Tutto in una triglia

In barca a vela nel Mediterraneo per trovare una soluzione all’inquinamento da microplastiche

Tutto è cominciato quando gli skipper Lorenzo Cipriani e Valerio Bardi decisero di fare il giro del mondo in barca a vela. Con lo Swan 46 MKII, battezzato Milanto, volevano partecipare alla World Arc. Era l’inizio del 2020. Dopo pochi giorni di navigazione la pandemia costringe al lockdown globale, con conseguente chiusura dei porti. «Fu una navigazione ottocentesca. Non c’erano petroliere né altre navi, non c’erano aerei in cielo e in molti porti non volevano farci attraccare. Abbiamo mangiato riso e lampuga per mesi» racconta Cipriani. Dopo un anno e mezzo, i due skipper riescono comunque a portare a termine l’impresa. Il giro del mondo in barca a vela finisce a Viareggio con una grande festa.

L’idea

Neanche il tempo di sbarcare ed è già pronta l’idea per il viaggio successivo, nella primavera-estate del 2022: Art Odyssey, sulle rotte storiche del Mediterraneo. E qui entra in ballo un altro protagonista di questa storia incredibile. Il professor Duccio Cavalieri del Dipartimento di Biologia dell’Università degli studi di Firenze, tra i massimi esperti di microrganismi, aveva seguito il viaggio di Milanto durante la pandemia e ha un’idea: coinvolgere la barca nel progetto “Microplasmed” per il tracciamento della biodiversità microbica associata alle microplastiche.

«Si tratta – racconta Cavalieri – di un progetto co-finanziato dalla Regione Toscana e dall’Unione Europea, che intende usare il microbioma dei pesci per capire alcune cose: come è cambiato il Mediterraneo, se le sue aree presentano diversità microbiche e se l’inquinamento da microplastiche ha un effetto sui microbi dell’intestino di un pesce. La triglia di fondo è stata scelta come bioindicatore». Se in corrispondenza di zone dove ci sono alti indici di microplastiche ci sono determinate comunità microbiche e se scopriamo come queste siano conservate in aree diverse del Mediterraneo, possiamo comprendere la struttura di microorganismi di interesse biotecnologico per ridurre l’impatto delle plastiche. Questo è lo scopo della ricerca».

In azione

A Lorenzo Cipriani viene spiegato come fare, da vero microbiologo, un campionamento corretto. In questo caso anche a impatto zero, e non, come avviene di solito, su navi a petrolio e su animali già destinati al commercio. Impara anche che i campioni devono essere conservati da – 4°C a – 20°C con una sostanza che ne stabilizza il Dna e blocca ogni reazione biologica di degradazione.

Il giro del Mediterraneo antico, più di 4000 miglia di navigazione, è un itinerario che attraversa tanti mari diversi, dentro quello che lo storico Fernand Braudel definiva il “continente liquido”. «Quando non eravamo in navigazione – racconta Cipriani -, andavo alla ricerca di triglie appena pescate. Le pesavo, ne estraevo le viscere, annotavo eventuali variazioni di colore e poi posizionavo l’intestino dentro la provetta, infine la sistemavo in freezer».

Adesso è in corso il sequenziamento del Dna. «Per capire quali specie batteriche e fungine sono indispensabili e presenti dappertutto, quali sono caratteristiche di una determinata area e infine quali batteri e funghi sono associabili alla degradazione delle microplastiche – continua Cavalieri –, usiamo calcolatori quasi unici sul territorio nazionale, che confrontano i nostri dati con tutti quelli depositati a livello mondiale su questa specie. È un lavoro di bioinformatica avanzatissima che richiede più ore di calcolo che di analisi».

Le antiche rotte del Mediterraneo, depositarie di civiltà antichissime e ricche di storie, adesso avranno una storia in più da raccontare.

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