Trama
In questo romanzo autobiografico e impersonale, singolo e trasversale, Annie Ernaux, premio Nobel per la letteratura 2022, ha scelto come spunto narrativo una serie di foto: una sequenza di tracce incorniciate per dispiegare la sua Storia e quella collettiva. La narrazione comincia dagli anni ‘40, da una foto che ritrae un neonato grassoccio e imbronciato, appollaiato al centro di un tavolo intarsiato. È lei quel soprammobile di carne, è lei quella bambina che ignora di essere nata in un mondo in conflitto. Poi quella bambina cresce, in un vestito a balze e con i riccioli più ampi. La guerra è cessata, ma non la povertà e i racconti infiniti di tutto quel dolore, ripetuti a tavola nei pranzi dei giorni festivi. E poi via, trapassando le stagioni, la guerra in Algeria, le grandi illusioni, l’irrompere del rock, il ’68 francese dilagante quando Annie era già madre, responsabile di un avvenire più esteso del proprio. L’ondata si acquieta e il nuovo culto si conta in moneta. È il denaro, lo status di consumatore, che ora denota l’uomo come burattino del consumo. E poi l’avvento di internet, l’undici settembre, i centri commerciali… Dal dopoguerra ai nostri giorni, un romanzo che non comincia mai e che quando finisce ci ha raccontato tutto.
La citazione degna di nota
Non sarà un lavoro di rievocazione nel senso più consueto, ossia volto alla stesura narrativa di una vita, a una spiegazione di sé. Si guarderà dentro solo per ritrovarci il mondo, la memoria e l’immaginario dei suoi giorni passati, per cogliere i cambiamenti di idee, credenze e sensibilità, la trasformazione delle persone e del soggetto, ciò che lei ha conosciuto, ciò che forse non rappresenterà nulla per quanti conosceranno sua nipote, per tutti i viventi del 2070.
Le nostre riflessioni
Attratte da un’autrice donna e vincitrice di un Nobel per la letteratura, abbiamo scelto di leggere questo libro, un’autobiografia intensa e appassionata che si intreccia alle vicende storiche francesi dal 1940 ai giorni nostri. È una narrazione collettiva, una visione documentata e struggente degli avvenimenti e dei personaggi pubblici e privati, raccontati attraverso le idee politiche dell’autrice. Nella narrazione, la Ernaux si pone domande, riflette su tutto e tutti in un’analisi politica, storica e sociologica che ha animato la nostra discussione: il consumismo e l’obsolescenza programmata, il ritorno all’individualismo, la presa di coscienza delle donne, l’importanza della memoria.
È un fluire interrotto da foto e sequenze di filmati che, con il loro tecnologico mutare nel tempo – dalla pellicola al digitale – sono una forma strategica, narrativa ed estetica per affrontare lo scorrere del tempo individuale e collettivo. Lo stile è raffinato, essenziale, rapido nella narrazione, apparentemente privo di coinvolgimenti emotivi e allo stesso tempo affascinante. L’eleganza della scrittura della Ernaux appare anche nella capacità lapidaria di emettere sentenze asciutte, mai indulgenti, formulate in brevi periodi. Lo stile giornalistico a tratti si fa nostalgico e a volte può risultare pesante, anche in base dell’età del lettore.
La voce narrante non usa la prima persona singolare ma il plurale o l’impersonale, nel tentativo di ingannare lo scorrere del tempo e annunciando un fallimento personale e generazionale; attraverso l’uso del presente, condanna il mondo di ieri e denuncia il mondo di oggi, invitando il lettore alla riflessione.
Lo consigliamo a...
Tutti dai 40 anni in su
Le parole chiave del libro
Nostalgia
guerra
tristezza
maschilismo
cattolicesimo
pregiudizio
differenze di genere
consapevolezza
identità
passato
presente
futuro