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Macaronì. Romanzo di santi e delinquenti

Macaronì. Romanzo di santi e delinquenti

Autore Francesco Guccini, Loriano Macchiavelli

Casa editrice Mondadori, 1997

Pagine 296

La valutazione del Circolo

Che emozione ci ha lasciato il libro?

In collaborazione con Circolo di lettura Sezione Soci di Scandicci

I Circoli di lettura sono una comunità di lettori che si ritrovano, una volta al mese, per scambiarsi opinioni e sensazioni su un libro la cui lettura, individuale, è stata decisa di comune accordo.

Trama

Il romanzo si apre con un prologo che narra una vicenda risalente al giorno di Ferragosto del 1938. Don Quinto Magnanelli, parroco di un paesino dell’Appennino tosco-emiliano, subito dopo la prima messa del mattino e la colazione si avvia a piedi verso il paese vicino, quello in cui è nato e cresciuto, dove è in programma la festa patronale e si prospetta un lauto pranzo offerto dal parroco locale, don Enrico.

Il pranzo mantiene tutte le attese, la compagnia è allegra. Nel pomeriggio Don Quinto, traballando un pochino a causa del vino bevuto durante il pranzo, si avvia verso casa e incrocia per un attimo un uomo barbuto dagli occhi chiarissimi che gli ricorda qualcuno. Quella sera stessa, il mugnaio Bastiano trova il cadavere del parroco che galleggia in un canale; forse è scivolato battendo la testa ed è annegato, anche se i canali ad agosto sono poco più che rigagnoli e il prete non era certo ubriaco fradicio.

Dopo un primo capitolo che ci porta indietro nel tempo, fino al 1884, arriviamo al 1940. Siamo in un paese dell’Appennino tosco-emiliano, freddissimo, povero. Il maresciallo viene dal sud: il suo blando antifascismo è stato punito così, spedendolo in una ghiacciaia in mezzo alle montagne. Un paese dove non succede niente. O meglio, dove non succedeva niente, perché una mattina Maddalena, cameriera a ore, trova il corpo di un paesano, un vecchio emigrato ritornato dalla Francia e detto per questo “il Francese”, steso in mezzo alla neve. Una leggenda popolare vuole che gli ubriachi che si addormentano all’aperto non muoiano di freddo, anzi sciolgano la neve. Ma il francese non è addormentato, è morto. E non è che il primo.

La citazione degna di nota

Il maresciallo vorrebbe sapere di Maddalena, del medico condotto, di don Merigo e Gaetana, dei quattro in camicia nera e del federale…Vorrebbe sapere di un paese intero che non si può conoscere o capire in una notte. Il tempo ci ha messo secoli a fare questa gente così come è

Le nostre riflessioni

Macaronì è un romanzo di genere giallo, il primo di una serie che ha come protagonista il maresciallo dei carabinieri Benedetto Santovito, originario della Campania. E’ ambientato tra la fine dell’800 e il 1940 e utilizza la tecnica dei capitoli alternati per narrare vicende che si svolgono a distanza di sessant’anni l’una dall’altra e che si ricongiungono alla metà del libro. La prima vicenda inizia con l’omicidio, nell’agosto del 1938, di don Quinto Magnanelli e prosegue con altri tre delitti che sconvolgono la tranquillità del luogo.

L’altra prende avvio nel 1884 quando il Toscanino arriva in paese col suo carro pieno di mercanzia e resta per due o tre giorni, durante i quali racconta storie di uomini e paesi lontani, incantando i ragazzi del luogo. Tra questi ragazzi c’era anche Ciarèin. Ciarèin scompare la stessa notte nella quale il Toscanino lascia il paese.

La vicenda che si svolge nell’800 parla dell’emigrazione italiana di quel periodo, di come gli italiani venivano trattati, di come la miseria spingesse ad accettare lavori durissimi che indurivano anche il cuore. Viene riportato e narrato anche un episodio realmente accaduto, il massacro delle saline di Aigues – Mortes, avvenuto nel 1893.

Qualcuno ha notato qualche inesattezza storica in quanto la costruzione della ferrovia Porrettana sembra essere avvenuta prima dell’epoca in cui si svolgono i fatti narrati. L’ambiente naturale in cui si sviluppa la storia è quello della montagna, bello ma ostile; il sole fa capolino raramente ad asciugare l’umidità ormai attaccata ai volti e alle case.

I personaggi sono moltissimi e tra questi spiccano la figura del Toscanino e quella del maresciallo ma anche molti altri tra cui quelli femminili: la contessa, la moglie dell’oste, Stelia. L’osteria è il “centro” del paese, il gioco delle carte, il vino e i sigari sono ciò che la riempie e la scalda. Ci sono tantissimi dialoghi sul cibo e vengono “raccontate” anche alcune ricette, come la minestra nei fagioli e i crostini di Stelia.

Il romanzo anticipa ciò che avverrà in quelli successivi.

Le parole chiave del libro

Miseria

emigrazione

fascismo

povertà

storia

montagne