Pomodori e passate a marchio Coop

Confezioni e ricette rinnovate per venire incontro alle nuove esigenze dei consumatori

Avete passato agosto a fare conserve? E avete riempito di vasetti di sugo la dispensa e altri sono sparsi per la cucina? Se la risposta è affermativa, vi aspetta un autunno-inverno di gratificazioni culinarie e tanta stima. Altrimenti, vi sentirete un po’ meno re e regine della casa, ma potrete fare spazio ai “rossi” Coop, e soprattutto non sentitevi soli. In Italia, infatti, vengono prodotti ogni anno sei milioni di tonnellate di pomodoro fresco destinato a conserve (dati Ismea): significa che siete davvero in buona compagnia fra gli utilizzatori dei trasformati industriali!

Non solo, avrete anche la scusa per assaggiare i nuovi prodotti e apprezzare i nuovi formati e gli invitanti ritratti di pomodori sulle confezioni. Non vi preoccupate, farete lo stesso una bellissima figura e potreste perfino scommettere con i vostri ospiti sulla loro capacità di riconoscere i sughi a base di passata fatta in casa e di passata fatta da “mamma” Coop.

Ma andiamo con ordine. Intanto, cosa si intende per rossi: si tratta delle conserve a base di pomodoro, quelle che, per capirsi, occupano mezza corsia buona di ogni supermercato di media dimensione.

Le parole del pomodoro

I “rossi” Coop sono stati i precursori della rivoluzione dei prodotti a marchio, i primi con confezioni e ricette rinnovate per venire incontro alle nuove esigenze dei consumatori. Consumatori che cambiano, che si differenziano, che cercano ognuno il proprio rosso preferito e quello più adatto all’occasione. Cresce così anche l’offerta nei Coop.fi, organizzata per parole chiave.

La prima è “conveniente”, per la passata e la polpa classiche, che mettono alla prova la fantasia del cuoco e fanno da base per qualsiasi piatto gli venga in mente, seguita da “tracciato” e da “locale”. Nel primo caso parliamo di un prodotto tutto italiano, garantito e buono come appena colto. Del resto il pomodoro a marchio Coop ha una passione speciale per il territorio e da anni il logo Origine indica la provenienza dei pomodori, che è al 100% del nostro Paese, con definizioni anche più specifiche.

Un esempio? Fra le “locali” troviamo quelle che si differenziano per la provenienza da determinati territori, come la Maremmana, che viene esclusivamente dai campi al confine fra Toscana e Lazio. C’è quella extrafine, ma anche altre specialità, adatte a ricette del territorio e abbinamenti che riportano al palato atmosfere uniche. Qualche ispirazione? La Densa, la Vellutata o la Rustica saranno degne compagne di viaggio di sperimentazioni “pomodorose”.

Italiani ed etici

Un passo più in là arrivano i “ricercati”, a marchio Fior fiore, ad esempio l’insolito pomodorino giallo che spicca sullo scaffale dei rossi: l’ingrediente, alta qualità, è il datterino della Piana del Sele. Per chi non s’intende di geografia, la piana del Sele si trova in Campania nella provincia di Salerno, bagnata, appunto, dal fiume Sele, ed è una zona dalle tante produzioni agricole tipiche, fra cui il tradizionale datterino. Trattandosi di una produzione iperlocale e stagionale, ci sta che il socio o cliente lo debba attendere qualche giorno, ma alla fine arriva. Infine, il pomodoro benché rosso può essere anche verde, anzi Vivi verde come quello della linea bio di Coop. Un investimento sull’ambiente e sulla salute del Pianeta, ma non solo.

Che siano basic come la passata semplice o di alta gamma come i prodotti Fior fiore, due sono le garanzie dei rossi Coop: italianità e legalità. Due fattori imprescindibili per Coop e per Unicoop Firenze, che prestano grandissima attenzione al rispetto dei lavoratori in tutti i settori e in particolare nelle filiere agroalimentari, dove il rischio di illegalità è più alto. Il contatto diretto con i fornitori, insieme ad assiduità e profondità dei controlli, sono gli strumenti principali per il contrasto al lavoro nero e al caporalato, al lavoro minorile e alle discriminazioni di genere. A questo si accompagna un’attenta opera di sensibilizzazione, perché i contenuti del codice etico di Coop vengano diffusi e possano diventare la base condivisa delle condizioni di lavoro in agricoltura.

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