Se c’è qualcuno a cui non piacciono, alzi la mano. Come dice Ciuchino a Shrek nell’omonimo cartone animato: «Sai cosa piace a tutti? Le lasagne. Hai mai conosciuto qualcuno a cui dici “Ehi, prendiamo le lasagne” e lui risponde “Non mi piacciono le lasagne”. Le lasagne sono squisite». Ma da dove arriva la parola lasagna? Ed è più corretto dire lasagna o lasagne? Siccome nemmeno l’Accademia della Crusca riesce a dirimere le due questioni, trascuriamo questo dettaglio e andiamo avanti.
Intanto, dici lasagne e pensi a Bologna, e infatti la più antica testimonianza scritta su questo piatto appare nel 1282 nei Memoriali Bolognesi. All’epoca la ricetta doveva essere ben diversa: basti pensare che il pomodoro ancora non era conosciuto. Incredibilmente le lasagne non sono presenti nel più noto ricettario della gastronomia italiana, La scienza in cucina (1891) di Pellegrino Artusi, che pure era romagnolo, mentre appare nel 1935 nel libro Il ghiottone errante del giornalista Paolo Monelli. Oggi comunque con lasagne intendiamo le sfoglie rettangolari di pasta all’uovo messe a strati, intervallate da una farcitura (e qui possiamo iniziare a sbizzarrirci) e poi messe in forno a cuocere e gratinare.
La lasagna divide a metà l’Italia
Sono infatti due le principali tradizioni, una tipica dell’Italia centro-settentrionale (la più famosa, quella di Bologna) e una del centro-sud Italia (capostipite Napoli). La tradizione bolognese le vuole intanto di colore verde (ottenuto con l’aggiunta di spinaci alla sfoglia) e gli ingredienti classici sono pasta fresca all’uovo, ragù e besciamella. La versione napoletana è invece bianca e la ricetta non prevede l’utilizzo di besciamella: fra gli ingredienti, invece, ci sono ragù, mozzarella o provola, polpettine di carne e ricotta.
Altre varianti prevedono l’uso di radicchio rosso di Treviso tardivo al posto del ragù di carne (Veneto), ragù con carne anche suina e aggiunta di rigaglie di pollo (Romagna), condimenti a base di funghi (Italia centrale). Due menzioni a parte meritano le Marche, dove sono chiamate vincisgrassi, e la Sicilia, dove nella farcitura, tanto per stare leggeri, ci possono essere anche uova sode, polpettine di carne fritte, formaggi semiduri, ragù con piselli, prosciutto cotto, talvolta melanzane fritte…
Versioni gourmet
Perché limitarsi alla tradizione? Le lasagne possiamo condirle come ci pare! Estive (con pomodorini freschi, mozzarella e basilico), vegetariane (al pesto, con le melanzane), con il pesce invece della carne (salmone e robiola, zucchine e gamberetti, con un ragù di molluschi), autunnali (con i funghi, con zucca e salsiccia), perfino con la frutta secca (radicchio e noci, pistacchi e taleggio). Diciamo che, come la pizza, ognuno ci può infilare dentro quello che più gli aggrada, magari evitando l’ananas.
Sulla tavola delle feste, perché non proporne due o tre versioni? Si possono anche preparare in anticipo, per godersi la giornata senza stare troppo a trafficare! Tra le sfoglie all’uovo già pronte Coop ci sono quelle fresche, nella linea Fior fiore (nelle varianti sottile o spessa e ruvida), e secche (gialle o verdi). E nel reparto gastronomia, anche pronte da portar via, tante proposte sia di fornitori esterni che prodotte nelle cucine interne: classiche, vegetariane, al pesto, con i funghi. Esistono pure prodotti senza glutine, sia freschi che secchi da cuocere, ma anche pronte solo da riscaldare. Perché dovremmo scontentare qualcuno?