Trama
Siamo in Sardegna agli inizi del ventesimo secolo. La prima parte è centrata sul rapporto tra Maria e la madre di anima Bonaria Urrai, sarta, da tutti conosciuta come l’Accabadora (colei che finisce). Quando Maria scopre l’attività della madre di anima ne resta sconvolta e se ne va nel “continente” dove lavora presso una famiglia, ma il legame che crede spezzato ritorna quando Bonaria sta male e ha bisogno delle sue cure. La richiesta di Bonaria a Maria la costringe a decidere e accettare quello che le era sembrato un delitto. Ma la madre di anima le farà un regalo…
I personaggi
Le due donne, Maria e Bonaria, sono il fulcro centrale, ma gli altri personaggi ben contribuiscono al racconto di questo spaccato sociale.
La citazione degna di nota
Le colpe, come le persone, iniziano a esistere se qualcuno se ne accorge
Le nostre riflessioni
Il libro ha il sapore della vita semplice di un tempo, parla di usanze antiche, e allo stesso tempo tratta di realtà attuali, quale l’eutanasia, dando spunti di riflessione sia per quanto riguarda l’adozione sia per il fine vita.
In Sardegna i figli venivano adottati come “fillus de anima”, cioè affidati a una donna magari sterile da famiglie in difficoltà.Un misto di amore, ammirazione e dubbi che tratta l’eutanasia come un aiuto a chi soffre. L’ Accabadora aiuta solo chi davvero non ce la fa più a vivere; quando invece ci sono pericoli che qualcuno voglia approfittare del suo “servizio” non ci mette un secondo a rifiutare.
Lo stile dell’autrice, Michela Murgia, ci ha fatti sentire “dentro il romanzo”, con le descrizioni di luoghi e di caratteri precise e puntuali.
Lo consigliamo a...
A tutte/i.