Il bello del gioco

Le vendite di giochi e giocattoli salgono, anche in periodi di crisi, e non riguardano solo i bambini. Quando giocare fa bene

Il poeta e filosofo Friedrich Schiller diceva: «L’uomo è veramente uomo soltanto quando gioca». C’è da credergli, perché le “prove” arrivano un po’ da tutte le parti. Il mercato italiano procede a gonfie vele con un valore positivo del 2% nel primo semestre del 2023.

Il dato lo fornisce Assogiocattoli – l’associazione italiana che, fondata nel 1947, rappresenta con circa 200 iscritti la quasi totalità delle imprese che operano nei settori giochi e giocattoli, prodotti di prima infanzia, festività e party – attraverso la società di ricerca Circana.  

Un 2% di media (1,7% a valore economico, 2,4% per unità) che «fa ben sperare per la stagione più promettente dell’anno, cioè quella natalizia, quando le aziende vanno a guadagnare quasi il 70% del fatturato annuo – afferma Maurizio Cutrino, direttore di Assogiocattoli -. Un periodo, perciò, molto importante per le nostre imprese».

Bambole e Pokemon

Dunque, anche in un momento storico difficile come quello che stiamo vivendo, il giocattolo tiene, con uno scenario che mostra anche delle novità interessanti. «Solitamente ai primissimi posti della classifica delle vendite troviamo giochi di costruzioni e bambole – dice Cutrino -. Nell’ultimo periodo, invece, sono saliti tantissimo i giochi di carte strategiche (sul modello delle carte Pokemon, per capirsi).

Un altro dato curioso lo regalano i peluche, super-categoria in crescita che ha iniziato a salire durante i mesi del primo lockdown legato al Covid». Il motivo? «I peluche sono un antistress ideale e possono essere dati anche a un neonato (si tratta di un prodotto che non prevede divieti d’uso o limiti d’età). Ecco, in tal senso, è stato l’oggetto coccolabile durante la pandemia, utile come fonte di relax». E la crescita, dal lockdown in poi, è proseguita, tanto da aver registrato in un anno (da giugno 2022 a giugno 2023) un incremento del 54%.

«È una tendenza per certi versi anomala, se pensiamo all’inverno demografico che stiamo attraversando – riflette il direttore di Assogiocattoli -. Si sta riducendo la quantità di vendite, ma si spende di più. C’è l’inflazione, una situazione economica difficile, eppure le famiglie sono disposte a comprare meno ma meglio, scegliendo giocattoli con un valore qualitativo più alto».

Per piccini e grandi

È sbagliato, tuttavia, pensare che il gioco sia un’attività esclusiva dei bambini. E i dati ci supportano anche in questo. Giochi da tavolo, puzzles e articoli da collezionismo tengono banco nel mercato dei giocattoli con un recente e notevole rilancio. «Le aziende hanno registrato una rinnovata attenzione da parte dei grandi, creando in alcuni casi linee dedicate proprio al mondo adulto, definito kidult – spiega Cutrino -. Quanto ai giochi da tavolo sono protagonisti di una crescita costante da oltre 4 anni. Nello specifico, la categoria games e puzzles ha visto un +21% nell’ultimo anno e il gioco da tavolo rappresenta oggi quasi il 25% del fatturato totale delle vendite dei giocattoli».

Fra i giochi dei tempi moderni spiccano quelli digitali, che possono svolgere anche un ruolo formativo. Francesco Lutrario, game designer, professore del dipartimento di informatica dell’Università La Sapienza di Roma, membro del comitato scientifico e docente del Gamificationlab Sapienza, spiega: «Il gioco è lo strumento che la natura ci ha dato per adattarci al mondo fisico e sociale che ci circonda – dichiara -. Andare in bici, arrampicarsi su un albero, interpretare i ruoli che la vita ci impone, sono attività che non impariamo a scuola, ma tramite l’esperienza del gioco».

Il gioco vale la candela

È perciò un meccanismo naturale che aiuta la crescita dell’individuo, come conferma il dottor Antonio Lo Iacono, presidente della Società Italiana di Psicologia (Sips) e dell’Istituto di Psicoterapia Psicoumanitas. «Guardiamo gli animali: io ho due gatti e quando giocano vedo che si divertono tantissimo. Vedere un cucciolo o un bambino giocare è lo spettacolo più bello del mondo, perché il gioco rappresenta una motivazione intrinseca».

Nessuno, infatti, impone a qualcun altro di giocare. Piuttosto, a scatenare il gioco sono la spontaneità e la volontarietà: il giocatore sceglie cosa fare e come farlo, innescando un incredibile sviluppo della creatività.

«Maria Montessori, conosciuta perlopiù in Italia come pedagogista, mentre per il suo pensiero all’estero è considerata una delle più importanti psicologhe, diceva quanto fosse importante non tenere sempre i bambini impegnati in qualcosa da fare ma lasciarli pure nella noia, perché l’annoiarsi può liberare la loro creatività – riprende Lo Iacono -. Non solo. In un bambino in caso di eventi traumatici, ad esempio, il gioco può attivare una situazione catartica».

I poteri terapeutici del gioco sono tanti e tutti positivi: aiuta il confronto, la conoscenza delle proprie potenzialità, l’evoluzione del linguaggio, la definizione del carattere. Perché rappresenta un accesso diretto alla personalità, diventando una forma di addestramento attraverso vari canali, dall’assertività all’aggressività, dal senso di autostima alla capacità espressiva e di raccontare storie. «Il gioco costruisce dei mondi e, in ambito scolastico, può facilitare l’apprendimento, sviluppando pensieri più adeguati e abilità sociali ed emozionali», spiega il presidente della Sips.

Gioco d’equilibrio

Ma esistono giochi buoni e giochi cattivi? Giocattoli e passatempi che fanno bene e altri che fanno male? Dipende. Sul banco degli imputati ci sono spesso i videogiochi: «Sono considerati come passatempi alienanti perché non danno modo di partecipare in modo attivo, e poi sono stressanti per la vista e per l’immobilità del corpo. La realtà virtuale, d’altra parte, può essere anche positiva», chiarisce Lo Iacono.

Sulla questione torna Lutrario: «Il gioco ha bisogno di un supporto che può essere fisico, come nel caso di una scacchiera, di un campo da tennis o da calcio, oppure può essere digitale. Si allenano e si sviluppano abilità diverse, ma non c’è una differenza sostanziale. Il gioco dovrebbe essere un adattamento equilibrato e diversificato al mondo; fare sempre lo stesso gioco è, invece, una degenerazione. Non è, però, sbagliato il supporto o il gioco in sé, bensì l’uso che se ne fa. È chiaro che non è positivo dare il cellulare senza controllo a un bambino di 3 anni. E, comunque, meglio che piazzarlo passivamente davanti alla tv, almeno con il gioco comprende di trovarsi in una realtà fittizia e svolge un’attività attiva e creativa».

Barbie star

L’ultimo successo cinematografico di un giocattolo è stato quello di Barbie. Il film diretto da Greta Gerwig, interpretato da Margot Robbie, ha colpito perché la vita della bambola più venduta al mondo è diventata una parabola femminista.

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