Trama
Marek è un giovane polacco, vive con la madre ed è senza un lavoro fisso perciò decide di abbandonare il suo Paese in cerca di fortuna. Aleya, nigeriana, è una giovanissima ragazza quando finisce nelle mani di uno zio che abusa di lei per poi passare in quelle di ancora più spietati aguzzini. Entrambi arrivano in Italia, per lei prosegue l’inferno dello sfruttamento come prostituta e per lui si apre quello del bracciante. A cambiare le cose sarà il loro incontro da cui nasce subito un amore e il desiderio di essere liberi insieme.
I personaggi
I soli personaggi positivi sono i due protagonisti che riescono a trovare il coraggio di dare una nuova possibilità alle loro vite e il prete che aiuta Marek a trovare lavoro.
La citazione degna di nota
Una mattina Marek vide come un lampo negli occhi e nella sua mente qualcosa fece una capriola… Aveva creduto di poter resistere, ma si era sbagliato. Si sentiva debole. Aveva perso almeno cinque chili… Cazzo! Cazzo! Si alzò in piedi strizzando un pomodoro nel pugno, riducendolo in pappa. Gridò che non era giusto, che il lavoro era da schiavi e la paga ridicola. I padroni dovevano pagare di più se volevano il loro sangue…
Gli altri continuavano a lavorare, ignorandolo. Un nero gli lanciò uno sguardo spaventato, ma ormai era troppo tardi. Due sorveglianti presero Marek per le braccia, un terzo diede voce ai pugni. Quando Marek cadde a terrala parola passò agli stivali. (pag.68)
Si aspettava una punizione terribile. Sperò tanto che la uccidessero subito, in fondo era quel che voleva. Invece la portarono in una stanza dove si lavavano, la misero nuda contro una parete e la innaffiarono, prima con una canna e poi con secchiate di acqua
gelida. Le sembrò di affogare, ma non era affatto come se l’era immaginato nel suo verde mare, la dolce morte liquida che sognava tutte le notti. Poi due bianchi grandi e grossi bagnarono bene degli asciugamani e li arrotolarono. Presero a picchiarla selvaggiamente, sempre in quel modo diabolico per cui non le restavano i segni. (pag.93)
«Andiamo a Roma e ci fermiamo a dormire da qualche parte. La mattina presto partiamo per Firenze.»
«Perché non subito?»
«In una città che non si conosce è meglio arrivare presto.»
«Mi sembra un sogno…»
«Non è un sogno. Aleya. Troveremo un buon lavoro e vivremo felici, te lo giuro.» (pag.136)
Le nostre riflessioni
Di questo romanzo abbiamo apprezzato il contenuto, ci ha colpite molto, tant’è che la discussione che ne è scaturita è stata particolarmente lunga e partecipata. Crediamo che l’intento dei due autori, attraverso l’utilizzo di uno stile quasi giornalistico, sia quello di denunciare le realtà di sfruttamento e orrore che quasi sempre sono costretti a vivere i migranti che arrivano nel nostro Paese e le situazioni di miseria dei Paesi da cui si muovono. Vite rubate è un romanzo straziante, racconta vicende indicibili, aprendo a profonde riflessioni.
Crudeltà e emarginazione nei confronti dei migranti, ci pare assurdo, ma esistono in Italia, nonostante ci sia la possibilità di mettere in atto sistemi virtuosi legati alla migrazione, il mondo del lavoro e ancor prima l’accoglienza per queste persone sono troppo spesso privi di diritti.
Lo consigliamo a...
A chi crede in una società più giusta e umana.
Le parole chiave del libro
Malvagità
ingiustizia
riscatto
speranza
futuro
giovinezza