Lotta biologica e impollinazione: come gli insetti aiutano l’agricoltura

Gli insetti sono i primi indicatori dello stato di salute del pianeta ma possono anche diventare dei piccoli grandi aiutanti con la lotta biologica

Sono piccoli e molti non li sopportano, ma in realtà gli insetti, o sarebbe meglio dire gli artropodi – se vogliamo comprendere anche ragni e acari, e non solo. In questa categoria sono compresi anche scorpioni, millepiedi e crostacei – sono dei giganti della natura. Infatti sono i primi indicatori dello stato di salute del mondo nel quale viviamo, creature essenziali per la biodiversità, come dimostra anche il miele toscano.

“Gli insetti rappresentano la fetta principale delle specie animali presenti sul nostro pianeta, circa il 75%” spiega Rita Cervo, docente di Entomologia generale e applicata all’Università di Firenze “si sono diversificati in moltissime specie e si sono adattati a tutti gli ambienti terrestri: per questo li troviamo quasi ovunque sul pianeta Terra”.

Ma al di là del numero che ne giustifica comunque l’importanza, a cosa servono? “Ad esempio hanno un ruolo fondamentale per l’ecosistema: senza gli insetti sarebbe impossibile l’impollinazione delle piante, con un conseguente impatto negativo sulla biodiversità vegetale. In quelle regioni della Cina dove le api sono scomparse, per l’inquinamento e più in generale per la presenza delle attività umane, sono state utilizzate ingenti forze di manodopera per tentare di impollinare manualmente gli alberi da frutto e permetterne la riproduzione” precisa la professoressa, i cui studi più recenti sono stati dedicati alla Vespa velutina, specie originaria della Cina che ha creato problemi agli apicoltori in molti Stati europei perché la sua dieta è a base di api.

Recentemente ha valicato i confini liguri con la Francia: dobbiamo aver paura di questo e degli altri insetti cosiddetti alieni? “In natura non esistono insetti dannosi, perché nei luoghi dove vivono trovano predatori e antagonisti capaci di impedirne la proliferazione. Quando l’uomo con i suoi spostamenti li introduce, anche involontariamente, in ambienti diversi, ecco che la loro presenza può diventare pericolosa per l’ambiente e per l’uomo”.

Se molti cercano di sterminarli, c’è anche chi ha fatto diventare gli insetti degli alleati preziosi, persino per l’agricoltura. Se uno l’avesse detto ai contadini di una volta, si sarebbero messi a ridere. Oggi invece si è compreso che il pianeta si regge su un delicato equilibrio che fitofarmaci & co. contribuiscono a rompere, oltre a essere rischiosi per la salute umana.

Ecco allora che servono nuove strategie: la lotta biologica e integrata utilizza alcuni insetti per allontanarne altri, riproducendo in versione turbo quanto avviene più lentamente in natura. “In questo modo si velocizza il processo, visto che la natura non lavora per farci guadagnare di più con l’agricoltura” spiega Stefano Foschi, responsabile tecnico di Bioplanet, azienda specializzata nella lotta biologica.

Quali sono, fra gli artropodi, quelli in grado di darci una mano? Principalmente le coccinelle e il ragnetto phytoseiulus che si nutrono rispettivamente di afidi e di ragnetti rossi, entrambi voraci consumatori di piante dell’orto e degli alberi.

Ma quelli usati per la lotta integrata sono antagonisti autoctoni o alieni? «Assolutamente autoctoni e senza alcun rischio per l’uomo. L’introduzione di insetti alieni, prima assolutamente vietata, necessita oggi di un percorso di valutazione di quarantena prima nei laboratori e poi di impatto sull’ambiente esterno, che richiede mesi e talvolta anni, con l’eventualità anche di ricevere una risposta negativa».
E contro gli alieni come si interviene? «Una soluzione può essere introdurre, ovviamente dopo il percorso di valutazione obbligatorio per legge, i loro antagonisti naturali anch’essi alieni, oppure attendere che specie nostrane si decidano a diventarne predatori. Questo può accadere perché la natura a volte trova il proprio equilibrio naturalmente».
Allora abbiamo qualche speranza per le zanzare tigre con la lotta biologica? «Purtroppo quelle non hanno predatori naturali, neppure nei Paesi di origine. Quindi, lo escluderei».

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