Se analizzare l’andamento del lavoro in Toscana in questo periodo storico è difficile, c’è un punto su cui tutti concordano. Ovvero la centralità della formazione. Una formazione seria, istituzionale, capace di dare delle garanzie sulle competenze e in strettissimo contatto con il mondo del lavoro. Per fare sempre meglio quello che sappiamo fare meglio degli altri.
L’allarme è già stato lanciato dall’Irpet. La nota congiunturale di aprile dell’Istituto regionale per la programmazione economica in Toscana parla chiaro e insieme dice delle cose interessanti, da interpretare: «La produzione industriale della Toscana nel quarto trimestre 2023 si contrae ancora rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a causa del difficile contesto macroeconomico internazionale e interno. In particolar modo ad essere colpite sono le specializzazioni più tradizionali, soprattutto quelle del comparto moda. A questo calo della produzione si accompagna un progressivo indebolimento delle esportazioni di beni. Nonostante ciò, rileviamo una variazione positiva nella dinamica degli addetti dipendenti rispetto allo stesso periodo del 2022. Cresce anche il numero medio di dipendenti nell’anno, che supera di 38mila unità (+2,9%) il valore del 2022».
Produzione in calo, qualità in crescita
Che sta succedendo, dunque? Dopo l’ubriacatura produttiva vissuta alla fine della pandemia, ecco il calo. Congiunturale, ciclico, a cui seguirà una nuova stabilizzazione: questa è la tesi di Bernard Arnault, fondatore e capo incontrastato di Lvmh, la più grande compagnia francese, che controlla oggi quasi i due terzi del mercato della moda e del lusso a livello globale.
Ma, fondando l’economia toscana le sue basi sull’esportazione, vista l’attuale congiuntura internazionale, con due guerre alle porte dell’Europa e il calo degli ordinativi dalla Cina, in particolare nel settore moda, ma non solo, c’è chi comincia a preoccuparsi.
Se, invece, avrà ragione Arnault, come inciderà questa nuova stabilizzazione sui lavoratori? Per restare all’esempio della moda, nel comparto del lusso che riguarda alcuni distretti toscani importanti, come quello di Scandicci (FI), le grandi maison hanno deciso di tornare a fare il lusso vero, accessibile a pochi ricchissimi. Per realizzare prodotti di altissima qualità sarà sempre più richiesta una fortissima specializzazione degli addetti, che potrà essere garantita solo da una formazione altrettanto di qualità. E questo è vero per molti settori manifatturieri della nostra regione.
Il ruolo delle Its Academy
Per entrare oggi nel mondo del lavoro, quindi, bisogna essere pronti prima di arrivarci: per questo in Toscana, come in altre regioni italiane, stanno assumendo un ruolo sempre più imprescindibile le Its Academy, dove Its sta per Istruzione tecnologica superiore. «È una parte fondamentale del Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore – ci racconta l’assessora regionale alla formazione, Alessandra Nardini -. Sono accademie tecnologicamente qualificate e avanzate, finalizzate alla promozione dell’occupazione, in particolare giovanile, e al rafforzamento delle condizioni per lo sviluppo di un’economia ad alta intensità di conoscenza, competitiva e resiliente, in grado di rispondere alla domanda di nuove ed elevate competenze tecniche e tecnologiche da parte delle imprese del territorio. Per intenderci, la frequenza è obbligatoria, i tirocini devono coprire almeno il 35% del monte ore complessivo del corso e i docenti devono provenire dal mondo del lavoro almeno nel 50% dei casi».
“L’importante è farsi trovare pronti”
I percorsi attivi negli Its sono rivolti a giovani tra i 18 e i 35 anni, hanno durata biennale e l’attività formativa si divide fra aula e stage. In Toscana sono distribuiti, fra gli altri, nei settori dell’efficienza energetica, della mobilità sostenibile, delle nuove tecnologie della vita, nelle costruzioni, nell’agroalimentare, nel turismo e nei beni culturali e, naturalmente, nella moda. Per Maurizio Del Vecchia, presidente dell’Its Academy Mita di Scandicci «indietro non si torna, le maison ci hanno imposto una semplificazione della filiera.
In ogni caso la cosa migliore è farsi trovare pronti quando potremo tornare a livelli di produzione normali. Per questo il tema della formazione è fondamentale, perché quando passerà questo momento avremo bisogno di manodopera altamente specializzata, non come prima, quando ci appoggiavamo per il 35% alla manodopera cinese. Saranno giovani debitamente formati a portarci fuori da questa crisi».
Nel caso della manifattura della moda possiamo dire che l’Italia si è tenuta la filiera, la Francia si è tenuta i marchi. Ed è sempre più pressante la contraddizione del dover produrre cose per un mercato velocissimo – le vetrine cambiano ogni quindici giorni – e insieme di doverlo fare con la lentezza delle mani, con i tempi degli artigiani.
Nel mondo dell’agroalimentare
La conferma della centralità della formazione – per cambiare esempio – arriva anche dall’agri-food, quel mondo che gira intorno all’agricoltura e al cibo. Anche qui, il tema della formazione è parte del dilemma “cambiare o morire”. E cambiare è la scelta dell’Its Eat Academy della Toscana. I dati parlano chiaro. L’80% dei diplomati trova lavoro entro un anno.
«Meglio – aggiunge Paola Parmeggiani, direttrice della Fondazione Its Eat- Eccellenza agroalimentare Toscana -, fra l’80 e l’85% riescono a trovare la propria occupazione non solo come dipendenti, ma anche come professionisti, lavoratori autonomi o avviando una impresa. Nei percorsi attivi al secondo anno quasi il 50% dei ragazzi riesce addirittura ad ottenere un contratto o una promessa di assunzione nell’azienda in cui ha svolto il tirocinio, ancor prima di aver sostenuto l’esame finale. I dati riguardano il biennio 2022-2024 e, anche nel settore dell’agri-food, le tre parole d’ordine che possono renderlo competitivo e vincente sui mercati internazionali sono sostenibilità, alta tecnologia e formazione».
«La Fondazione Eat, grazie anche al sostegno economico della Regione Toscana – conclude l’assessora Nardini -, sta a dimostrare la nostra convinta volontà di investire sul sistema Its toscano. Cofinanziamo oltre 30 percorsi Its diffusi nel territorio regionale e realizzati dalle 9 Fondazioni toscane. L’obiettivo principale è quello di garantire un’occupazione di qualità e di rispondere al bisogno di superare il mismatch, il disallineamento fra domanda e offerta di lavoro».
Insomma, è bene farsi trovare pronti, anzi prontissimi.
Post scriptum
A proposito di crisi e lavoro, la ricchezza personale di Bernard Arnault è stimata in quasi 300 miliardi di euro. Forse un giorno, quando la forbice delle diseguaglianze si spezzerà, sul campo resteranno solo coloro che sono stati formati e sanno fare le cose con le loro mani. Questa – come diceva il deportato a Mauthausen Marcello Martini – è una cosa che mai nessuno potrà portargli via.