Cinque domande sull’amaranto

Ingrediente millenario, scelto anche come cibo degli astronauti

Cos’è?

Dai chicchi ambrati, molto piccoli e interamente commestibili, è definito uno pseudocereale perché ha caratteristiche organolettiche e nutrizionali simili a quelle dei cereali. La famiglia botanica delle amarantacee comprende oltre cinquecento specie di cui circa sessanta coltivate per la produzione di semi commestibili, naturalmente privi di glutine, utilizzati in cucina bolliti, a vapore o tostati, oppure in farina, proprio come si fa con i cereali. Molte specie hanno fiori rossi, per cui la parola ha finito per identificare il colore tra il rosso scarlatto e il cremisi.

Da dove viene?

La sua pianta è originaria dell’America centrale dove era coltivata già dalle civiltà precolombiane. Dopo l’arrivo degli spagnoli, l’amaranto viene sostituito da cereali importati dai coloni. Nell’ultimo secolo, però, le proprietà benefiche di questo alimento sono state evidenziate dagli esperti del settore, facendolo ritornare sulle tavole. I
n Sud America è possibile trovarlo come cibo di strada in forma simile al popcorn, in Perù è utilizzato come il porridge, in Messico ci si realizza il dulce de alegria, tipico del carnevale, preparato con miele, frutta secca, semi di zucca o arachidi.

Dove è coltivato?

Dimenticato per tanti anni, l’amaranto ha subito una sorta di rinascita negli anni ‘60 e oggi è considerato un superfood, e definito come pianta alimentare del futuro: attualmente è coltivato in varie zone del mondo come Perù, Messico, Bolivia, Ecuador e più recentemente anche in Cina e India. Come la quinoa, è stato selezionato per la dieta degli astronauti per il suo alto valore nutritivo e la sua capacità di crescere in condizioni sfavorevoli.
È stato per questo motivo descritto dalla Nasa come un alimento Celss (Controlled Ecologic Life Support System) e viene coltivato nei viaggi nello spazio dal 1985.

Perché fa bene?

È ricco di proteine nobili e, a differenza dei cereali, ha una notevole presenza di lisina, un amminoacido essenziale. Non contenendo glutine, è una buona alternativa per chi soffre di allergie o intolleranze ai cereali convenzionali e, proprio per il suo apporto proteico, è un alimento molto valido per chi segue un’alimentazione vegana.
È ricco di vitamine del gruppo B e di minerali, tra cui manganese, magnesio, fosforo, ferro e selenio. Garantisce un buon apporto di fibre, che garantiscono sazietà e benessere dell’intestino, e ha un basso indice glicemico, il che aiuta a tenere sotto controllo la concentrazione di glucosio nel sangue.

Come consumarlo?

Senza ammollo, e dopo averlo risciacquato bene, si può lessare per 30-40 minuti, rispettando il rapporto di una parte di amaranto per tre parti di acqua.
Una volta cotto, potete consumarlo in fresche insalatone estive, per esempio con feta e pomodorini o unito ad altri cereali come farro, orzo o riso, o preparare delle polpette mescolando l’amaranto con verdure frullate e spezie. Una volta tostato, si può cuocere in brodo o usare per preparare croccanti barrette energetiche, con frutta secca, miele e cacao.
Nella stagione più fresca, è perfetto per arricchire minestroni e zuppe, insieme a legumi e ortaggi freschi.

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