Trama
Igiaba Scego, in un’affettuosa lettera alla nipote Soraya, racconta il fuoco della guerra nel suo paese, la Somalia. Una storia di saccheggi e stupri, di bombardamenti e regimi. La capitale Mogadiscio piomba nel caos nel 1991, quando Igiaba è una giovane adolescente pronta per la festa di Capodanno. Lontana dalla patria dei genitori, è combattuta tra la vita che vive a Roma, una città che di lei non sa nulla, e le sue radici sanguinanti di cui però conosce ben poco.
“Europea” la chiamano: naturalmente lei lo è, ma è altrettanto legata anche all’Africa. Un’africana europea, a cavallo tra due mondi che si sono voluti male, tra le macerie del ‘900 e un futuro macchiato dai morti nel Mediterraneo. Cerca di portare avanti una sua normalità, una routine quotidiana, ma il pensiero è costantemente rivolto al destino a cui la sua famiglia va incontro.
Questa è una storia vissuta attraverso la memoria della madre, ma anche attraversata dai ricordi di nonni, zii, cugine, parenti lontane.“Cassandra a Mogadiscio” diventa un’opera letteraria che raccoglie grida di dolore e ferite, ma che allo stesso tempo celebra la speranza e la possibilità del perdono.
La citazione degna di nota
Il Jirro è questo, Soraya. Un pettine che non sappiamo più usare, costruire, inventare. Una parte di noi, delle conoscenze degli antenati, che non abbiamo salvato dalla furia che ci ha travolti. […] In quel pettine c’è un insegnamento da trasmettere agli artigiani di oggi, che oggetti di quel tipo non li fabbricano più perché con la guerra si è persa la memoria di come si facevano le cose. Guardare quel pettine potrebbe spingere qualcuno a ripristinare la comunicazione tra passato e presente che la guerra ha interrotto.
Le nostre riflessioni
Nella sua drammaticità, il jirro colpisce anche noi. “Jirro è il nostro cuore spezzato”, la malinconia che colpisce chi ha vissuto la diaspora somala e che si manifesta in mille modi diversi e con diverse intensità. La storia della Somalia non è così conosciuta, tantomeno la sua dittatura e il colonialismo che l’ha caratterizzata. La famiglia di Igiaba è sparsa in cinque continenti: tra generazioni spesso è difficile comunicare, immaginiamoci se a dividerci sono anche idiomi, culture e chilometri di distanza. E poi la guerra. Quella che ti riempie il petto tanto da non riuscire a pensare ad altro se non al senso di colpa che provi per il non viverla. Guerre da conoscere per curare quel jirro. Conoscere significa vedere, provare a ricucire ferite non nostre ma che sentiamo come tali. Non pensi mai che possa capitare proprio a te, che brutalità e violenza si diffondano nel cuore del tuo vicino di casa. Invece tutt’oggi Iraq, Ucraina, Palestina, Siria, sono solo alcune voci di un elenco insanguinato fatto di devastazione e morte, una catena industriale di conflitti.
Lo consigliamo a...
A chi vuol comprendere meglio un pezzo di storia troppo a lungo dimenticato.
Le parole chiave del libro
Dolore
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