«Quello che serve nella gestione delle condizioni climatiche estreme, come quella che ha colpito la Toscana nei giorni scorsi, è una corretta consapevolezza del rischio e un aumento della sicurezza della cittadinanza» così Serena Giacomin, presidente di Italian Climate Network, commenta l’alluvione che ha interessato la nostra regione una settimana fa, durante il convegno “Futuro sostenibile. Buon pratiche per salvare il nostro Pianeta”, organizzato da Unicoop Firenze il 10 novembre al Palazzo degli Affari di Firenze.
Quello a cui abbiamo assistito la notte del 2 novembre è uno dei fenomeni che un recente articolo pubblicato sul Nature Communication definisce “colpi di frusta climatici”, una serie di passaggi repentini tra una condizione climatica estrema ad un’altra. Recenti studi hanno mostrato non solo l’aumento della frequenza di questi fenomeni, ma anche la riduzione dell’intervallo temporale tra un colpo di frusta e l’altro.
Ma cosa è successo davvero tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre?
Secondo la meteorologa, l’ultima perturbazione di ottobre ha avuto il demerito di saturare in parte i terreni della nostra regione; a quella perturbazione se n’è aggiunta poi, a inizio novembre, un’altra che ha riguardato soprattutto il Centro Sud. Infine, è arrivato Ciaran, una tempesta extra tropicale che proprio in quest’istante sta impattando il nostro territorio dando vita a temporali di estrema intensità, capaci di scaricare a terra un quantitativo di pioggia davvero impressionante.
«È vero che una singola situazione meteorologica, come una nevicata fuori stagione o una pioggia molto abbondante, non determina una tendenza climatica, ma certamente il fatto che questi eventi estremi continuino ad aumentare e diventino sempre più frequenti, ci porta ad inserirli perfettamente nella tendenza climatica estrema di questi anni» continua Giacomin.
La ricostruzione satellitare ci mostra il ramo della perturbazione Ciaran che si è staccato dalla tempesta tropicale andando ad impattare sul nostro territorio con rara potenza. «Certamente la perturbazione era stata prevista e 48 ore prima eravamo già in una fase di elevata attenzione, ma non è stato possibile prevedere l’intensità e la quantità di precipitazioni che potenzialmente potevano andare a colpire il territorio» commenta la meteorologa.
A livello atmosferico è possibile infatti osservare il passaggio del fronte più attivo della perturbazione che ha attraversato il Mediterraneo fino ad arrivare in Toscana, ma quello che poi è successo sul suolo dipende quasi esclusivamente da come è costituito il nostro territorio. «Abbiamo più del 94% dei comuni italiani che ha problemi di dissesto idrogeologico che comportano il rischio di frane e alluvioni» prosegue Giacomin. Ecco perché la prevenzione deve essere il primo passo e il passo più importante per i cittadini, per cambiare la loro percezione, imparare a leggere un messaggio di allerta della Protezione civile, aumentare la consapevolezza e la personale gestione del rischio.
«Iniziamo ad essere cittadini consapevoli per far sì che un domani la storia legata al passaggio di perturbazioni così intense ed impattanti, possa essere effettivamente una storia diversa» conclude Giacomin.