Trenta anni di Libera

L’associazione contro le mafie continua il suo impegno. Parla il fondatore, don Luigi Ciotti

Sono uscite dai radar. Ma sono attivissime e integrate nel tessuto produttivo. Le mafie sono addirittura il quarto “gruppo industriale del Paese”, davanti a Stellantis. Fatturano in tutte le regioni d’Italia – lo dimostrano i beni confiscati quasi ovunque – e svolgono attività in più di 45 Paesi del mondo (Rapporto Europol 2024). Lo aveva previsto don Luigi Ciotti, molti anni fa, quando fondò “Libera. Associazione, nomie e numeri contro le mafie”, che le mafie avrebbero cambiato faccia, ma avrebbero continuato a incidere.

Quest’anno Libera festeggia 30 anni ed è più necessaria che mai. Secondo don Ciotti è proprio il modello economico attuale a favorire l’esistenza delle organizzazioni criminali: «Non riguarda soltanto l’Italia, ma l’intero sistema socio-economico capitalista, che in questi anni ha visto crescere sempre di più le disuguaglianze, mentre diminuivano le regole a tutela di lavoratori e consumatori. Un modello che dalle mafie ha iniziato a prendere esempio, in una corsa spregiudicata al profitto sulla pelle delle persone e dell’ambiente – racconta don Ciotti -. Noi l’abbiamo sempre detto: bene colpire le mafie a livello giudiziario, grazie al lavoro di magistratura e forze di polizia, ma se non bonifichiamo la società, la politica e l’economia anche a livello culturale, non ci libereremo mai del crimine organizzato. O meglio: quel crimine smetterà di sembrarci un problema, perché sovrapponibile a un contesto a sua volta criminale. Una “normalizzazione” che purtroppo vediamo in atto».

Ripartiamo dai giovani

«Le ultime indagini di polizia e magistratura ci hanno svelato, ad esempio, numerose operazioni su recupero Iva, false fatturazioni, bonus in epoca Covid per l’avvio di nuove imprese. Attività legali che sfruttano la collaborazione con alcuni professionisti che consentono alle mafie di riciclare capitali sporchi» aggiunge Francesca Rispoli, co-presidente di Libera. Non c’è quasi più bisogno di compiere delitti e stragi sanguinose, stile anni Novanta, sebbene la violenza sia tutt’altro che bandita. Le mafie di oggi, guidate dalla ‘ndrangheta, regina del narcotraffico con ramificazioni internazionali, si muovono veloci e silenziose.

«Si sono insediate nei gangli dell’economia dei monopoli e del cosiddetto libero mercato», spiega don Ciotti, che però continua a riporre fiducia nel desiderio di legalità che anima i tanti giovani di Libera: «È vero che la democrazia oggi soffre di un calo significativo della partecipazione, a cominciare dal momento cruciale del voto. Ma noi vediamo la faccia opposta della medaglia: tanti giovani che hanno fame di responsabilità e impegno, ragazzi e ragazze consapevoli dei gravi rischi che corre il loro futuro – a livello ambientale, di tenuta delle democrazie, di possibili conflitti globali – e che per questo hanno voglia, anzi proprio bisogno di mettersi in gioco, per evitare che le previsioni peggiori si avverino. Dobbiamo prendere esempio da loro, e non lasciare che questo entusiasmo si spenga. Metterli in condizione di far sentire le loro voci e le loro proposte, anziché etichettarli sbrigativamente come “teppisti”, “fragili”, “svogliati”. In gioco c’è il destino dell’intera società».

Libera Terra

Libera è una rete di associazioni, cooperative, movimenti e gruppi, scuole, sindacati, diocesi e persone fondata nel 1995. Ne fanno parte, fra gli altri, l’Arci, le Acli, Legambiente, la Fuci, il Gruppo Abele, la Cgil. Chiunque può associarsi (soci singoli, associazioni e scuole) attraverso il sito libera.it o contattando un suo presidio territoriale. Quest’anno la manifestazione nazionale della “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”, che si celebra il 21 marzo, si svolgerà a Trapani.

Nel tempo l’associazione ha dato vita a Libera Terra, una rete di 9 cooperative sociali e agricole, più un consorzio, che hanno in gestione circa 1200 ettari di terreni sottratti alle mafie, che vengono coltivati e messi a frutto.

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