Milo Manara: 50 anni di carriera

Milo Manara e le sue sensuali eroine compiono il mezzo secolo di carriera

Milo Manara è stato appena celebrato a Lucca Collezionando 2019 per i suoi 50 anni di carriera.

Milo Manara ha alle spalle una carriera fatta di indiscussi successi nel campo del fumetto: dagli esordi, con l’avventurosa Jolanda de Almaviva, al più politicizzato Lo scimmiotto, chiara metafora di Mao ospitato su Alterlinus, passando per alcuni episodi della Storia d’Italia a fumetti di Enzo Biagi, fino a quel vero e proprio capolavoro che è Tutto ricominciò con un’estate indiana su testi di Hugo Pratt ospitato sulla rivista “Corto Maltese”.

Ma con una matita messa al servizio anche della discografia (con copertine di Lp di Dalla, Avitabile, Antonacci, Cocciante…), cinematografia (il manifesto del film La voce della luna di Fellini è suo) e della pubblicità.

Eppure quando lo raggiungiamo è spiazzante la sua modestia: «Se devo scegliere un aggettivo per la mia carriera, la posso definire fortunata! Molto spesso mi sono trovato nel posto giusto al momento giusto. Veri maestri come Battaglia, Toppi, Caprioli sono nati troppo presto e sono stati costretti a pubblicare i loro disegni su riviste per ragazzi mentre la loro arte meritava un pubblico adulto che la sapesse apprezzare appieno. Quando sono arrivato io, altri grandi come Pratt avevano fatto in modo che al fumetto fosse riconosciuta una dignità che precedentemente non aveva».

Milo Manara, cosa è cambiato nel mondo del fumetto?

Adesso gli autori di fumetti vengono selezionati al Premio Strega: il pisano Gipi e il cortonese Zerocalcare. Sarebbe stato inimmaginabile ai tempi di Battaglia. Il fumetto finalmente ha visto riconosciuto il suo rango culturale. Non a caso Pratt amava definirlo: “letteratura disegnata”.

Lei è famoso in Italia e all’estero per la sensualità delle sue protagoniste: com’è cambiata in questi anni la seduzione?

Il senso del pudore è un concetto mutevole e si trasforma nel tempo. Non c’è lo stesso tipo di brivido che c’era anni fa. È cambiato soprattutto con l’avvento di internet che ha fatto sì che le immagini siano più alla portata di tutti: questo ha fatto perdere sacralità all’erotismo.

Ogni immagine è sempre più esplicita e quindi è rimasto poco spazio all’elaborazione culturale. Adesso l’erotismo si basa più sulla quantità che sulla qualità.

Le sue meravigliose protagoniste le hanno mai causato critiche o frizioni con l’universo femminile?

No, in verità non mi hanno mai attirato delle critiche: sono stato graziato anche da numerosi collettivi di femministe che ho avuto modo d’incontrare più volte.

Le mie donne sono una celebrazione rispettosa della bellezza femminile. Decantarla non è una colpa, anzi alle presentazioni dei miei libri mi capita più spesso di firmare copie a lettrici che a lettori.

Anche la censura è stata benevola con la sua arte?

Direi di sì, a parte forse in Sudafrica dove un settimanale ha inserito tre miei libri in una lista di volumi proibiti, e siccome la lista seguiva l’ordine alfabetico degli autori, il mio nome precedeva immediatamente quello di Marcuse.

La cosa mi ha divertito e in un certo senso inorgoglito, tanto che conservo ancora la pagina del giornale.

Nel futuro immediato di Manara ancora una sfida: realizzerà il cencio per il Palio.

Sono stato felicissimo di questa richiesta e sono orgoglioso di far parte di quella catena di artisti che mi hanno preceduto. Il mio drappellone sarà una celebrazione del cavallo, animale che io amo molto e che ho imparato a disegnare ancor prima delle mie donne seducenti.

Milo Manara e le collaborazioni

Fra le tante collaborazioni – l’ultima in ordine di tempo quella con Celentano che lo ha coinvolto nel programma d’animazione Adrian, dove ha realizzato i disegni preparatori per la serie, andata poi in onda su Canale 5 – anche quella con il grande Federico Fellini che ha dato vita, fra l’altro, a Viaggio a Tulum, fumetto realizzato sulla sceneggiatura del più volte premio Oscar e che avrebbe poi dovuto diventare un film.

«Pur essendo ormai scomparso dal ‘93 è ancora ben presente nella mia vita: spesso al termine di un mio lavoro mi chiedo quale sarebbe il suo giudizio. È stato una scuola meravigliosa.

Non si limitava a darmi delle indicazioni, ma faceva una vera e propria regia dei lavori che realizzavamo insieme, me li correggeva, sempre garbatamente. “Milone sarebbe meglio fare così – diceva -, guarda com’è più bello in questo modo”. Del resto lui era un grande artista anche nel disegno.

È una cosa vergognosa che negli ultimi suoi anni di carriera trovasse con molta difficoltà un produttore per i suoi progetti, ma questo faceva sì che si moltiplicassero le occasioni per collaborare insieme nel campo fumettistico. Una botta di fortuna, per me, insperata».

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