Trama
È il 1946 quando Amerigo lascia il suo rione di Napoli e sale su un treno. Assieme a migliaia di altri bambini meridionali attraverserà l’intera penisola e trascorrerà alcuni mesi in una famiglia del Nord; un’iniziativa del Partito comunista per strappare i piccoli alla miseria dopo l’ultimo conflitto. Con lo stupore dei suoi sette anni e il piglio furbo di un bambino dei vicoli, Amerigo ci mostra un’Italia che si rialza dalla guerra come se la vedessimo per la prima volta. E ci affida la storia commovente di una separazione. Quel dolore originario cui non ci si può sottrarre, perché non c’è altro modo per crescere.
La citazione degna di nota
Non ho più voglia di tornare in albergo, non ho fame, non so se tu mi manchi e non ho ancora capito in che modo mi mancherai. La lontananza tra noi è diventata un’abitudine. Abbiamo disertato tanti appuntamenti. Dal momento in cui mi hai messo su quel treno, io e te abbiamo preso binari diversi, che non si sono più incrociati. Ma adesso che la distanza è incolmabile e so che non ti incontrerò più, mi viene il dubbio che sia stato tutto un equivoco, tra me e te. Un amore fatto di malintesi.
Le nostre riflessioni
Quella di Amerigo è una storia da prendere e fare propria, è una storia vera, emotiva, che si sente nelle ossa, è un’esperienza di vita che nasce nei Quartieri Spagnoli di Napoli, si allunga poi verso Modena e torna poi alle origini nella Città del sole, come a concludere un ciclo vitale.
La scrittura fluisce da sola, raccontando le vicende del bambino e trasportandoci con lui, facendoci vedere la sua vita e le sue esperienze con i suoi occhi prima giovani e poi adulti. Questo aspetto della differenza di scrittura fra l’Amerigo bambino e l’Amerigo adulto ci ha dato ulteriore modo di immergerci in queste vicende di vita. Abbiamo riflettuto sul fatto che un bambino non ha i mezzi e l’intelligenza emotiva per usare certe parole e descrivere certe emozioni, e tantomeno ha la malizia di capire le vere intenzioni che si celano dietro determinate azioni e parole di una persona, quindi i suoi pensieri vengono contaminati anche dalla coscienza di lui da adulto che indirizza i fatti e le parole verso la direzione e l’interpretazione giuste. Anche il parlare con frasi brevi ci suggerisce che sia un bambino a parlare e raccontare.
È triste leggere di queste vicende, di questa povertà e di questa disperazione, leggere attraverso gli occhi di un bambino la realtà di una madre che è costretta a mandare via il proprio figlio per tentare di dargli una speranza. Così come è triste vedere come la madre non lo abbia rivendicato, lasciandolo andare anche dopo la sua fuga; uno dei punti più tristi, secondo noi, è quando Amerigo scopre che proprio sua madre ha venduto il suo violino e gli ha nascosto le lettere arrivate per lui, fatto che lo lascia ferito e disorientato.
Possiamo capire che la madre sia una donna indurita dalla vita, ma ci hanno colpito molto questi gesti, così come l’affermare che “con il violino non ci mangiamo”.
Un altro aspetto che vogliamo sottolineare è il senso di solidarietà che avevano coloro che ospitavano i bambini, qualità che forse adesso è andata un po’ persa. Vediamo il cuore di queste persone, vediamo che vivevano del proprio lavoro senza essere esageratamente possidenti, erano famiglie normali che decidevano di ospitare i bambini per dare loro una speranza e una vista sul mondo diversa da quella a cui erano abituati. Non si limitavano solo ad accoglierli, come possiamo notare per esempio dalla festa di compleanno per Amerigo che fa emozionare così tanto il bambino visto che non ne aveva mai avuta una. Egli scopre l’affetto grazie a questo scambio di vite, scopre l’amore, scopre una vita diversa, una vita più di cuore. La festa di compleanno, il violino e le lettere sono simboli che dimostrano l’amore.
Ci siamo soffermate molto sui gesti forti della madre di Amerigo: vendergli il violino, nascondergli le lettere. Amerigo era molto affezionato al proprio violino, avendo scoperto la passione per la musica a scuola, e aspettava con apprensione le lettere che la famiglia che lo aveva accolto aveva promesso di mandargli, speranzoso di poter ricavare da esse un po’ di quell’affetto di cui aveva bisogno una volta tornato a casa; per questo scappa quando scopre la verità sulla sparizione di entrambi, ferito all’inverosimile da quei gesti. Abbiamo visto nelle azioni di sua madre il sentirsi forse in difetto per non essere mai riuscita a dargli i beni materiali ma soprattutto l’affetto che quei gesti implicavano;
abbiamo visto anche della cattiveria da parte della donna, come a volerlo disilludere, inculcandogli che la vita che avrebbero dovuto fare dopo essere tornato a casa sarebbe stata senza regali, senza affetto e senza fronzoli, come per fargli capire che il trattamento che aveva ricevuto nei mesi che aveva trascorso al Nord era terminato. Ci è venuto spontaneo pensare che la madre avrebbe dovuto lasciare che Amerigo venisse adottato dalla famiglia ospitante fin dal primo momento, rinunciando ad ogni diritto che aveva su di lui, ma ciò non avviene se non dopo la sua fuga.
Ci teniamo anche a soffermarci su un piccolo trafiletto del libro dove si parla di Maddalena, la donna a cui venne affidato un bambino pur non essendo sposata. Vorremmo soffermarci sul ceffone che riceve per aver espresso un proprio pensiero a una riunione del partito comunista: lei è la stessa donna che aveva aiutato i partigiani durante la Guerra, la stessa donna che era ritenuta importante ai fini della Resistenza, ma che aveva cessato di avere quell’importanza una volta finita la necessità da parte degli uomini.
Lo consigliamo a...
A chi vuole leggere un libro intenso ma scorrevole.
A chi vuole leggere un’esperienza vera, che entra nelle ossa.
A chi vuole leggere un romanzo storico.
A chi vuole entrare in una storia commovente narrata attraverso gli occhi di un bambino.
A chi è pronto a fare un viaggio con un bambino che scopre l’affetto e la vita.
Le parole chiave del libro
Degrado
speranza
generosità
solidarietà
tristezza
coinvolgimento
lontananza
umanità