A tu per tu con Maurizio de Giovanni

Lo scrittore racconta i suoi protagonisti noir alla napoletana, ma non troppo. Il 7 novembre tra gli ospiti della "Piazza delle lingue" organizzata alla Villa medicea di castello dall'Accademia della Crusca

Il commissario Ricciardi ci sarà, ma anche I Bastardi di Pizzofalcone e pure Mina Settembre. O meglio, alla Piazza delle lingue (Firenze, 6-9 novembre), ci sarà la loro penna, lo scrittore napoletano Maurizio de Giovanni. Sì, perché in questa edizione l’evento organizzato dall’Accademia della Crusca è dedicato a raccontare linguaggi pop di vario genere, dal fumetto al teatro, a quello dei romanzi noir e gialli. Quelli di de Giovanni, amatissimi e letti da un pubblico trasversale, sono diventati anche serie televisive di successo. «Quella più fedele all’originale è il commissario Ricciardi, forse perché ambientata in altra epoca e quindi meno modificabile» dice l’autore napoletano.

Quali sono le caratteristiche letterarie dei suoi noir?
Il punto cruciale è la narrazione, che ha un approccio differente rispetto alla narrativa classica, è fatalmente più centrato sulla trama, pur essendo profondamente psicologico. Il linguaggio quindi è necessariamente più secco, più circostanziato, più rivolto agli eventi rispetto a ciò che avviene nella narrativa dei sentimenti.

Nei suoi romanzi ci sono parole ricorrenti e caratteristiche peculiari?
Ogni scrittore le ha. Per chi scrive romanzi noir a guidare nella scrittura è la logica, quel filo rosso che sta dietro agli eventi umani, anche a quelli criminali. Credo, quindi, che sia la consequenzialità l’elemento caratterizzante. Oltre alla proposizione di più punti di vista, perché lo stesso evento visto da lati diversi assume diverse rilevanze.

Chi sono gli autori che l’hanno più ispirata nella sua scrittura?
I miei modelli di riferimento, che nessuno ha la presunzione di voler scimmiottare, ma che rappresentano dei riferimenti letterari per le diverse serie che ho scritto, sono Stephen King per Ricciardi, Ed McBain per i Bastardi di Pizzofalcone, John Le Carré per Sara e Donald E. Westlake per Mina Settembre.

Fra gli italiani viene in mente Andrea Camilleri…
Camilleri è stato il più grande narratore italiano degli ultimi cinquant’anni e non è imitabile. È stato geniale da tutti i punti di vista e quello dell’uso del dialetto è solo uno degli aspetti fondamentali, un dialetto che è ispirato a quello della Sicilia meridionale, ma per certi versi è innovativo.

Lei che rapporto ha con il dialetto napoletano?
Io ho scelto un approccio più tradizionale rispetto alla lingua perché vorrei che i miei libri fossero letti ovunque senza difficoltà, in modo da poter prestare maggiore attenzione al contenuto che alla forma. Quindi del napoletano utilizzo più la cadenza che l’accento o la lingua.

Quali sono le caratteristiche della cadenza napoletana?
La cadenza napoletana è qualcosa che rende riconoscibile la collocazione geografica del romanzo, ma lo mantiene comunque comprensibile. Si caratterizza per costruzioni semplici delle frasi, che sono spesso brevi con molte coordinate, e non usiamo mai il passato remoto. Solo per fare alcuni esempi.

Che ne pensa dei neologismi?
Sono convinto che sia inutile opporsi ai grandi cambiamenti, avere un atteggiamento di contrasto significa soltanto ritardare l’adeguamento e questo vale anche per la lingua. Ciò non significa però che vada accettata la semplificazione, la disorganizzazione, l’errore ortografico. Credo che il lavoro della Crusca sia fondamentale ed estremamente necessario per la conservazione di certi capisaldi della lingua e mi piace anche l’apertura alle parole nuove: il neologismo va bene, è il perché scritto con la kappa che non va bene.

E che ne pensa del linguaggio dei social o dei messaggini?

Penso ci sia in atto una gravissima autolimitazione della lingua italiana che impedisce la complessità del linguaggio.

Quale libro ha sul suo comodino?
Uno dei libri più notevoli che abbia letto ultimamente è senz’altro Il fuoco che ti porti dentro di Antonio Franchini, un romanzo straordinariamente nuovo e potentissimo.

Fra tutti i suoi personaggi, chi vedremo presto in libreria?

Mi sto preparando a scrivere il prossimo romanzo di Ricciardi: si intitolerà Volver, che in spagnolo significa tornare.

Incontri

Alla Piazza delle lingue, organizzata a Firenze dall’Accademia della Crusca, Maurizio de Giovanni e Marco Malvaldi saranno i protagonisti dell’appuntamento nella Villa Medicea di Castello il 7 novembre alle 17. Il 6, alle 18, al Teatro Verdi “L’italiano incontra il fumetto” con Zerocalcare (prenotazioni su coopfi.info/eventi). L’8 novembre, alle 17, nella sede dell’Accademia incontro con Igiaba Scego e Sabrina Efionay, mentre il 9 alle 18 al saloncino Paolo poli del Teatro della Pergola, appuntamento con Renato Carpentieri e la sua Prova d’attore (prenotazioni su coopfi.info/eventi).

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