Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno

La trama è la classica ambientazione di un gruppo di persone in un posto isolato dove accadono una serie di omicidi, mentre l’assassino si nasconde tra i personaggi del gruppo stesso. I Cunningham sono una famiglia con cui è molto difficile avere a che fare: tutti hanno ucciso qualcuno. Quando sono costretti ad una riunione familiare, accade l’impossibile.

Michael, fratello del narratore, esce di prigione e il giorno stesso il cadavere di un uomo viene ritrovato su una collinetta innevata, davanti all’hotel più in quota di tutta l’Australia. Ha le vie respiratorie ostruite ma non presenta ustioni sul corpo. Michael viene accusato di omicidio ed Ernest, su richiesta del fratello, decide di indagare a sua volta sui fatti. Con una bufera in arrivo, il piatto è servito: tutti gli ingredienti del giallo perfetto sono credibili e il mistero è finalmente pronto per essere svelato.

Un libro di puro intrattenimento, condito di ironia, che cita Agatha Christie con Trappola per topi, Assassinio sull’Orient Express e Dieci piccoli indiani, così come Conan Doyle con Sherlock Holmes e il dottor Watson. Si scorrono le pagine, si bruciano (visto il dettaglio della cenere nei polmoni del morto). Benjamin Stevenson, scrittore di tre romanzi e agente letterario in Australia, gioca bene col suo cluedo personale, impostando una scrittura semplice ma adeguata al lettore.

Ci convince la prosa pop che rimanda ai film dove il narratore guarda in camera e parla col pubblico, ci riferisce i suoi pensieri, battute e sarcasmo, ci coinvolge e ci fa andare avanti con lui aumentando la voglia di scoprire chi sia il serial killer. Il tema della “verità” nei dialoghi e nei rapporti è un fil rouge di tutto il libro. Non siamo stupiti dal fatto che verrà tratta una serie tv HBO da questo romanzo, così ricco di personaggi e colpi di scena da farci rimanere col fiato sospeso fino alla fine.

A chi si accinge alla lettura del suo primo romanzo giallo.