Il nome richiama subito alla mente Robin Hood, l’eroico arciere inglese, a metà fra storia e leggenda, che nella contea di Nottingham non esitava a schierarsi dalla parte dei più deboli. Se dalla Foresta di Sherwood, teatro di opere letterarie e film, ci si sposta a Firenze, si possono raccontare le prime pagine di una storia anch’essa frutto di un’idea coraggiosa. Nel capoluogo toscano, infatti, è nata Robin Food, la prima cooperativa fiorentina interamente autogestita da chi il cibo lo consegna.
A fondarla sono stati Simone Di Giulio, Luca Manetti, Nadim Hammami, Duccio D’Agnano, Salvatore Settimo Micciché, Alessandro Fabbri e Mahmad Bakro, sette giovani tra i 24 e i 40 anni con un passato da ciclofattorini per le più note multinazionali di cibo a domicilio, che hanno deciso di unire le forze per creare un’alternativa etica e sostenibile nel settore delle consegne a domicilio.
Il gruppo ha partecipato a Smart and Coop, il bando promosso da Legacoop Toscana e Fondazione Cr Firenze per sostenere la nascita di nuove cooperative di giovani, intraprendendo poi con il supporto di Legacoop Toscana il percorso di costituzione in cooperativa.
Zaini termici rossi sulle spalle e piedi sui pedali, i giovani di Robin Food propongono un modello di lavoro etico e solidale, che vuole tutelare i diritti dei lavoratori garantendo retribuzioni eque e un futuro migliore. La cooperativa ha siglato un protocollo d’intesa con Nidil Cgil Firenze in cui s’impegna ad applicare ai lavoratori il contratto nazionale di settore.
«Da noi la parola cottimo non esiste – spiega Duccio D’Agnano, 32 anni, uno dei soci fondatori di Robin Food -. I nostri soci lavoratori hanno contratti di lavoro da dipendente e ricevono un compenso orario in base ai contratti nazionali, in grado di garantire loro uno stipendio per una vita dignitosa. Vogliamo fare anche inserimenti lavorativi per chi studia all’università e reinserimenti per persone che hanno perso il lavoro. Crediamo che questo settore possa essere sostenibile anche con dei contratti da dipendente».
Robin Food offre un modello più “giusto” anche per i ristoratori e contribuisce a generare valore per l’economia locale: i profitti derivanti da un mercato in grande crescita come quello del food delivery (cibo a domicilio) restano sul territorio e portano ricchezza per la comunità che li genera.
«Durante la pandemia le grandi compagnie di consegne di cibo hanno alzato le commissioni sullo scontrino, che sono diventate molto onerose per gli esercenti – chiarisce Luca Manetti, 26 anni, anche lui tra i fondatori di Robin Food e con una lunga esperienza da rider -; noi ci offriamo commissioni più basse e soluzioni più solidali per andare incontro ai ristoratori».
Il sito da cui i consumatori possono effettuare gli ordini si appoggia a CoopCycle, federazione internazionale di cooperative che usano lo stesso software e collaborano per proporre un’alternativa sostenibile al modello dominante nel settore.
Robin Food vuole lasciare un’impronta anche dal punto di vista del rispetto dell’ambiente: per le consegne la cooperativa utilizza mezzi di trasporto non inquinanti, come biciclette e mezzi elettrici, e opta per materiali ecologici nella scelta del packaging.