L’Orologio a pendolo e il cuore del tempo: una fiaba per Natale

Una breve storia per non perdere la magia del Natale, il racconto delicato dello scorrere del tempo

Circolo di lettura sezione soci San Giovanni Valdarno
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I Circoli di lettura sono una comunità di lettori che si ritrovano, una volta al mese, per scambiarsi opinioni e sensazioni su un libro la cui lettura, individuale, è stata decisa di comune accordo.

C’era una volta, in una casa avvolta nel calore del focolare, dove le risate di tre bambini danzavano nell’aria, un Vecchio Orologio a Pendolo di nome Le Pendule des Éternités, che si ergeva fiero nel salotto proprio davanti al Divano Louis-Philippe. Il suo lucido legno massiccio rifletteva le luci della stanza, mentre il pendolo oscillava con grazia, come in una danza silenziosa del tempo. Ogni suo tic-tac risuonava dolce e misterioso, in una melodia segreta che solo il cuore poteva sentire. Era un orologio antico, ma ancora perfettamente funzionante, testimone di un passato che non voleva essere dimenticato. Non si era mai spostato, ma rimaneva lì, fermo e imponente, come un guardiano del tempo, custode di segreti e simbolo di saggezza.

Ogni giorno, quando la famiglia si riuniva, Le Pendule des Éternités riempiva la stanza con i suoi rintocchi, ricordando che il tempo non si fermava mai. Eppure, una leggenda aleggiava attorno a lui. Si diceva che nel giorno in cui la Nonna Colette aveva preso il suo ultimo respiro, volando via verso le stelle, il Vecchio Orologio a Pendolo avesse cessato di battere, come se il suo cuore si fosse fermato insieme a quello della Nonna. E da quel momento, nessuno tranne il Nonno osò più toccarlo e spolverarlo, quasi fosse diventato solo un portatore di tristezza e ricordi perduti.

Il Nonno Bernard, con i suoi capelli bianchi e la barba lunga come un saggio delle fiabe, era il cuore pulsante della famiglia. La sua voce aveva il calore di chi ha vissuto mille vite, eppure, agli occhi dei suoi figli, era solo un vecchio un po’ smemorato. Ma Bernard, nonostante il suo corpo fragile, non dimenticava mai. Ogni volta che si sedeva sul Divano Louis-Philippe, con la testa reclinata da un lato, e fissava il Vecchio Orologio a Pendolo, il suo cuore batteva più forte. Forse, in quel silenzio, cercava di richiamare indietro il tempo che sembrava svanire inesorabilmente.

«Vorrei tanto rivederti, cara Colette», sospirava Bernard, come se l’Orologio e la Poltrona Incantata di Versailles fossero esseri vivi, pronti ad ascoltarlo. «Vorrei tanto essere con te, domani, tra le tue braccia». E in un angolo, la Poltrona Incantata di Versailles, con i suoi piedi a forma di artiglio e la stoffa dorata come i sogni di un’epoca passata, sembrava rispondere con un lieve tremolio, come se comprendesse le parole di Nonno Bernard. Era sempre stata la sua confidente, pronta a stringerlo tra le sue braccia morbide nei giorni più difficili.

Un giorno, però, Nonno Bernard decise che era arrivato il momento di restituire vita al Vecchio Orologio a Pendolo. «Il tempo non deve fermarsi», pensò, e con una chiavetta magica che aveva tenuto nascosta come un segreto prezioso, si avvicinò all’Orologio. Aprì la porticina con dolcezza, e girò la chiavetta. Con un sussulto, l’Orologio riprese a respirare, come se il suo cuore tornasse a battere. “Tic-Tac, Tic-Tac!” risuonò, e il suono riempì la stanza di gioia. Per un istante, il tempo sembrava essere tornato al suo posto, come se una nuova speranza fosse sorta tra le pareti di quella casa.

Ma tra tutti gli oggetti, la Poltrona Incantata di Versailles osservava l’Orologio con uno strano sentimento di invidia. Anche lei era amata, coccolata, rispettata, ma l’Orologio…l’Orologio aveva il potere di fermare e di dare vita, di testimoniare la danza eterna tra la vita e la morte. La Poltrona, pur essendo la confidente della Nonna, sapeva di non poter essere mai come lui: la sentinella del tempo, l’artefice di tutte le storie.

Bernard, a volte, si perdeva nei suoi pensieri, mormorando parole che solo il cuore di chi aveva vissuto tanto poteva comprendere. «Siamo tutti uniti, voi e io», diceva, guardando amorevolmente il Divano Louis-Philippe, accarezzando con dolcezza la Poltrona Incantata di Versailles e facendo l’occhiolino al Vecchio Orologio a Pendolo, come se fossero vivi. «Siamo una cosa sola».

Ma la famiglia, distratta dalle sue preoccupazioni quotidiane, non capiva. Pensavano che fosse solo un vecchio che parlava con cose inanimate.«Non prendetelo sul serio», dicevano ai bambini. «Parla con l’Orologio e i mobili come se fossero vivi!».

Ma Nonno Bernard sapeva che, in fondo, quelle cose speciali lo capivano più di chiunque altro.

Una sera, durante una cena che profumava di piatti cucinati con amore, un suono strano interruppe il silenzio della casa. Veniva dal salotto e sembrava che l’Orologio fosse impazzito. Il suo Tic-Tac era diventato debole, arrugginito, come se stesse cercando di riprendersi da un lungo sonno. I tre bambini, sempre curiosi, corsero verso il salotto e trovarono Le Pendule des Éternités fermo e irrigidito. Il suo pendolo non oscillava più, immobile come se avesse deciso di fermare il suo battito per sempre.

Nonno Bernard, disteso sul Divano Louis-Philippe, sembrava addormentato. La sua testa era reclinata e la Poltrona Incantata di Versailles, come se volesse coccolarlo per l’ultima volta, si era piegata dolcemente verso di lui. La stanza si fece silenziosa e, per un istante, il tempo sembrò fermarsi davvero. I bambini tentarono di svegliarlo, ma fu la Poltrona a fare il primo movimento. Con un lieve graffio sul tappeto, la Poltrona sembrò dire: «Bambini, è il momento di lasciarlo andare».

E così, la famiglia si raccolse intorno al Nonno sul Divano Louis-Philippe, al Vecchio Orologio a Pendolo e alla Poltrona Incantata di Versailles, e insieme, in un unico respiro, la casa sembrò riempirsi di un’armonia profonda, come se tutte le cose avessero finalmente trovato il loro posto nel grande disegno del tempo.

E in quella notte di Natale, dove la magia è sempre a portata di mano, il Vecchio Orologio a Pendolo riprese a funzionare. Perché, come tutti sanno, il tempo non finisce mai, e ogni ricordo è un battito che non smette mai di risuonare.

A cura di Pyera

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