

Breve Trama
Nell’Impero russo, il termine «anime» designava i servi della gleba maschi.
Il Consigliere Pavel Ivanovic Čičikov cerca di acquistare a buon prezzo le “anime morte”, cioè i nomi dei servi deceduti o scomparsi, ma non ancora cancellati dai registri amministrativi, per i quali i proprietari continueranno a pagare una imposizione fiscale per persona, fin quando non ne verrà registrata la morte nel successivo censimento quinquennale. Čičikov vuole comprarsi un certo numero di servitori “fantasma”, in modo da farsi l’ipoteca per un grosso capitale.
I personaggi che lo circondano sono pittoreschi, notabili e piccoli proprietari terrieri, tutti portatori di un vuoto morale che li fa sembrare spesso più morti di quelle anime oggetto delle trattative.
La cosa deve chiaramente restare nascosta, ma alla fine il piano viene rivelato e l’unica soluzione per evitare la gogna pubblica è la fuga.


Le nostre riflessioni
Anche se l’incontro dal vivo è stato insolitamente ristretto, abbiamo condiviso le nostre idee sul libro Le anime morte, leggendo innanzitutto i commenti riportati sul gruppo online. Come già notato da alcuni, la scrittura è raffinata, ha tutti i tratti ottocenteschi ai quali siamo un po’ disabituati; questa può essere o una grande occasione per immergersi nel grande romanzo russo oppure, come notato da altri, un grande limite che finisce per respingere chi legge. Così come il linguaggio, divisivo perché o lo ami o lo odi, così anche la trama e il ‘pretesto’ che fa muovere tutto il romanzo, non ha trovato tutti d’accordo.
Leggendo il romanzo veniamo coinvolti in una dinamica di compra-vendita che non risulta subito chiara, c’è il rischio di non riuscire a trovare un senso alla vicenda. Però, chi riesce a proseguire nella lettura e a non lasciarsi scoraggiare dal linguaggio o dall’apparente non senso della trama, ben presto scopre la genialità del “poema”. Sì, proprio così Gogol voleva fosse appellato questo libro, non romanzo o racconto, bensì qualcosa di diverso in cui si riflettesse, liricamente, tutta la Russia.
Ecco allora che l’idea iniziale (la compravendita di anime morte) si rivela un semplice pretesto per scrivere ritratti di personaggi tipici della campagna russa, Gogol vuole concentrarsi sulla vita, le abitudini, le situazioni reali della campagna. Come ogni poema che si ricordi, il motivo del viaggio o la destinazione, perdono rapidamente interesse e nel nostro ricordo rimangono gli incontri e gli scontri con i personaggi, spesso iconici nella loro fisionomia o nel loro atteggiamento.
Personaggi emblematici (su tutti hanno lasciato una traccia profonda “la signora amabile da tutti i punti di vista” e “la signora semplicemente amabile”… che daranno una vera svolta alla trama) che non devono essere considerati isolatamente ma insieme, così da non ridurre Le anime morte a una galleria di ritratti bensì a un poema corale della Russia, in cui i personaggi fanno parte di un’ampia realtà poeticamente sentita e sofferta. Alla fine scopriamo che “anima morta” non è solo un termine tecnico ma universalmente indica tutte le anime ridotte a parvenze, carcasse di egoismo e solitudine.
Gogol delinea impietosamente e drammaticamente la Russia di metà Ottocento, ma lo fa con ironia ed è questo che rende il poema indimenticabile.


Lo consigliamo a...
A tutti, in particolare agli amanti della grande letteratura classica.