Solare o legale?

Nella notte tra il 29 e 30 marzo scocca l'ora legale: lancette avanti di un'ora. Quali le controindicazioni per il nostro organismo?

C’è chi è favorevole, chi contrario e chi la vorrebbe tutto l’anno. Lo scoccare dell’ora legale continua a dividere gli animi, perché tirare avanti le lancette di 60 minuti (lo faremo nella notte tra il 29 e il 30 marzo) può inceppare temporaneamente il nostro “orologio naturale”: stanchezza, insonnia, disattenzione e cattivo umore sono le controindicazioni più comuni.

«Può disturbare i ritmi circadiani, cicli biologici di circa 24 ore che regolano molte funzioni fisiologiche, tra cui sonno, temperatura corporea e rilascio di ormoni – chiarisce Enrica Bonanni, neurologa responsabile del Centro di medicina del sonno dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana -. I ritmi sono influenzati dall’alternanza luce-buio e se uno di questi aspetti viene modificato, come il sonno, ci possono essere conseguenze sugli altri». A risentirne di più, spiega, sono adolescenti, anziani, chi lavora su turni (soprattutto di notte), i “gufi”, ossia le persone che tendono a essere attive di sera, e i soggetti che soffrono di disturbi del sonno, depressione o ansia. «I tempi per abituarsi variano, ma in genere il corpo impiega dai 2 ai 7 giorni per sincronizzarsi completamente», dice.

A cosa serve

Dopo essere comparsa durante la Prima Guerra Mondiale e poi riproposta a fasi alterne, l’ora legale in Italia è stata istituita in modo definitivo da una legge di 60 anni fa per entrare in vigore nel 1966.

Il motivo? Tagliare la bolletta energetica. Secondo Terna, società che gestisce la rete di trasmissione nazionale in alta tensione, il cambio stagionale dell’ora ha fatto risparmiare dal 2004 al 2024 circa 2,2 miliardi di euro; solo l’anno scorso, da marzo a ottobre, si è evitato il consumo di 340 milioni di kWh e l’emissione dell’equivalente di 160mila tonnellate di anidride carbonica. Nell’infinito dibattito fra sostenitori e detrattori, approdato nel 2019 perfino nell’aula del Parlamento Europeo senza però arrivare a un verdetto, si inserisce chi propone di mantenere sempre l’ora legale.

Sessanta minuti in più

Ai benefici che si avrebbero abolendo il balletto delle lancette ogni sette mesi, si sommerebbero quelli della “legale” tutto l’anno, sostiene la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), che insieme all’associazione Consumerismo ha raccolto quasi 350mila firme con una petizione su Change.org.

«Al governo chiediamo una sperimentazione, per poi verificare scientificamente gli effetti – afferma Alessandro Miani, presidente Sima e docente di Prevenzione ambientale all’Università Statale di Milano -. Già evitare la desincronizzazione del ritmo circadiano porta una riduzione dei disturbi. Peraltro, ricerche scientifiche hanno rilevato un incremento del 4-5% degli attacchi cardiaci nella settimana successiva al cambio d’orario». 

Miani snocciola dati e studi sui possibili vantaggi, come «un calo fino al 10% degli incidenti stradali che coinvolgono pedoni nelle ore serali» e ancora «una diminuzione in Italia delle emissioni di CO₂ stimata in circa 200mila tonnellate l’anno».

Sottolinea anche le possibili ricadute anti-stress: «Avere più luce nei pomeriggi permette di stimolare la produzione di serotonina, ormone del benessere, e di fare maggiore attività fisica all’aperto. Altri studi evidenziano l’aumento delle vendite al dettaglio per la propensione a stare più fuori casa la sera».

Consigli per adattarsi al “salto” d’ora

Ci sono comunque dei consigli per adattarsi al “salto” d’ora.
«Ad esempio anticipare gradualmente l’orario in cui ci si corica, 15-20 minuti prima ogni giorno, nel periodo che precede il cambio», suggerisce la professoressa Bonanni. E inoltre «non consumare di sera sostanze eccitanti, come caffeina e nicotina, mantenere una routine del sonno regolare e limitare l’uso di dispositivi elettronici prima andare a dormire, poiché la luce emessa può interferire con la produzione di melatonina, l’ormone che regola il sonno».

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