Impressionisti in Normandia

Al Museo degli Innocenti di Firenze le opere degli impressionisti. Visitabile dal 21 novembre al 4 maggio. Per i soci Unicoop Firenze, ingresso in convenzione e visite guidate riservate

C’è un’attrazione irresistibile all’origine della nascita di uno dei movimenti artistici più famosi e celebrati, quella verso la Normandia e i suoi paesaggi, che diede origine all’Impressionismo, di cui proprio nel 2024 ricorrono i 150 anni dalla prima mostra parigina che ne sancì la nascita.

Il Museo degli Innocenti di Firenze accoglie, dal 21 novembre al 4 maggio del prossimo anno, “Impressionisti in Normandia”, un viaggio attraverso la bellezza di questa regione filtrata dallo sguardo dei grandi maestri impressionisti. Incentrata soprattutto sul patrimonio della Collezione Peindre en Normandie di Caen – tra le collezioni più rappresentative del periodo impressionista -, affiancata da prestiti provenienti dal Musée d’art moderne di Le Havre e da collezioni private, ripercorre le tappe salienti della corrente artistica.

Oltre 70 le opere in mostra, con artisti come Monet, Bonnard, Boudin, Corot, Courbet, Villon, Renoir, Delacroix, Berthe Morisot (l’unica pittrice donna tra i fondatori del movimento), affiancati da altri meno noti come Noël e Lepic, che celebrano l’incontro fra luce, natura e pittura nella regione francese divenuta nell’Ottocento un vero e proprio laboratorio letteralmente en plein air, cioè all’aperto, tecnica che caratterizza la corrente pittorica impressionista.

Illusioni ottiche e pensieri poetici

«L’Impressionismo nasce come un misto di illusioni ottiche e pensieri poetici – spiega il curatore della mostra Alain Tapié -. Uno storico dell’arte francese diceva che per comprenderlo bisognava guardare al mondo umido per capire come questo mondo delle acque – i fiumi, il mare, le nuvole, la pioggia – favorisce la divisione del colore e la rifrazione della luce. E la Normandia, che è un luogo piuttosto umido, quanto a questo ha buon gioco».

Un approdo al quale si arriva grazie a un rinnovato interesse della pittura per il paesaggio naturale, «ma meno idealizzato rispetto ai secoli precedenti, con gli artisti che si trovano a competere già negli anni ‘30 dell’800 con l’emergente fotografia nella rappresentazione della vita quotidiana. Il declino dei soggetti storici lascia spazio ai paesaggi. Il progresso industriale e commerciale genera poi un desiderio di natura e libertà, facendo della Normandia un luogo privilegiato per la pittura. Qui gli artisti sperimentano nuove tecniche: dipingere chiaro su chiaro, e non più chiaro su scuro; dividere le pennellate per creare le vibrazioni; cercare di fare dialogare la fisica della natura con la fisica della pittura».

Prima di Monet

Vero è che per convenzione si fa risalire a Monet e al suo Impression, soleil levante del 1872, dipinto proprio a Le Havre, il momento della nascita del movimento; ma una corrente artistica non nasce all’improvviso, sottolinea Tapié: «Delacroix parlava di “impressionismo” già molto prima, e come lui Corot e altri. E quanto a Monet – che a 16 anni era famoso per le sue caricature, e di pittura di paesaggio non voleva proprio sentir parlare -, fu Boudin, divenuto successivamente uno dei suoi maestri, a insegnargli a camminare all’aria aperta, sulla spiaggia e lungo il mare, per catturare i movimenti della luce. Pensare che oggi un quadro di Boudin può costare fra i 100 e i 200mila euro, mentre per Monet ci vogliono 2 milioni…».

La mostra fiorentina è l’occasione per un «confronto con la grande pittura storica – dice ancora Tapié -, se pensiamo che anche Delacroix, grande pittore di soggetti storici, scriveva nel suo diario che tutto sommato il paesaggio è il massimo della pittura». E l’opportunità per conoscere artisti di cui si parla poco o addirittura mai, come Boggs o Dubourg, e immergersi nel «sublime di paesaggi che – come i dipinti che guardano al mare o alle scogliere – sono insieme vuoti e pieni: vuoti perché vi si intravede magari solo un soggetto in lontananza, quindi vuoti di vita sociale; ma pieni di pennellate, di tratti di luci e di una dimensione quasi musicale. Opere che non guardano al ricordo di un mondo perduto, come facevano le vedute italiane del ‘700, ma che servono alla pura meditazione».

Per i soci ingresso in convenzione e visite guidate riservate.

Per informazioni:
museodeglinnocenti.it

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