Giù nella valle

Sono gli anni novanta e la valle è quella dove scorre il fiume Sesia, lungo il suo corso si trovano animali selvatici in cerca di rifugio e uomini il cui destino è segnato dall’alcol. Luigi e Alfredo sono due fratelli: un larice e un abete, gli alberi che il loro padre ha piantato quando sono nati. Con Luigi c’è una donna, Betta, che ha messo radici lì con lui, mentre Alfredo preferisce vagare per il mondo, lontano dai luoghi di orgine. Si ritrovano dopo anni, a seguito della morte del padre, per gestire l’eredità: quella casa dove sono cresciuti in montagna.

Giù nella valle non ha messo tutti d’accordo. Qualcuno infatti non lo ha apprezzato a causa dell’ambientazione naturale molto aspra, percepita come realismo negativo. Alla maggior parte di noi invece è piaciuto molto, sia per lo stile di scrittura privo di fronzoli, che per il contenuto che non dà spazio a fantasie. Il romanzo colpisce inoltre perché ha un’apertura originale dove dei cani sono protagonisti, ma anche perché nella crudezza di quei paesaggi e nelle solitudini dei personaggi si trova realtà e soprattuto amore vero da parte di Luigi e anche di Betta per la natura, per quella valle.

Nei rapporti umani tra i personaggi non vi è mistificazione, accanto alle figure maschili, che si rifugiano nell’alcol, troviamo la sofferenza della mancanza di una moglie per il padre di Luigi e Alfredo e di una madre per loro due, ma anche la speranza nel futuro che è rappresentata dal personaggio di Betta e dalla bambina che porta in grembo.

Molto interessante e curiosa anche la condivisione dell’autore della sua ispirazione dall’album Nebraska di Bruce Springsteen.

A tutti.