Badanti – chef

La buona cucina nel lavoro di cura degli anziani: missione possibile

Si possono fare dieci pasti gustosi con cinquanta euro? Pasti buoni e abbondanti, primo-secondo-contorno e dolce e, contemporaneamente, inventare occasioni di scambio, inclusione e formazione grazie alla cucina? Certo che si può, basta fare un viaggio di una mezz’oretta con Felicetta Maltese, nome gioioso e cognome da fumetto marinaresco.

Siciliana di nascita e toscana di adozione, con esperienze di vita e solidarietà dall’est Europa al Sudamerica, ci racconta questa sua avventura con grande entusiasmo: «Una decina d’anni fa ero volontaria al Quartiere 2 di Firenze, parlavo con molti anziani e tutti, fra le altre cose, si lamentavano di come facevano da mangiare le loro badanti. Non è facile, oltre al resto, trovare affinità di gusti quando ci si confronta fra tradizioni culinarie differenti. Mi venne allora l’idea di entrare in contatto con queste signore, per dare qualche consiglio che migliorasse il lavoro di cura, così importante in questi tempi, e desse loro la possibilità di offrire maggiore benessere alle persone anziane, per le quali i pasti sono un momento molto importante della giornata».

Il sostegno di Unicoop Firenze

Nacquero così dei corsi di formazione, gratuiti, grazie all’incontro con la sezione soci Firenze nord-est e al sostegno di Unicoop Firenze, l’unica realtà della città che condivise e sposò il progetto di Felicetta. Un progetto complicato, che doveva mettere insieme tanti aspetti: fare la spesa, trovare una sede con la cucina a disposizione, coinvolgere le collaboratrici domestiche. La signora Maltese, forte anche di esperienze di cooperazione in varie parti del mondo, non è certo una che si arrende e piano piano, nella curiosità generale, i corsi sono partiti.

I corsi di cucina sono andati avanti per anni, a Villa Bracci a Rovezzano. Felicetta, sempre a titolo gratuito e volontario, ha detto a decine di persone straniere come si fanno il ragù, la pizzaiola o le polpette, il tiramisù e le crostate e, soprattutto, ha insegnato a valorizzare le verdure, che per gli anziani sono salutari ma possono diventare anche gustose. Il tutto facendo la spesa al supermercato e garantendo un pasto completo con soli cinque euro (ma si era ben prima dell’ondata inflattiva del 2022).

Una bella esperienza

A sentire Felicetta è stata proprio una bella esperienza, che ha coinvolto oltre trenta badanti: «Quando si parla e si lavora in cucina, ci si conosce, si scambiano esperienze e si migliora la vita di tutti. Io ho insegnato a queste donne romene, peruviane o albanesi, e anche a un badante maschio – sottolinea divertita -, a preparare un po’ di pietanze italiane, ma ho imparato tante cose da loro, tipo a fare i sarmales, gli involtini di verza. Quando un piatto è buono, si piglia e si fa nostro, anche se viene da altre tradizioni; io ho portato nei nostri incontri la cucina siciliana e toscana, ma anche quella piemontese, avendo vissuto là per un po’ di tempo. E spero di aver insegnato anche a fare la spesa, perché a tavola si può stare molto bene spendendo cifre accessibili».

Insomma, un progetto bello e divertente. Un’esperienza che ha creato rapporti umani che vanno avanti e relazioni di amicizia, nate fra la cuoca e le sue “ragazze”, che sono forti ancora oggi. Felicetta ci tiene a ricordare Lirije, sua fraterna amica albanese, e la giapponese Mako, oggi importante violoncellista, “imbucata” nel corso perché non ha mai svolto il lavoro di badante: «Con loro non ci siamo mai lasciate, perché non c’è cosa più bella che mangiare insieme, e a tavola possono nascere rapporti che durano per sempre».

Evidentemente, il mondo dei nostri soci è fatto da persone mosse da un grande sentimento: quello di impegnarsi per far star meglio le persone.

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