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Non buttiamoci giù

Non buttiamoci giù

Autore Nick Hornby

Casa editrice Guanda, 2005

Pagine 293

La valutazione del Circolo

Che emozione ci ha lasciato il libro?

In collaborazione con Circolo di lettura sezione soci Coop di Empoli

I Circoli di lettura sono una comunità di lettori che si ritrovano, una volta al mese, per scambiarsi opinioni e sensazioni su un libro la cui lettura, individuale, è stata decisa di comune accordo.

Trama

La notte di Capodanno, sul tetto di un grattacielo londinese, quattro sconosciuti si incontrano per caso: non hanno nulla in comune, tranne l’intenzione di buttarsi giù, ognuno per i suoi buoni motivi. Martin per la sua reputazione distrutta; Maureen per una vita impossibile passata accanto a un figlio disabile; Jess per una delusione amorosa; JJ per il suo fallimento professionale e personale. Ma l’incontro in quell’ultimo istante è destinato a cambiare la loro vita: dopo una discussione accesa e stralunata, i quattro aspiranti suicidi scendono dal tetto, ma per le scale, uniti da una complicità nuova e imprevedibile.

Il caso li ha fatti incontrare e per evitare un suicidio collettivo decidono di fare un patto che li terrà in vita fino al giorno di San Valentino. In questo lasso di tempo, i quattro protagonisti condivideranno gran parte delle loro giornate e lentamente inizieranno a comprendere cosa mancava alle loro vite e come fare per porvi rimedio. Ci riusciranno?

La citazione degna di nota

Quello che ho ammesso era: non avevo voglia di suicidarmi perché odiavo la vita, ma perché l’amavo. E il nocciolo della questione, per me, è che questo è il sentimento di un sacco di gente che pensa a uccidersi: credo che anche Maureen e Jess e Martin si sentano così. Loro amano la vita ma gli è andato tutto a culo completo, ed è per quello che li ho incontrati, ed è per quello che non ci siamo ancora divisi. Siamo andato sul tetto perché non trovavamo la via per tornarci, nella vita, e ritrovarsi tagliati fuori così…bè, cazzo, capo, è roba che ti distrugge. Quindi non è tanto un gesto di nichilismo, quanto di disperazione. È eutanasia, non omicidio.

Le nostre riflessioni

Questo tragicomico e surreale romanzo dell’autore inglese Nick Hornby affronta un tema al quanto delicato. Riesce a scrivere di suicidio senza retorica né dramma, con il tono comico che caratterizza tutta la sua scrittura; una comicità spontanea e divertente che riesce a non far perdere potenza al tema pur non enfatizzandolo. Quello che ci ha colpito è lo stile: il romanzo è costruito sullo stretto alternarsi dei flussi di coscienza dei quattro protagonisti fino a diventare un mormorio ininterrotto. Le quattro voci si mescolano, generando una narrazione frammentata che affatica la lettura.

Nel lasciare la parola a ciascuno dei suoi personaggi, infatti, Hornby adatta la sua scrittura alla personalità di chi racconta. Ogni personaggio si delinea e si identifica non solo nel dramma della sua vita ma anche attraverso il linguaggio: le parole, le volgarità, i doppi sensi, le frecciate che si scambiano sono il riflesso della formazione e dell’ambiente da cui provengono e che l’autore suggerisce in modo vivido e plastico, quasi a introdurci in una pièce teatrale.

Dal rimuginare individuale di ognuno emergono i loro valori etici: Martin non ne ha, la sua aspirazione era e rimane l’appartenenza al ceto borghese, che lo ha radiato dopo lo scandalo dell’abuso sulla minorenne. Disprezza il ceto inferiore perché vive nell’ombra e senza mezzi per emergere.

Jess ha bisogno d’amore: cerca il suo ex finché non conoscerà le cause del suo allontanamento. Pensa costantemente alla sorella scomparsa nel nulla, vorrebbe essere ascoltata e capita dai genitori, ognuno dei quali, chiuso nel proprio io, non sa accudire ai bisogni dell’unica figlia rimasta.

JJ ha un sogno, una passione per la musica rock e in quanto artista non sa pensare a un’altra forma di vita che non sia legata alla band che non c’è più.

Maureen: un’esistenza negata a causa del figlio unico che dalla nascita vive come un vegetale. Sopporta la sua situazione con l’osservanza delle pratiche religiose, compiendo il proprio dovere con diligenza e sottomissione. Sono quattro esempi di vita e di speranze deluse nella ricerca di ciò che non trovano. Ma in gruppo, sebbene al buio, ci si muove meglio perché, come risaputo, l’unione fa la forza.

Nick Hornby racconta un malessere trasversale, che non distingue tra giovani e vecchi, proletari e borghesi, che si può curare ripristinando quei rapporti sociali troppo spesso sottovalutati, ma che hanno un’importanza decisiva. Perché tutti, in determinati momenti della nostra esistenza, abbiamo bisogno di qualcuno che possa aiutarci a non buttarci giù.

Lo consigliamo a...

Chi sa ascoltare.
Chi piacciono le letture sopra le righe.
Chi deve smettere di piangersi addosso.

Le parole chiave del libro

Depressione

isolamento sociale

vittimismo

delusione