Ascolto, Amore, Rispetto, Consenso, Fiducia. Cinque parole non banali che assumono un nuovo, più attuale significato nell’ambito della campagna “Dire, fare, amare” promossa da Coop a favore dell’obbligatorietà dell’educazione affettiva nella scuola.
La scuola degli affetti
Un argomento su cui converge il 70% del campione consultato nel sondaggio “La scuola degli affetti” promosso da Coop in collaborazione con Nomisma. Secondo questa indagine recente (febbraio 2025)* sono ben 9 italiani su 10 a ritenere che proprio l’insegnamento scolastico possa contribuire alla prevenzione di fenomeni di odio, emarginazione, finanche violenza di genere.
A partire anche dalla tenera età, dato che un genitore su due immagina che il percorso dell’educazione alle relazioni possa iniziare già dalla scuola elementare e debba essere affidato a figure professionali, insegnanti e psicologi, le cui capacità e conoscenze sono riconosciute. E se volessimo avere la cartina tornasole tra coloro, seppur una minoranza, che non vogliono l’educazione alle relazioni come materia scolastica obbligatoria il motivo principale per il 49% è proprio il timore che possa essere trattata con superficialità.
Tra i banchi, insomma, molte competenze richieste ma niente tabù. Tanto che, per 9 genitori su 10 i programmi scolastici di educazione alle relazioni dovrebbero parlare sia di rapporti con i partner che di rapporti in generale che di informazione sessuale (anatomia del corpo, malattie sessualmente trasmissibili, metodi contraccettivi e consenso nelle relazioni sessuali).
Una fotografia della realtà molto lontana dalle ultime recenti disposizioni in materia promosse dal Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara che non apre sul principio dell’obbligatorietà di questa materia (l’Italia è uno dei pochi Paesi europei a non averla) e introduce il vincolo dell’approvazione delle famiglie per quelle iniziative di formazione su questa materia peraltro a carattere puramente extracurricolare e dunque lasciate alla libera offerta dei singoli istituti scolastici.


La campagna nei punti vendita Coop
La campagna di Coop prosegue ora con l’arrivo in questi giorni, in tutti i punti vendita Coop, di un prodotto simbolico e popolare come una confezione multipla di fazzoletti di carta proposta in edizione speciale con le cinque parole chiave della campagna.
Un modo già sperimentato in altre occasioni per usare un prodotto che può arrivare in moltissime case (400mila confezioni pari alla rotazione di circa 3 mesi) come mezzo di informazione e di adeguata sensibilizzazione sul tema.
Le cinque parole sono oggetto di interpretazione e attualizzazione da parte dell’Accademia della Crusca, uno dei principali punti di riferimento per gli studi sulla lingua italiana. Grazie al lavoro svolto da Paolo D’Achille e Rita Librandi, rispettivamente Presidente e Vicepresidente dell’Accademia, e da Federigo Bambi, Accademico della Crusca, ricostruiamo origine e storia di queste parole e soprattutto l’uso che oggi nel linguaggio comune ne facciamo tenendo conto anche delle deviazioni rispetto al significato di partenza.


A partire dal termine “Amore”, parola di antichissima attestazione tanto che in volgare, compare per la prima volta nel 1190, ma che oggi spesso si allontana dal significato originario che non rinvia in alcun modo a sentimenti negativi. Eppure, oggi, corredata da aggettivi quali malato, morboso o tossico, acquista una fisionomia contraria rispetto al sentimento fonte di vita cui la parola amore rinvia fin dalla sua origine. E nel significato di amore rientrano tutte le parole individuate per promuovere l’educazione alle relazioni e agli affetti; tutte possono essere adoperate per definirne la natura: amore è fiducia nell’altro, è capacità di ascolto, è rispetto della persona verso cui rivolgiamo il nostro sentimento ed è consenso verso le sue decisioni.
* “La Scuola degli affetti. Indagine sull’educazione alle relazioni” un sondaggio svolto dall’Ufficio Studi Coop con la collaborazione di Nomisma su un campione rappresentativo della popolazione italiana (2000 persone tra i 18 e i 64 anni). A guidare i lavori un Comitato Scientifico formato da Linda Laura Sabbadini, ex dirigente del Dipartimento per le Statistiche Sociali dell’Istat e oggi editorialista, Elisabetta Camussi, docente di Psicologia Sociale presso l’Università Milano Bicocca e Presidente della Fondazione Ossicini, Enrico Galiano scrittore, insegnante e comunicatore sociale noto per il suo impegno nella diffusione di una didattica alternativa.