Trama
Annetta racconta la sua vita vissuta all’ombra della madre, Sofia Vivier. Bella, inquieta, elegante, Sofia si vergogna del corpo della figlia perché è scandalosamente minuto. Ostinatamente chiusa nel sacrario della sua casa, Annetta fugge il mondo fuori, rispetto al quale si sente inadeguata. L’arrivo di Clara Bigi, una domestica crudele, è il primo elemento di discontinuità nel precario equilibrio della vita familiare.
Il padre, Antonio Baldini, ricco commerciante di tessuti, cede a quella donna il controllo della vita quotidiana, così Clara Bigi diventa il guardiano di Annetta, arrivando a sorvegliarne anche le letture. La morte improvvisa del padre è per la ragazza l’approdo brusco all’età adulta. Dimentica di sé, decide di rivolgere le sue cure soltanto alla madre, fino ad accudirne la bellezza sfiorita. Allenata dal suo stesso corpo alla rinuncia, coltiva con ostinazione l’istinto alla diminuzione.
La citazione degna di nota
La mia missione – sublime, quanto irrealizzabile – era meritare finalmente l’attenzione di Sofia Vivier. La felicità di poter dire […] “io la guardo e lei mi guarda” a me era negata. Mamma non mi guardava mai. Ma la sua indifferenza non faceva che accrescere il mio amore già smisurato
Le nostre riflessioni
Una minima infelicità è il racconto di una figlia all’ombra della madre, seguendola da bambina fino all’età adulta. Sofia Vivier si vergogna di Anna e questo atteggiamento estremamente negativo la porta a una crescita incompleta, a livello fisico oltre che psicologico. Si sentirà inadeguata in ogni situazione, mentre la madre è bella, elegante, sofisticata, lei è una figlia brutta, non voluta. Viene lasciata sola dalla figura che invece dovrebbe sostenerla e questo la porta a emarginarsi ancora di più. Quando diventa vittima di bullismo a scuola nessuno la difende. Di fatto non riuscirà mai a integrarsi né a interagire con gli altri. In tutto ciò il padre è assente, non prova nemmeno a colmare il vuoto lasciato dalla moglie, si dedica al lavoro facendo solo finta di non notare i suoi continui tradimenti, finché si ammala e muore.
A peggiorare la situazione è l’arrivo della domestica che, dopo un’iniziale quiete, impone regole rigide e crudeli tiranneggiando su chiunque, soprattutto Anna. Quando anche la madre si ammala, la figlia si annulla nel prendersene cura.
Sembra che Carmen Verde segua la protagonista nella sua involuzione. Nonostante la tragicità deprimente della storia, la scrittura è piacevole e scorrevole, mai crudele, forse perché c’è già troppa crudeltà in una figlia che si annienta come persona per la madre. La malinconia che si respira dall’inizio alla fine non è stata apprezzata da tutti, poiché si avverte un senso di vuoto una volta terminata la lettura.
L’autrice non offre redenzione a nessun personaggio. Un padre preso solo dal proprio lavoro, una madre presa solo da se stessa, una figlia suo malgrado imperfetta: è il ritratto di tristi esistenze, Anna in particolare ha estremo bisogno di essere se non amata almeno presa in considerazione, cosa che purtroppo non avviene mai.
Lo consigliamo a...
A chi non ha paura di immergersi in vicende personali drammatiche.
Le parole chiave del libro
Rapporto madre- figlia
infelicità
famiglia
malinconia