Denis e gli altri

Quasi 21mila i minori stranieri non accompagnati in Italia: il ruolo del tutore volontario

Denis arriva in Italia, dall’Albania, nel 2019. Ha 17 anni e, essendo minorenne, gli viene affidato un tutore, come previsto dalla legge, che lo aiuterà per le faccende legali e per il raccordo con vari enti e istituzioni. L’obiettivo di Denis è aiutare i suoi genitori e i suoi fratelli in Albania, che vivono con difficoltà occupandosi di agricoltura a livello familiare. Il tutore nota però nel ragazzo una grande passione e predisposizione per il disegno e, con tutti i dubbi del caso, gli propone un corso triennale per operatore grafico, un corso che può svolgere alternando lo studio ad alcuni periodi di lavoro. Denis porta a termine i tre anni di corso brillantemente, trova lavoro come grafico e diventa anche formatore in laboratori sulla grafica legata ai diritti dei minori.

Quella di Denis è una storia a lieto fine, ma la vicenda dei minori stranieri non accompagnati è molto più complessa e articolata, tanto che la legislazione ha introdotto la figura del tutore volontario, prevista dalla Legge Zampa del 2017 (nomina che si ottiene con un apposito corso di formazione e un esame finale).

A oggi, in Italia, i tutori volontari sono circa 3500 secondo l’ultima rilevazione, di cui circa 250 in Toscana. Sempre secondo gli ultimi dati, i tre quarti dei tutori sono donne, laureate, con un’età fra 40 e 50 anni.

Un’associazione per i tutori

Compito del tutore volontario è quello di aiutare e rappresentare il minore fino al raggiungimento della maggiore età. Un compito legale, di sostegno e accompagnamento per ragazzi che non conoscono lingua e cultura del Paese che li accoglie e di raccordo con le strutture sanitarie, i centri di accoglienza, le istituzioni scolastiche e il Tribunale dei minori.

«Serve una grande consapevolezza per svolgere questo ruolo – dice Giulia Dagliana, presidente dell’Associazione dei tutori volontari di minori stranieri non accompagnati della Regione Toscana, costituita a Firenze nel 2019 -: noi non siamo lì solo per mettere una firma, ma non siamo nemmeno i genitori affidatari né i genitori adottivi. Emotivamente non è sempre facile, a volte si instaurano relazioni un po’ fredde e frustanti, altre nascono rapporti che vanno ben oltre il periodo di tutela. Bisogna essere coscienti che la nostra è un’attività per agevolare l’ingresso nella vita ai cittadini del mondo di domani, ma non è sempre facile».

Da soli nel mondo

Un impegno generoso, quello dei tutori volontari, ma ancora insufficiente rispetto al quadro della situazione: secondo i dati del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, i minori stranieri non accompagnati censiti in Italia al 30 giugno 2023 sono 20.926, in maggioranza maschi (86,6%), e hanno per la maggior parte 17 anni (44,7%), 16 (24,7%) e 15 (12,1%). Arrivano soprattutto da Egitto (5341 minori), Ucraina (4512), Tunisia (1781), Guinea (1174) e Albania (1137), mentre le r egioni che ne accolgono di più sono la Sicilia (4621 minori, il 22,1% del totale), la Lombardia (2764, il 13,2%), l’Emilia-Romagna (1727, l’8,3%) e la Calabria (1669, l’8%).

«Io non sono un genitore – prosegue la presidente Dagliana – ma me lo posso immaginare: far partire un figlio minorenne, da solo, per un Paese straniero, deve essere una scelta difficilissima, ma evidentemente dettata da buone ragioni. E credo sia importante e utile sostenere queste ragioni attraverso il nostro impegno di tutori volontari, perché quella di Denis non sia solo una piccola storia, ma piuttosto una grande speranza per tutti gli oltre ventimila minori che sono venuti nel nostro Paese alla ricerca di un futuro più bello e più giusto».

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