L’importanza di essere gentili

I vantaggi della gentilezza sono moltissimi: fa stare bene e allunga la vita. Lo dimostrano studi scientifici in numerosi campi. Perché non farne uno stile di vita?

In una società dove ogni giorno dominano notizie di sopraffazione e violenza, c’è chi rispolvera come antidoto una parola e un’arte antica: la gentilezza. Che non riguarda solo delle norme di comportamento, ma indica un modo di essere, per cui le azioni gentili sono la conseguenza di una predisposizione d’animo gentile. Quindi, non richiama solo il garbo o la cortesia, ma implica un sentire più profondo che nutre rispetto per l’altro, benevolenza nei suoi confronti, capacità di prendersene cura.

È una nobile attitudine, come nobile è l’etimologia della parola, che rimanda alla gens romana, quella sorta di famiglia allargata di cui il patrizio aveva il compito di prendersi cura.

Foto L.Gruiz

La gentilezza allunga la vita

Più di duemila anni dopo la gentilezza costituisce una sfida alla contemporaneità, «è già una provocazione in un momento in cui viene soprattutto usato un linguaggio violento a livello mediatico, relazionale e sociale, poiché definisce l’identità attraverso la cura dell’altro come parte di noi e non attraverso la colpevolizzazione o il conflitto».

A parlare è Daniel Lumera, leader del Movimento internazionale della gentilezza, oltre che sostenitore della meditazione come filosofia di vita e biologo naturalista. E, infatti, Lumera ci parla delle basi scientifiche della gentilezza e di quanto possa far bene alla salute. «Sono le neuroscienze a dirci che la gentilezza impatta sui nostri geni, allungando i telomeri nel Dna e favorendo una minore predisposizione alle malattie e quindi un aumento dell’aspettativa di vita» precisa Lumera, che con la scienziata di Harvard Imma De Vivo ha scritto il libro La biologia della gentilezza, diventato un successo a livello mondiale.

La gentilezza fa bene alla psiche

È del 2018 l’esperimento di due psicologi dell’Università di Oxford, Curry e Rowland, che dimostra come compiere atti di gentilezza per almeno sette giorni aumenti la felicità e il benessere. Un altro studio della University of British Columbia è stato condotto su 400 bambini tra i 9 e gli 11 anni di una scuola di Vancouver, in Canada. Per quattro settimane un gruppo di piccoli doveva compiere tre atti di gentilezza a scelta in un giorno, come condividere la merenda con i compagni o aiutare la mamma a cucinare; un altro gruppo doveva recarsi in posti piacevoli, come la casa dei nonni o il parco.

I risultati hanno dimostrato che il grado di felicità e soddisfazione era aumentato in entrambi i gruppi, ma i bambini che avevano compiuto atti di gentilezza erano i più popolari: avevano guadagnato in media 1,5 amici. Praticamente, mettendosi nei panni degli altri si riesce a capire meglio emozioni e prospettive, creando un clima di fiducia e collaborazione.

Comunità gentili

Nei prossimi mesi prenderà il via nelle scuole toscane un progetto sviluppato con Daniel Lumera all’interno delle proposte educative di Unicoop Firenze. Si intitola appunto “Comunità gentili”. «Saranno coinvolti i bambini della scuola primaria, che hanno ancora quella meraviglia che li predispone naturalmente alla gentilezza, ma anche i ragazzi della secondaria di primo grado che vivono un’età assai critica, quando c’è soprattutto la necessità di gestire il carico delle emozioni primarie: rabbia, impotenza, colpa, frustrazione. Far capire loro che c’è un’alternativa di comportamento e che è possibile costruire relazioni più ricche di valore significa farli diventare più forti e più capaci di adattarsi al cambiamento». Perché, come dice Darwin nella sua teoria dell’evoluzione, non è il più forte che sopravvive, ma chi meglio sa adattarsi.

«Gli incontri riguarderanno circa 90 classi per una platea complessiva di oltre 2000 studenti che saranno invitati a comportarsi con gentilezza nei confronti di se stessi, di chi sta loro accanto e verso il pianeta. Ma bambini e ragazzi diventeranno anche protagonisti di uno studio sull’intelligenza emotiva, fra i più rilevanti scientificamente a livello internazionale per il numero di soggetti coinvolti. Infatti, all’inizio e al termine del percorso agli studenti sarà somministrato un questionario di 60 domande frutto della collaborazione con Giunti Psychometrics» spiega Tommaso Perrulli, responsabile dei progetti sociali per la scuola di Unicoop Firenze, che sottolinea anche come gli insegnanti abbiano aderito con partecipazione al progetto che porta in classe modalità di relazione basate sull’attenzione e il rispetto per gli altri.

Non è mai troppo tardi

Se instillare gocce di gentilezza sin dalle scuole è un investimento sul futuro, per il mondo del lavoro significa intervenire sul presente. Ancora una volta ci vengono in soccorso dei lavori scientifici: siamo negli Stati Uniti ed è lo studioso Jonathan Bohlmann della North Carolina State University a dimostrare che un “bravo” capo, che tratta i collaboratori con equità, gentilezza e considerazione, ottiene risultati migliori per almeno tre motivi: primo, i singoli membri del gruppo eseguono meglio i loro compiti; secondo, la prestazione della squadra migliora; terzo, la percezione di essere trattati bene aumenta il coinvolgimento e porta a un impegno continuo nel futuro.

Con un boss autoritario, percepito come ingiusto, i risultati si capovolgono. A differenza delle teorie di gestione del personale basate sul divide et impera (dividi e comanda), che è stato la chiave del successo dell’Impero romano e di ben più recenti imperi economici, oggi sono molte le spinte gentili, che vedono nella cooperazione il metodo migliore per arrivare all’obiettivo.

La piattaforma di offerte di lavoro on line Infojobs ha stilato un decalogo per un Manifesto della gentilezza sul luogo di lavoro. Fra i precetti, alcuni sembrano scontati o ingenui, ma a quanto pare sono necessari. Ecco qualche esempio: «Saluta quando entri o esci da un posto di lavoro. Esagera chiedendo: “Come va?” e ascolta la risposta!». E: «Aiuta un collega: meno competizione e più collaborazione, si lavora meglio!». E ancora: «Offri un sorriso e, se vuoi strafare, anche un caffè!».

Leonardo Becchetti
Leonardo Becchetti

La gentilezza in ospedale

Leonardo Becchetti, docente di Economia all’Università Tor Vergata di Roma, conferma l’importante ruolo che la gentilezza può svolgere per accrescere il potenziale umano e delle organizzazioni. Questo vale anche nel campo della salute, come lo stesso Becchetti scrive in un recente studio svolto all’ospedale di Locarno, che da tempo ha introdotto nel suo programma una strategia orientata alla gentilezza.

«Abbiamo registrato che la gentilezza produce effetti benefici, quali l’attenuazione della drammatica caduta di senso rispetto alla vita nei pazienti dopo uno shock sanitario, un miglioramento dell’alleanza terapeutica paziente-medico e un potenziamento delle relazioni interne fra il personale sanitario, aprendo così uno spazio per migliorare le prestazioni mediche, senza la necessità di espandere il budget» spiega il professore.

Nonostante che negli ultimi trent’anni si sia registrato un crescente interesse, il ruolo della gentilezza in economia è ancora sottostimato. Invece, le scienze sociali stanno scoprendo che «l’intelligenza emotiva e relazionale sono due potenti forze – aggiunge Becchetti – che possono influenzare la soddisfazione della vita e la produttività delle nostre azioni sociali ed economiche. La gentilezza è un piccolo dono che può indurre riconoscimento, affidabilità e atteggiamenti cooperativi che stimolano la fiducia in moltissimi campi».

Chi pensava che tutto potesse essere ridotto all’Homo economicus, un concetto della teoria economica classica che descrive gli esseri umani come pienamente razionali, la cui massima soddisfazione coincide con la crescita dei consumi e della ricchezza, evidentemente si sbagliava.

Gentilezza nello sport

Tutto è cominciato a marzo 2022: non era passato neppure un mese dall’invasione russa in Ucraina che l’allora portiere dell’Empoli e oggi della Nazionale, Guglielmo Vicario, decide di accogliere in casa sua una famiglia di profughi ucraini. Questa scelta ricca di umanità convince Gaia Simonetti, ambasciatrice dei Costruttori di gentilezza, che il mondo dello sport può diventare un veicolo eccezionale per promuovere comportamenti improntati all’altruismo e alla solidarietà. Per questo insieme all’Ussi (Unione stampa sportiva italiana) nazionale e toscana e all’associazione Cor et amor, decide di premiare il giocatore con una maglietta disegnata da alcuni bambini e la scritta “Lo sport ha il potere di cambiare”.

«Il Premio Costruiamo gentilezza nello sport è nato in questo modo, dal bel gesto di Vicario che non ha esitato a dare un tetto a chi fuggiva dalla guerra – racconta Simonetti -. Da allora i premiati sono stati circa due-tre l’anno. Le azioni gentili ci vengono segnalate molte volte anche dai bambini che con la loro sensibilità notano aspetti che agli adulti sfuggono». Proprio dalla segnalazione dei più piccoli è scaturito il premio assegnato all’allenatore Claudio Ranieri, che nel 2023 sulla panchina del Cagliari durante una partita cruciale per la promozione in A redarguiva i propri tifosi perché insultavano gli avversari e li invitava a fare il tifo, invece, per la propria squadra.

«Non ci sono solo calciatori fra i premiati: proprio perché sono il frutto di segnalazioni, i nostri premi spaziano fra atleti e squadre di molti sport – conclude Simonetti -. Un esempio è il Circolo Tennis Giotto di Arezzo che ha ricevuto il riconoscimento perché davanti ai campi da gioco ha installato la panchina rossa contro la violenza sulle donne». Davvero, lo sport ha il potere di cambiare.

(Ha collaborato Valentina Vannini)

Gentilezza è un’azione deliberata e volontaria, motivata dalla sensibilità personale verso i bisogni e i desideri degli altri con l’obiettivo di promuovere il loro benessere.

Manifesto della gentilezza sul luogo di lavoro

  • Saluta quando entri o esci da un posto di lavoro e chiedi anche: “Come va?”
  • Aiuta un collega: meno competizione, più collaborazione e si lavora meglio
  • Offri un sorriso e, se vuoi strafare, anche un caffè!
  • Mettiti nei panni di un collega per 5 minuti
  • Conta fino a 10 prima di parlare, quando la situazione è tesa
  • Cerca la soluzione, non l’assoluzione o il capro espiatorio
  • Festeggia i traguardi raggiunti, tuoi o altrui
  • Stabilisci un tetto massimo per le lamentele quotidiane
  • Usa le parole “per favore”, “scusa” e “grazie”
  • Fai notare un talento a chi lavora con te o per te

(Fonte: Infojobs)

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