Trama
La vicenda ambientata nell’impero russo, nella seconda metà del XIX secolo, si apre con la messa funebre del trapassato Ivan Il’ič Golovin, alto giudice della Corte d’Appello, a cui presenziano la famiglia e gli amici, imbarazzati per un sentimento di completa indifferenza che non riescono a dissimulare e tenuti da un formale contegno dovuto solo alla rispettabilità della propria posizione borghese e non per compassione verso il defunto. Ivan Il’ič è un uomo che ha vissuto una esistenza nel modo più semplice e comune possibile, che con rettitudine e onestà è riuscito nella personale scalata sociale. Un giorno, per un banale incidente domestico, Ivan Il’ič si ammala gravemente: nessun riposo, nessuna cura possono salvarlo da una morte ormai imminente
La citazione degna di nota
Non è possibile che la vita sia stata così insensata, così repellente. E se era proprio così repellente e insensata, allora perché morire, e morire soffrendo?
In loro vedeva se stesso, tutto quello di cui aveva vissuto, e vedeva chiaramente che era tutto sbagliato, era un orribile enorme inganno che nascondeva la vita e la morte
Le nostre riflessioni
Ricco di spunti di riflessioni questo breve, ma denso testo di Tolstoj, in cui tutto ruota intorno al concetto di vita e di morte. L’autore riesce, con una certa maestria, a spiegare in prima persona un evento come la morte, che non ha vissuto. Con grande capacità affronta le tematiche legate a questo tragico evento: l’ipocrisia e l’egoismo, non tralasciando neppure il male fisico, reso molto bene nel racconto; fino a raggiungere quella che sembra essere la pace e la luce un attimo prima della dipartita.
Le parole chiave del libro
Ipocrisia
famiglia
egoismo