Curare i denti al tempo del Covid 19

Ne abbiamo parlato con Paolo Tonelli, professore associato di Odontostomatologia all’Università di Firenze - Aou Careggi

Tra i numerosi problemi causati dalla pandemia di Covid-19 si sono presentati anche quelli ai denti, a causa delle limitazioni nelle terapie. Con quali conseguenze? L’abbiamo chiesto a Paolo Tonelli, professore associato di Odontostomatologia all’Università di Firenze – Aou Careggi.

I ritardi nelle cure hanno influenzato la salute del cavo orale nella popolazione generale?

Il lockdown, imposto dall’autorità sanitaria, ha ridotto l’accesso programmato agli studi odontoiatrici, limitando le prestazioni ai casi urgenti e indifferibili, rimandando così le terapie avviate, con un forte disagio per l’utenza.

Quali garanzie di sicurezza sono state adottate dopo il lockdown?

La Fase 2 ha visto una lenta e progressiva “ripartenza” anche delle attività assistenziali odontoiatriche, sia a livello pubblico che privato. Le disposizioni emanate dal Ministero della Salute impongono il rispetto di norme cautelative e di prevenzione nel rispetto del paziente e di tutti gli operatori. Ad esempio il triage pre-clinico per attestare le condizioni di salute del paziente e l’uso di dispositivi che proteggano dall’aerosol che viene prodotto dalle turbine e dagli strumenti ad ultrasuoni usati per molti interventi terapeutici.

Sono ripartiti anche gli interventi di implantologia: quali le ultime novità?

Gli impianti contemporanei sono molto più compatibili con il tessuto osseo mascellare, grazie a particolari trattamenti sulla superficie che ne ottimizzano il legame e a una più spiccata capacità di resistere ai carichi masticatori. C’è anche la possibilità di seguire, in caso di buona qualità ossea, protocolli che prevedono l’impianto di perni a cui si possa applicare una protesi dentale pre-confezionata capace di sopportare un carico immediato.

Esistono condizioni cliniche che ostacolano interventi di implantologia?

La richiesta di una soluzione impianto-protesica deve essere attentamente valutata ricorrendo all’anamnesi clinica del paziente e agli esami radiologici. Esistono però delle controindicazioni cliniche: malattie sistemiche (cardiocircolatorie ischemiche o scompensate, diabete, insufficienza epatica e renale, collagenopatie, iperparatiroidismo, tumori del sistema sanguigno), terapie ormonali (tiroidee e glicocorticoidi), terapie con immunosoppressori o con bifosfonati (che trattano l’osteoporosi) e con farmaci che rallentano la genesi dei vasi; terapia radiante per neoplasie della testa e del collo; malattie psichiatriche.

Altri impedimenti sono legati a condizioni locali come la presenza di parodontite avanzata e diffusa, scarsa igiene orale, atteggiamenti viziati e ripetuti del cavo orale – fra i quali bruxismo e serramento mascellare -, tabagismo, relazione intermascellare inappropriata, gravi condizioni di atrofia ossea mascellare.

Quanto tempo è necessario per un ottimo risultato?

Il trattamento richiede il rispetto dei tempi biologici per il processo di integrazione ossea: perché si realizzi una simbiosi strettissima fra la superficie in titanio e l’osso, è necessaria un’attesa di alcuni mesi prima di applicare la protesi.

È possibile effettuare interventi di implantologia tramite il Servizio sanitario nazionale?

Le riabilitazioni impianto-protesiche sono garantite dal Ssn. Dopo un’attenta valutazione della fattibilità del trattamento, viene presentato un preventivo dettagliato delle spese (il trattamento impianto-protesico è totalmente a carico del paziente). Il paziente poi viene inserito in una lista di attesa. I costi sono gli stessi in tutta la Regione con sensibili differenze rispetto al privato. Questo non significa scarsa qualità dei materiali impiegati o dei manufatti protesici; infatti per entrambi si fa ricorso a gare con criteri stringenti per la selezione delle marche più diffuse e accreditate.

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