

Trama
Le madri non dormono mai di Lorenzo Marone racconta la vita all’interno di un Icam, istituto di custodia attenuata per madri detenute con figli minori. Diego, un bambino di nove anni con un grande bisogno di essere accettato, si ritrova a vivere nell’istituto insieme alla madre Miriam, finita in prigione per complicità nei reati del marito.
Nel microcosmo dell’Icam, Diego trova paradossalmente una forma di protezione che la vita nel suo quartiere di Napoli non poteva offrirgli. Intorno a lui gravitano figure come Miki, la guardia penitenziaria, Greta, la psicologa, e altri bambini e madri, tutti segnati da un passato difficile.


La citazione degna di nota
“Il carcere, Miriam lo avrebbe presto capito, era un disordine sgraziato di suoni, una patina di rumori a scandire ore sempre uguali. La quiete lì non c’era, e quando c’era, portava sospetti.”
“Per quelle strane e ingiuste cose che accadono al mondo, la vita a Melina non aveva ancora dato il tempo d’imparare a contare oltre cinquanta, eppure aveva tenuto già a mostrarle lo sconcerto che resta negli occhi di chi muore”.


Le nostre riflessioni
Il romanzo ci ha coinvolti profondamente. Abbiamo apprezzato la capacità di Marone di raccontare un tema difficile con uno stile sobrio e preciso, senza mai cedere al sentimentalismo. L’autore restituisce dignità ai suoi personaggi, mostrando la complessità delle loro esistenze senza giudicarle.
Diego è un personaggio che rimane a lungo nella memoria: la sua capacità di cercare comunque la speranza, nonostante la durezza della vita, è uno degli aspetti che abbiamo trovato più toccanti. Anche la figura di Miriam ha suscitato molte riflessioni: la sua durezza, che potrebbe facilmente renderla respingente, viene invece compresa attraverso il contesto di violenza e privazione in cui è cresciuta.
Un ruolo importante lo gioca anche Melina, la bambina che diventa per Diego una sorta di sorella e di ancora emotiva: il loro legame, fatto di semplicità e fiducia, rappresenta una delle poche aperture alla tenerezza all’interno di un ambiente altrimenti segnato dalla diffidenza nei rapporti. Melina, con il suo “quaderno delle parole belle”, introduce inoltre uno sguardo di meraviglia capace di resistere anche nella privazione.
Il romanzo ci ha portato a discutere su quanto le condizioni sociali influenzino la capacità di essere madri, figli, esseri umani capaci di fidarsi.
Ci è piaciuto molto anche il modo in cui il libro descrive l’ambiente carcerario senza retorica: l’Icam è sì un carcere, ma anche un luogo in cui può germogliare, seppur faticosamente, una forma di crescita e relazione.
Le madri non dormono mai è stato un libro che in definitiva abbiamo amato molto. Abbiamo trovato che il modo in cui riesce a raccontare vite marginali con rispetto e autenticità, dando spazio alla complessità delle emozioni senza mai forzare il lettore verso un’unica interpretazione.
È un romanzo che stimola una riflessione profonda sulla libertà, sulla maternità e sulla possibilità di riscatto, anche nei contesti più difficili. Una lettura intensa che consigliamo vivamente.