettere di fumare e ridurre alcol e caffeina, fattori che peggiorano l’ipertensione.


Trattamenti farmacologici
Quando le sole modifiche comportamentali non sono sufficienti, il medico può prescrivere farmaci anti-ipertensivi.
Le principali classi di farmaci sono:
- Diuretici: eliminano il sodio e riducono il volume del sangue.
- Beta-bloccanti: rallentano il ritmo cardiaco e riducono la forza con cui pompa il sangue nella circolazione.
- ACE-inibitori e Sartani (ARB): rilassano i vasi sanguigni e riducono la ritenzione idrica.
- Calcio-antagonisti: bloccano l’ingresso di calcio nelle cellule muscolari dei vasi sanguigni, favorendo la dilatazione.
- Alfa-bloccanti: riducono la resistenza dei vasi sanguigni (vasodilatazione).
Molti pazienti ottengono un miglior risultato con due o più farmaci insieme. La terapia combinata consente di ottenere un migliore controllo pressorio con dosaggi più bassi di ciascun farmaco, riducendo gli effetti collaterali.
Misurare la pressione: una buona abitudine
Il monitoraggio regolare della pressione arteriosa è cruciale.
Si consiglia di:
- Effettuare misurazioni in un ambiente quieto e con temperatura confortevole, dopo almeno 5 minuti di riposo e rilassamento.
- Ripetere la misurazione più volte per confermare il valore.
- Monitorare la pressione sia dal medico che a casa per individuare eventuali variazioni anomale.
- Utilizzare dispositivi certificati e con bracciale della giusta misura.
l Medico prenderà in considerazione il monitoraggio pressorio nelle 24 ore – con apparecchio automatico – per confermare il sospetto diagnostico di ipertensione arteriosa, oppure per verificare l’efficacia di una terapia anti-ipertensiva già iniziata, o nel sospetto di episodi di ipotensione.


La prevenzione è la chiave
Non bisogna aspettare che compaiano sintomi evidenti o complicanze (es: ictus, infarto miocardico, scompenso cardiaco) per agire. L’ipertensione è spesso asintomatica, ma i suoi effetti possono essere devastanti.
Adottare uno stile di vita sano sin da giovani, sottoporsi a controlli regolari e intervenire tempestivamente in caso di valori elevati rappresentano la strategia vincente per mantenere il cuore e tutto l’organismo in salute.
Con un approccio consapevole e costante, si può ridurre significativamente il rischio cardiovascolare!
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Le risposte del professor Marchionni saranno pubblicate sul blog “Consigli di salute” dell’Informatore online.