Endometriosi

Cos'è e come si cura. I consigli di Felice Petraglia, professore di ginecologia e ostetricia all’Università di Firenze e direttore del Dipartimento materno-infantile di Careggi

Secondo il Ministero della Salute, nel nostro Paese il 10-15% delle donne in età riproduttiva è colpita da endometriosi, che sembra interessare il 30-50% delle donne con difficoltà a concepire.

Ma è veramente così esteso il problema? «I numeri riportati dal Ministero si riferiscono a studi molto datati e localizzati e andrebbero aggiornati con metodiche più moderne – spiega Felice Petraglia, professore di Ginecologia e ostetricia all’Università di Firenze e direttore del Dipartimento materno-infantile di Careggi -. In ogni caso, sono numeri che hanno messo in rilievo una malattia, l’endometriosi, fino ad oggi sottostimata. Indubbiamente, negli ultimi 20 anni ci sono stati avanzamenti tecnologici che permettono di fare diagnosi più precoci e precise».

Cos’è l’endometriosi?
È una malattia ginecologica benigna che si genera dall’utero. Le cellule dell’endometrio sono quelle che fanno da tappeto all’utero e quando arriva la mestruazione vengono eliminate con il sangue mestruale. Alcune di queste cellule prendono una via a ritroso, non vanno verso la vagina per essere eliminate, ma verso la pelvi percorrendo le tube.

In questo percorso si possono impiantare nelle stesse tube, oppure sull’ovaio (e formano cisti a contenuto liquido color cioccolato) oppure ancora si depositano e formano dei noduli sul peritoneo che riveste gli organi vicini (vescica, uretere, intestino) ma anche distanti (fegato, diaframma e persino polmoni).

In queste sedi fuori dell’utero le cellule si sviluppano e producono fattori infiammatori che ogni mese causano violenti dolori in queste nuove sedi, sempre in coincidenza della mestruazione. Con il tempo alcuni dolori diventano cronici e si avvertono anche al di fuori della mestruazione.

Quali sono i sintomi?
Fra i sintomi più caratteristici figurano: dolore mestruale (dismenorrea da contrazione dell’utero), dolore durante il rapporto sessuale, durante l’evacuazione intestinale e la minzione, dolore di schiena, infertilità.

Da non sottovalutare, i sintomi di accompagnamento: in una variabile percentuale di casi, infatti, le pazienti con endometriosi soffrono di alcuni sintomi collaterali, ma di grande impatto sulla qualità di vita (astenia, cefalea, cistiti ricorrenti, colite irritativa, fibromialgia, vulvodinia, ansia, disturbi sessuali).

Come si arriva a una corretta diagnosi?
Si parte dall’analisi della storia familiare (influenza genetica confermata da madre, sorella o cugina con endometriosi) e dalla storia mestruale nell’adolescenza e in età giovanile (elevata dismenorrea che non risponde ad analgesici o altri farmaci, sanguinamento mestruale abbondante, forte stress fisico o psichico, assenze a scuola o al lavoro, rinunce a sport o vita sociale).

Viene fatta una valutazione di eventuali patologie concomitanti di rilievo (patologie autoimmuni osteoarticolari, intestinali o tiroidee), cui segue l’ecografia vaginale o la risonanza magnetica nucleare.

È vero che l’endometriosi può avere effetti sulla fertilità?
Le pazienti hanno una ridotta fertilità per effetti diretti della malattia. Ad esempio, sull’utero per la minore capacità di impianto dell’embrione e l’iper-contrattilità; sull’ovaio, per la minore produzione di ovociti o per le tube chiuse dall’infiammazione o dalle aderenze.

Quali sono le cure?
La terapia va personalizzata in funzione dell’età, in relazione alla localizzazione della malattia, al desiderio di gravidanza e alla presenza di altre patologie concomitanti. Attualmente gli approcci terapeutici sono due: farmaci (ormonali, analgesici, antinfiammatori) o chirurgia (mininvasiva).

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