È una pianta superiore e non un’alga. Ha radici, fusto, fiori, frutti, e le sue foglie lunghe e sottilissime creano praterie sottomarine, dove l’acqua si riempie di ossigeno, i pesci si corteggiano, vivono microscopici animali acquatici, le onde e le correnti rallentano.
La posidonia oceanica e le sue distese, i posidonieti, sono dette “i polmoni del Mediterraneo”: assorbono il doppio dell’anidride carbonica rispetto alle foreste terrestri; producono ossigeno, visto che ogni metro quadrato di prateria marina ne rilascia da 14 a 16 litri al giorno; favoriscono la biodiversità animale.
Eppure, pur essendo protetti e classificati come habitat prioritari, nei decenni scorsi i posidonieti hanno iniziato a regredire in molti punti del Mediterraneo: si stima che negli ultimi 50 anni la loro superficie sia diminuita di oltre il 30%.
Le principali minacce alla salute delle posidonie sono le attività umane come l’uso delle reti a strascico, gli ancoraggi selvaggi delle imbarcazioni, l’inquinamento da idrocarburi e le sostanze chimiche riversate in mare, che rendono le acque più calde e torbide e si aggiungono agli effetti del cambiamento climatico.
Giardinieri del mare
A sollevare il tema – riforestare, tutelare e monitorare le posidonie – punta ora il progetto “Foresta Blu” di Coop e LifeGate, realtà punto di riferimento per l’informazione e la consulenza sulla sostenibilità. Proprio questo mese si parte con la riforestazione di 200 metri quadrati di posidonia oceanica nell’area marina protetta dell’isola di Bergeggi, sulla costa ligure vicino Savona, con la collaborazione dell’Università di Genova e dell’Issd (International School for Scientific Diving), associazione no profit che è anche la prima scuola italiana di formazione di ricercatori scientifici subacquei.
Una squadra di esperti che, con pinne e bombole, nei prossimi mesi si trasformeranno in giardinieri del mare. «Per riforestare i posidonieti – spiega Stefano Acunto, direttore di Issd, che guiderà la spedizione – abbiamo messo a punto una tecnica di cui andiamo orgogliosi e che sta dando buoni risultati anche su vasta scala. Si posizionano sul fondale biostuoie in fibra di cocco, stese sotto una rete metallica che le tiene ben salde e fissate al fondale. Sulla fibra si inseriscono quindi le talee di posidonia che, radicando, ancorano le piante al substrato». Questa tecnica, sottolinea LifeGate, ha finora consentito un successo di attecchimento maggiore della media degli altri interventi fatti in Italia: fra il 50 e il 70%.
Destinazione Elba
Dopo la piantumazione sarà l’Università di Genova a monitorare nel tempo la ripresa delle nuove piante, protagoniste di un ciclo di vita segreto e affascinante. «La posidonia cresce tutto l’anno: da dicembre ci sono le foglie giovani e intermedie, che in primavera-estate arrivano a piena maturazione raggiungendo anche un metro e mezzo di lunghezza, mentre in autunno la pianta perde le foglie, che in parte arrivano ormai secche sulle spiagge» conclude Acunto.
La tappa successiva di “Foresta Blu” sarà, da settembre, nell’Arcipelago Toscano, sulle coste dell’isola d’Elba: aree marine non protette dove sono possibili ancoraggio e pesca a strascico, nemici della nostra preziosa piantina. Qui si punterà a individuare le praterie sottomarine in regressione dove collocare i cosiddetti campi boa, per offrire ai natanti ancoraggi sicuri senza intaccare i fondali.
Il primo passo per dare una chance al posidonieto di “guarire”, a cui seguirà nei mesi successivi la riforestazione di altri 100 metri quadrati di foresta blu dell’isola.ù
Una pianta per gli oceani
Fino all’8 settembre, nei negozi Unicoop Firenze saranno in vendita vasi di sansevieria: un euro per ogni piantina venduta sarà destinato al progetto “Foresta Blu”.
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