La ludopatia

I numeri del gioco d’azzardo in Toscana. Quando diventa patologico e come curarlo

Fece scalpore, lo scorso ottobre, il coinvolgimento di alcuni giovani calciatori della Nazionale e della massima serie coinvolti in un giro di scommesse clandestine. Molti si commossero per le lacrime di Sandro Tonali, gioiellino del Newcastle (Premier league inglese) valutato 80 milioni di euro, mentre ammetteva la sua ludopatia, cioè la dipendenza dal gioco. Poi, sulla questione e sul ruolo contraddittorio delle pubblicità sui media e dello Stato, è calato nuovamente il silenzio. Ma i numeri ci dicono che il problema esiste e non riguarda soltanto le giovani stelle del calcio.

Secondo l’ultimo Rapporto Espad del Cnr sui comportamenti a rischio degli studenti fra i 15 e i 18 anni, nel 2021 almeno il 50% dei ragazzi ha scommesso per denaro, nonostante il divieto ai minori di 18 anni. Un problema prevalentemente maschile, visto che un altro studio, l’Hbsc, certifica che il 36,7% dei quindicenni toscani maschi ha scommesso almeno una volta nel 2022 (contro il 12,6 delle femmine).

La problematica non riguarda solo i giovani, la popolazione che gioca abitualmente è trasversale per età e classe sociale. Sempre nel 2021 in Toscana la passione per i vari tipi di scommesse è costata in media 1556 euro a testa (nella provincia di Prato, la meno virtuosa, si arriva a 2285 euro di media pro capite, dati Federsanità), mentre sono 5,7 i miliardi di euro “bruciati” con l’azzardo, di cui 3,1 online.

Il web si sta rivelando il luogo preferito per scommettere (anche i calciatori lo facevano on line), perché più “discreto” e di facile accesso, ma anche più efficace nel creare dipendenza. «Online la tentazione è a portata di mano, possiamo giocare e rovinarci in un secondo. Per difendersi dalla seduzione del gioco sul web è necessaria una grande capacità di discernimento e di controllo, e per i giovani è più difficile resistere» aggiunge Leonardo Becchetti, docente di economia dell’Università Tor Vergata, che alcuni anni fa guidò il movimento No slot, che premiava in tutta Italia i bar che rinunciavano alle slot machine.

Mafie e Stato

I giochi preferiti degli scommettitori? Poker e slot online, per i quali i giocatori spendono complessivamente 2388 milioni di euro, ma anche il legale gratta e vinci si posiziona bene, con una raccolta annua nel 2021 di 734 milioni.

Don Andrea Bigalli, presidente di Libera Toscana, da anni propone una riflessione sul fenomeno del gioco d’azzardo e lo fa mettendo in pratica azioni formative anche all’interno delle scuole, come avvenuto con la proiezione del documentario di Massimo Tarducci Non ti azzardare, che raccoglie testimonianze di un ex giocatore e di esperti che spiegano quanto sia difficile uscire dalla ludopatia: «Oltre al dramma personale di tante persone che vedono rovinati non solo patrimoni economici, ma anche familiari e sociali – spiega Bigalli -, c’è dietro tutto un mondo di illegalità nel quale sguazzano le mafie, che si inseriscono nelle situazioni critiche con fenomeni di usura, ma anche gestendo direttamente il gioco e i ricavi delle scommesse illegali on line», proprio quelle dei calciatori, il cui coinvolgimento è emerso da un’indagine sugli affari illeciti di esponenti della ‘ndrangheta.

Ma anche il gioco legalizzato colpisce gravemente: gratta e vinci, superenalotto, slot machine, scommesse sportive e ippiche nel 2021 hanno portato via dalle tasche dei toscani oltre 2160 milioni di euro. Con lo Stato italiano che ci guadagna. Oppure no? «A ben vedere il gioco è una perdita per lo Stato perché il costo sociale, cioè quanto si spende per curare le dipendenze e per far fronte alle difficoltà economiche in cui si trovano le famiglie, è enorme. Inoltre, con lo spostamento del gioco online, anche le entrate per lo Stato scendono, perché i soldi degli scommettitori vanno all’estero, alle società di scommesse, che per lo più sono multinazionali con sedi fiscali altrove» precisa Bigalli.

A rimetterci sono sempre i soliti. «La ludopatia è una tassa regressiva che colpisce particolarmente le persone che hanno redditi più bassi e che con il gioco cercano di migliorare le loro condizioni economiche – spiega Becchetti -. In uno studio recente abbiamo mostrato come chi soffre di ludopatia ha spesso limiti di educazione finanziaria, cioè non conosce bene i meccanismi che stanno dietro alle scommesse legalizzate. Ad esempio il gratta e vinci, ma anche altri giochi, hanno la caratteristica di offrire delle “quasi vincite”, cioè molti piccoli premi che però sono spesso inferiori al costo della giocata, quindi si va in perdita, anche quando si vince. Ma questo serve a creare la dipendenza e il desiderio di giocare nuovamente, mentre la probabilità di vincere cifre importanti è rarissima, come quella di essere colpiti da un fulmine».

Come uscirne?

Una delle richieste del movimento No slot era il divieto delle pubblicità dei giochi di scommesse durante gli orari delle partite di calcio. «Purtroppo questo divieto, che prima era stato introdotto, poi è stato cancellato» si rammarica Becchetti. E infatti qualcuno ricorderà che proprio un idolo dei ragazzini, Ronaldo, era testimonial di una importante società di scommesse on line. Alla base della maggiore predisposizione dei giovani per la ludopatia ci sono spiegazioni scientifiche: «Il cervello matura in fasi diverse – spiega il neuropsichiatra Stefano Pallanti -: nei giovani la corteccia frontale, che è implicata nelle decisioni e nei meccanismi inibitori che fanno calcolare le conseguenze di un’azione, è ancora in fase di sviluppo, per questo sono più soggetti al rischio e alle dipendenze, fra queste anche il gioco d’azzardo, per il quale funziona lo stesso meccanismo legato alla gratificazione». Ma il problema, lo abbiamo detto, non riguarda solo i giovani.

«Oggi con esami specifici è possibile prevedere se una persona è predisposta o meno a sviluppare una dipendenza patologica rispetto al gioco, che si manifesta con irritabilità e ansia, che si calmano solo nel momento della scommessa, e con bugie e compromissione dei rapporti sociali».

Per uscirne è utile un approccio mirato a recuperare consapevolezza della situazione in cui il giocatore si trova e a rafforzare la capacità decisionale e di controllo inibitorio. Vengono usati anche farmaci per curare il disturbo ossessivo o dell’umore. Recentemente è stato pubblicato uno studio dell’Istituto di Neuroscienze di Firenze guidato da Pallanti con l’Università di Harvard, finanziato dall’Istituto Nazionale per la Salute Mentale statunitense, che dimostra l’efficacia della stimolazione magnetica transcranica, che agisce precisamente sulle aree del cervello coinvolte: «Ad esempio sulle aree della gratificazione – spiega Pallanti -, oppure su quella delle intenzioni e delle compulsioni, in modo da aumentare il controllo inibitorio. Senza effetti collaterali».

In ogni caso sarà utile sapere che sull’ammontare delle puntate complessive solo un terzo viene restituito ai giocatori attraverso le vincite, gli altri due terzi li incassa il banco, fra cui anche lo Stato (circa il 10%). Troppo facile scommettere su chi vince in questo gioco.

Stop Ludopatia

La Fondazione Toscana prevenzione usura ha attivato un programma di formazione, in collaborazione con la Regione Toscana e l’Università di Siena, per operatori volontari per la lotta alla ludopatia. Inoltre, la Fondazione interviene per sostenere le persone ludopatiche e le loro famiglie, prestando consulenza e garanzia per il rientro di eventuali debiti.

Per informazioni:
Fondazione toscana per la prevenzione dell’usura, 0577210286, 0577222516, prevusura@gmail.com

Iscriviti alla Newsletter

Le notizie della tua Cooperativa, una volta alla settimana. Guarda un esempio

Errore: Modulo di contatto non trovato.

Potrebbe interessarti