La cassetta postale diventa virtuale e la raccomandata non è più di carta. Basta un click per presentare un reclamo, chiedere il recesso da un contratto o ricevere una multa. Dall’anno scorso ha debuttato anche il Domicilio digitale: i cittadini possono indicare l’indirizzo “elettronico” dove far arrivare le comunicazioni ufficiali della Pubblica amministrazione, risparmiando sui costi di notifica e senza code allo sportello. Una semplificazione che però non è per tutti. Chi ha meno dimestichezza con la tecnologia rischia qualche grattacapo.
Diamoci una Pec
Al centro c’è la Posta elettronica certificata, Pec in sigla, protocollo nato quasi 20 anni fa per lo scambio sicuro su internet, tra due caselle Pec, di messaggi con valore legale e con ricevuta di consegna, al pari di una raccomandata A/R. Per questo, a differenza di una normale e-mail, è necessario un documento d’identità o credenziali come lo Spid per ottenerla. I costi previsti dai gestori sono contenuti: in media dai 7 ai 20-40 euro l’anno, a seconda della quantità di dati archiviabile, per un numero illimitato di invii.
Secondo l’Agenzia per l’Italia digitale (Agid), nel nostro Paese gli indirizzi Pec attivi hanno sfiorato i 16 milioni nel 2023, con quasi 844 milioni di messaggi scambiati, traffico in crescita dell’80% rispetto a un anno prima. Segnale che il servizio è sempre più usato dai cittadini, non solo da imprese e professionisti iscritti agli Ordini che sono obbligati ad avere questa “cassetta” virtuale. E c’è pure chi dà una mano. Di recente la Regione Toscana ha messo a disposizione il numero telefonico 0550620088 per fornire consulenza ai consumatori sui temi legati all’online, compresa la posta certificata.
Domicilio digitale
Per non ricevere più a casa le raccomandate cartacee della Pubblica amministrazione, sostituite così da Pec, 2 milioni e mezzo di persone hanno già registrato gratuitamente il proprio recapito di Posta certificata nell’Indice nazionale dei domicili digitali (Inad), elenco consultabile da tutti sul sito domiciliodigitale.gov.it. Non è obbligatorio, ma chi fa parte di albi professionali è iscritto in automatico.
Un’eccezione riguarda i procedimenti tributari e giuridici che seguono iter particolari. Un altro strumento è la piattaforma Send, il Servizio Notifiche Digitali (notifichedigitali.pagopa.it) su cui numerosi Comuni si appoggiano per inviare avvisi su internet. In questo caso, se non si ha una Posta certificata, è possibile indicare i contatti su cui sarà mandata una “notifica di cortesia” via e-mail o Sms quando è presente una comunicazione ufficiale: se non si accede a Send per leggere online il messaggio entro 5 giorni, partirà la classica raccomandata.
Pro e contro
I vantaggi della Pec sono la tempestività della ricezione e la riduzione delle spese di spedizione, come quelle previste dalle multe. Di contro, chi non sa usare appieno i nuovi strumenti rischia brutte sorprese: se si perde per strada la notifica elettronica di una contravvenzione, poi scattano le penali per il ritardo nel pagamento, poiché il verbale risulta come consegnato. «Alcuni utenti credono che semplicemente non avendo aperto e letto le Pec, non ci siano problemi. Purtroppo così non è – avverte Laura Grandi, presidente di Federconsumatori Toscana -. I
l possesso della Posta elettronica certificata deve presupporre una corretta modalità d’uso: bisogna controllarla spesso perché ciò che arriva ha il valore di una raccomandata». Stanno però spuntando le prime truffe, segnala la Polizia postale, con Pec fasulle che richiedono il versamento rapido di sanzioni: va quindi verificato l’indirizzo da cui proviene la missiva (l’elenco di quelli della Pubblica amministrazione è su indicepa.gov.it, delle imprese su inipec.gov.it), oltre ad appurare con l’ente l’effettiva esistenza di una cartella esattoriale.