Trama
Susan Abulhawa ci conduce alla scoperta della storia di una famiglia palestinese, quella di Amal, costretta nel 1948 ad abbandonare il villaggio dei propri antenati – Ein Hod- per andare a vivere al campo profughi di Jenin.
Veniamo poi letteralmente risucchiate/i dai fatti che si snodano tra il 1941 e il 2002: assistiamo alle dolorosissime vicende di due fratelli destinati a diventare nemici perché il primo viene rapito diventando poi un soldato israeliano, mentre il secondo dedicherà la sua vita a sostenere la lotta palestinese.
Parallelamente ci addentriamo nella storia della loro sorella Amal, ne leggiamo l’infanzia, la vita come profuga, i lutti vissuti, gli amori, fino all’esperienza della maternità e alla sua necessità di condividere proprio con la figlia l’intensa e intricata storia familiare…
La citazione degna di nota
Ripenso a quegli anni con nostalgia. È vero che non avevamo stufe per riscaldare le notti fredde o l’acqua dei bagni settimanali, ma avevamo molte delle cose che riscaldano l’anima. Eravamo amiche che all’occorrenza si sdoppiavano in madri, sorelle, insegnanti, aiutanti e a volte perfino in coperte. Condividevamo tutto, dai vestiti alle angosce. Ridevamo insieme e scolpivamo i nostri nomi nelle antiche pietre di Gerusalemme.
Le nostre riflessioni
Abbiamo amato intensamente questo romanzo, che ci è sembrato traboccante di dolore e poesia. Ci siamo trovate tutte e tutti d’accordo nel dire che sia una storia cruda, reale, molto ben documentata a livello storico, con un finale forse utopico.
Crediamo che l’autrice, attraverso questo libro, ci restituisca una denuncia impietosa delle ingiustizie subite dal popolo palestinese: il dolore diventa lirico e si fa poesia grazie anche alla narrazione in prima persona delle protagoniste e dei protagonisti.
Tra gli elementi che ci sono piaciuti di più c’è quello della forte condivisione tra le persone che emerge continuamente e il loro legame profondo con Dio. Abbiamo amato molto anche il rapporto di amore viscerale tra le persone e la natura, il clima, il cielo, la terra, le piante e le tradizioni. Mentre leggevamo, ci è sembrato infatti di sentire i profumi del pane, della cucina, del caffè, degli agrumi, dell’olio misto alla menta e basilico per mantenere bella la pelle, e ancora quello del tabacco al gusto di miele e mela.
Questo libro ci ha aiutate/i a ripercorrere la storia del conflitto israelo – palestinese, facendoci riflettere molto su una questione ancora così aperta e facendoci venire una gran voglia di approfondire e studiare quello che ancora non sappiamo.
Per concludere, vorremmo dire che non è la Terra a essere piccola, ma siamo noi esseri umani ad essere tanto, tanto ingombranti.
Lo consigliamo a...
A chiunque voglia guardare ad un mondo “senza confini umani”.
A chi vuole essere coinvolta o coinvolto emotivamente da una storia d’amore e dolore toccante.
A chi abbia voglia e desiderio di capire meglio il conflitto israelo – palestinese.
A chi “sa reggere” una storia davvero tosta.
Alle persone giovani e alle studentesse e agli studenti, perché possano discuterne in classe.
A chi vuole conoscere la Storia sotto diversi punti di vista e leggerla da diverse angolazioni.
A chi ritiene che la realtà sia molto complessa
A chi, sotto il comodo ombrello dell’”Occidente civilizzato” si crede assolto anche se è per sempre coinvolto.
Le parole chiave del libro
Amore
condivisione
conflitto israelo – palestinese
famiglia
gratitudine
sofferenza
solitudine
sradicamento