Duccio Medini: l’intelligenza artificiale al servizio della salute

Intervista a Duccio Medini, nuovo responsabile data science di Toscana Life Sciences di Siena

Scordatevi camici, guanti e provette. In un laboratorio di data science (dall’inglese, scienza dei dati) ci sono soprattutto computer e monitor. Eppure è proprio grazie a questo tipo di approccio scientifico che potremo analizzare virus e batteri e trovare in breve tempo le soluzioni per renderli innocui.

La cosiddetta scienza dei dati si è sviluppata negli ultimi vent’anni grazie all’innovazione informatica e in particolare all’intelligenza artificiale, che permette di «comprendere meccanismi complessi, come il funzionamento all’interno di una cellula, non attraverso l’osservazione di un fenomeno isolato, ma mettendo a confronto tutti i dati e le informazioni disponibili a livello internazionale» spiega Duccio Medini, nuovo responsabile data science di Toscana Life Sciences.

Quando si parla di dati, riferendosi a virus, batteri e allo sviluppo di terapie e vaccini, si parte da informazioni sul genoma, sull’interazione fra proteine e cellule, sulle reazioni del corpo umano, fino ad arrivare a dati di tipo epidemiologico ed economico, che misurano l’impatto di un certo farmaco sulla popolazione. Incrociando informazioni così diverse e soprattutto accorciando i tempi come è accaduto rispetto al Covid 19 con i vaccini e gli anticorpi monoclonali, si possono più facilmente trovare le risposte a diverse sfide nel campo della salute: «Per scovare anticorpi così potenti come quelli identificati dal Mad Lab di Tls a Siena, la data science ha contribuito trovando velocemente le sequenze e le varianti dei diversi ceppi del Coronavirus, ma anche ricostruendone la struttura tridimensionale. A Siena stiamo incrementando l’applicazione della scienza dei dati e avremo un’accelerazione più consistente anche grazie al contributo di Unicoop Firenze e dei suoi soci» prosegue Medini.

Torniamo al nostro laboratorio: oltre ai computer servono le persone in grado di interpretare le informazioni elaborate dai calcolatori, cioè fisici, biotecnologi, matematici, ingegneri-informatici. In comune hanno una grande dimestichezza con gli strumenti tecnologici e la caratteristica di saper interpretare i fenomeni della natura in chiave informatica.

Con tutta questa innovazione, che fine farà il vecchio caro microscopio? «Non sparirà – assicura Medini –, ma cambierà e il discorso vale per tutti gli altri strumenti di indagine chimica e biologica presenti in un laboratorio tradizionale. A Tls è stato acquistato un microscopio digitale, sembra un computer, ma è tecnicamente un microscopio, che permette di osservare in tempo reale cellule che interagiscono fra di loro e realizzare dei filmati con una definizione molto alta. Con l’intelligenza artificiale le immagini tradotte in dati o in numeri possono essere interpretate automaticamente, così da trovare subito la risposta se un determinato farmaco funziona oppure no, rispetto a quello che avviene nel vetrino».

Questo tipo di approccio è stato e continuerà a essere utile per studiare il Covid e le sue varianti, ma nel frattempo nel laboratorio di Siena stanno analizzando altri patogeni, in particolare i batteri resistenti agli antibiotici. «Un po’ per il cattivo uso che abbiamo fatto di questi medicinali, ma anche per la natura stessa dei microrganismi, che si adattano e mutano, da alcuni anni abbiamo assistito a una progressiva resistenza di alcuni patogeni prima a uno, poi a due, a tre e via via a tutti gli antibiotici. Fra questi stiamo studiando la Klebsiella pneumoniae, che in Toscana ha fatto diverse vittime». Prossimamente saranno reclutati altri “scienziati dei dati” di livello internazionale per portare avanti questi studi.

Intanto, un aggiornamento sul Covid 19: la sperimentazione sugli anticorpi monoclonali in fase 2-3 è proseguita nel mese di giugno. Nonostante il calo dei contagi, il virus continua a circolare ed è importante in previsione dell’autunno, in caso di positività, rivolgersi ai centri universitari ospedalieri-universitari di Firenze(alessandro.bartoloni@unifi.itlorenzo.zammarchi@unifi.it), Pisa (f.menichetti@ao-pisa.toscana.it), Siena (bruno.frediani@unisi.it), che stanno testando gli anticorpi per aiutare la ricerca a trovare le risposte che cerchiamo.

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