Pepe Mujica, il presidente povero che ha risollevato l’Uruguay

Uguaglianza, cooperazione e solidarietà: questi sono i valori che hanno guidato la presidenza di Mujica. E hanno funzionato.

Raggiungere l’uguaglianza attraverso i valori della cooperazione, dell’egualitarismo e del principio di sobrietà.

Trovare una strada mediana fra l’economia che valorizza l’individuo e un’economia solidale. È la lezione di Pepe Mujica, presidente dell’Uruguay dal 2010 al 2015, dopo un passato da guerrigliero.
Ha ridotto la povertà del Paese e lo ha modernizzato, devolvendo il 90% del suo stipendio ai bisognosi.

A ottantaquattro anni, Mujica invita i giovani a non sprecare la vita e l’economia a riorientarsi, per non bruciare il futuro delle nuove generazioni e del pianeta.

«In natura tutto ha un limite, c’è l’albero più alto e quello più vecchio, oltre non si va. Anche l’accumulazione di ricchezza dovrebbe avere un limite: in questo senso opera l’economia cooperativa, che ci avvicina, migliora il grado di istruzione, premia lo sforzo individuale ed è imprescindibile per costruire una società con più uguaglianza» ha spiegato Mujica ai cooperatori italiani riuniti a Bagnacavallo lo scorso agosto per un incontro con l’ex presidente dell’Uruguay.

La cooperativa non è un’impresa qualsiasi

«Al giorno d’oggi la forza economica ha imparato a utilizzare la natura collaborativa degli individui e ci sono grandi aziende che lo stanno facendo. Il potere economico però è sempre più concentrato nelle mani di pochi, mentre il patrimonio della classe media è congelato. Nel fronteggiarsi fra grandi aziende e mondo dei lavoratori abbiamo bisogno di strumenti: uno di questi sono le associazioni».

«È indispensabile che i più deboli imparino ad aggregarsi per contrastare la forza dei più potenti e la cooperazione è l’unica forma di associazione che gli uomini possono adottare per raggiungere l’uguaglianza. Mettersi insieme e unire le forze è la strada necessaria per dare ai più deboli il diritto all’indipendenza, che si ottiene solo promuovendo il valore della collettività e la politica del bene comune.

Una rivoluzione culturale per salvare il miglior mondo possibile, quello attuale

Ma oltre alla lotta alle disuguaglianze c’è un’altra sfida che ci attende: «Noi siamo tutti cittadini del mondo e il nostro mondo sta entrando in una fase pericolosa.
Trent’anni fa a Kyoto gli scienziati ci dissero che gli eventi meteo avversi, dovuti al riscaldamento globale, sarebbero aumentati, ma negli scorsi anni la politica non ha preso le decisioni opportune per scongiurare il rischio di una catastrofe ambientale.

Se continuiamo così, quello che ci attende è un olocausto ecologico: la popolazione mondiale continua ad aumentare e non possiamo credere di poter vivere tutti al livello dei Paesi più sviluppati, come la Germania.

Il mondo, anche sotto questo aspetto, ha un limite, le risorse sono finite e dobbiamo impegnarci su temi come il riciclo, l’eliminazione degli sprechi e l’economia circolare». Secondo Mujica quello che ci serve è «una rivoluzione culturale, per conservare questo mondo come il migliore possibile».

La vera ricchezza è il tempo

Mujica è anche l’uomo del «non fatevi rubare la vita» che invita i giovani – e non solo loro – a non vivere esclusivamente per il profitto e per lo sviluppo economico: «La vita è una e la vera sfida è quella del tempo: oggi siamo mediamente più ricchi, ma siamo anche più felici? O la felicità sono piuttosto gli affetti, quello che si sente nel cuore, il tempo passato con i figli, l’uomo o la donna che si ama, gli amici?

La felicità ha bisogno di tempo e possiamo averla tutti, se solo decidiamo di non passare il tempo a combatterci». Quindi, ad esempio, cooperando.

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