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L'orto di un perdigiorno

L’orto di un perdigiorno. Confessioni di un apprendista ortolano

Autore Pia Pera

Casa editrice Ponte alle Grazie, 2003

Pagine 206

La valutazione del Circolo

Che emozione ci ha lasciato il libro?

In collaborazione con Circolo di lettura sezione soci Coop Pisa

I Circoli di lettura sono una comunità di lettori che si ritrovano, una volta al mese, per scambiarsi opinioni e sensazioni su un libro la cui lettura, individuale, è stata decisa di comune accordo.

Trama

Quando si hanno ad attenderci fuori casa un orto o un giardino, non si vorrebbe far altro. È la pace. Un senso di pienezza. È quella beatitudine che fa assaporare il vento, le nuvole nel cielo, il pendio di una collina, uno scroscio di pioggia. In questo libro Pia Pera ci trasmette il senso di questa felicità descrivendo il suo apprendistato nei campi, la sua nuova vita in un podere della campagna toscana dove ha cercato di riannodare il legame spezzato con la terra. E ci suggerisce anche che invertire il senso di marcia di un’economia che sta distruggendo il nostro pianeta è possibile. Come pure coltivare parte del cibo che mangiamo, non sprecare troppo, inquinare un po’ meno. Dopo aver letto questo libro, forse, ci accorgeremo di avere bisogno di molto meno per sentirci appagati

La citazione degna di nota

Se il giardino è stato una tela su cui dipingere, l’orto è stato una sorta di in folio diviso in quattro parcelle, altrettanti in quarto, che non hanno tardato a configurarsi come pagine in cui ogni fila, o riga, avrebbero avuto sintassi, punteggiatura, paragrafi e a capo. Su queste quattro pagine si trattava di declinare una lingua ancora sconosciuta, con fatica non inferiore a quella di un adulto analfabeta che apprenda a leggere e scrivere.

Le nostre riflessioni

Spinte dalla curiosità di scoprire la scrittrice Pia Pera, ci siamo avventurate nella lettura di questo libro difficile da definire: non è un manuale, non è un romanzo, non ha una trama. La storia è scandita dal ritmo delle stagioni, i capitoli sono divisi per mesi, ognuno caratterizzato da colori, luci, fiori e frutti che l’autrice coltiva nel suo podere toscano. Si parte dalla stagione autunnale e a questa, nella conclusione, si ritorna.

La lettura è risultata fluida e interessante grazie allo stile discorsivo, anche se talvolta si sono rivelate faticose le nozioni botaniche e i resoconti delle meticolose attività quotidiane. Nonostante questo, le descrizioni dei paesaggi e degli ambienti risultano autentiche e coinvolgenti.

I protagonisti sono i fiori e gli ortaggi con i loro tempi e le attenzioni quotidiane che richiedono; la scarsa presenza di personaggi esalta l’amore e il rispetto che la scrittrice nutre per la natura e i pochi che compaiono sono soprattutto agricoltori della zona, saggi mentori muniti di peculiari teorie su come creare e mantenere un orto.

L’autrice, che ha scelto di sottrarsi alla vita cittadina, alle comodità e ai bisogni indotti, mette in atto il proprio progetto di orto prendendo lentamente coscienza che coltivare la terra significa, in realtà, coltivare sé stessi. L’apprendistato, in cui l’orto figura come silenzioso maestro, si conclude infatti con una duplice conoscenza: la propria e quella della terra.

L’orto è anche un’occasione per brevi ma profonde riflessioni sull’uomo, la natura, il progresso, lo sviluppo, il futuro della terra… e forse lo scopo di questo libro non è tanto invitare a coltivare piante, quanto a coltivare una coscienza ecologica di cui oggi, più che mai, il nostro mondo ha veramente bisogno.

Lo consigliamo a...

Ad aspiranti botanici.
A chi si interessa di cambiamenti climatici.
A chi ama il giardinaggio.
A chi ha pazienza.
A chi cerca cosa vuol dire essere felici.

Le parole chiave del libro

Giardino

orto

felicità

piante