Cosa manca nella legislazione attuale sugli animali e cosa servirebbe

Ne abbiamo parlato con Francesco Cerquetti, di formazione filosofo, educatore cinofilo e zooantropologo

La 281 del 1991 è la “Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo”. A distanza di oltre trent’anni dalla sua approvazione qualche aggiustamento sarebbe necessario, visto che cani e gatti sono entrati a pieno diritto nelle nostre case come membri della famiglia.

Ne parliamo con Francesco Cerquetti, di formazione filosofo, educatore cinofilo e zooantropologo che da molti anni si occupa di temi che riguardano una corretta convivenza tra gli animali, il cane in particolare, e le persone. La sua lunga esperienza è raccolta nel libro #iosonoacasa. Perché le favole più belle sono quelle vere. Storie di cani di canile e di piccole magie quotidiane (Antonio Crepaldi Editore).

Una data storica per i diritti animali

«Il 14 agosto 1991 rappresenta una data storica per le battaglie sui diritti animali: entrava infatti in vigore la nuova legge – spiega Cerquetti -. Fino a quel momento era valido il Dpr 320 del 1954, Regolamento di Polizia Veterinaria che prescriveva, con la giustificazione della prevenzione della rabbia, la soppressione obbligatoria di tutti i cani che venivano trovati vaganti sul territorio».

Per 35 anni quel regolamento, camuffato dalla necessità di tenere sotto controllo il randagismo, aveva autorizzato una vera e propria mattanza di Stato. Milioni di cani sono stati accalappiati, uccisi e inceneriti in quelli che erano conosciuti come canili sanitari. Prima del 1954 nessuna normativa vietava l’uccisione di un animale che non fosse di proprietà.

«La legge 281 ha rappresentato un ribaltamento giuridico: da quel momento la soppressione era ammessa solo per gravi e comprovati motivi. Veniva dunque riconosciuto il “diritto alla vita”, cioè un diritto fondamentale del cane indipendente dall’arbitrio umano. Quella norma è stata la prima ad essere approvata a livello internazionale ed è ancora oggi tra le poche esistenti» prosegue Cerquetti.

È così che negli anni Novanta il dibattito, tutt’ora molto attuale, sui diritti e sul benessere animale, ha iniziato a interessare sempre più persone e a diventare più acceso. Tuttavia, bisognerà attendere fino al 2004, con la legge 189, per vedere punito penalmente il reato di uccisione di animale.

Per il benessere, contro i maltrattamenti

«A distanza di oltre 30 anni la legge mostra qualche lacuna – spiega l’educatore -. La prima fra tutte è che non prevede il concetto di “benessere animale”. In quanto legge di prevenzione del randagismo, parla prevalentemente di canili e del possesso dell’animale solo dal punto di vista dell’iscrizione all’anagrafe canina, o del divieto di abbandono. Andrebbe posta l’attenzione sul tema di una gestione responsabile: le cronache riportano spesso attacchi di cani, molti dei quali in famiglia, conseguenza proprio di una relazione sbagliata con l’animale».

Si tratta di problematiche riguardanti la pubblica sicurezza che non andrebbero sottovalutate. «Un’altra lacuna sta nel fatto che nella legge 189 viene riconosciuta l’offesa “al sentimento degli uomini” che assistono al maltrattamento e non al povero animale che lo subisce».

Inoltre, che cosa si intende per maltrattamento? Anche tenere un cane tutto il giorno in casa da solo potrebbe essere considerato un maltrattamento, come tingergli il manto di rosa o trattarlo come un bambino, negandogli le esigenze etologiche di base. Con il Covid c’è stata un’esplosione di adozioni di cani, molti dei quali, però, passata l’epidemia, sono stati abbandonati.

«Infatti – conclude lo studioso -, il limite della legge 281 che forse oggi manifesta il suo maggior impatto è quello che riguarda i criteri di adozione e possesso di un cane, un tema non contemplato neppure nella 189/2004. Oggi esiste un labirinto di leggi e ordinanze a livello di enti locali il cui effetto è quello di rendere tutto molto più complicato e confuso. È giunto il momento di aggiornare il nostro quadro legislativo, unificarlo e semplificarlo». Nell’interesse degli animali e di tutta la società.

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